È in edicola Armi e Tiro di ottobre

Anteprime su anteprime su Armi e Tiro di ottobre: per gli appassionati di canna liscia, ci sono il nuovo semiauto Remington Versa max, capace di sparare tutte le cartucce calibro 12 con bossolo di 70, 76 e 89 mm, e il sovrapposto Beretta Perennia III calibro 20. Per chi caccia con la canna rigata, abbiamo provato la rivoluzionaria Merkel Rx.Helix calibro 8×57: un po’ bolt-action, un po’straight pull, un po’ take down e molto più di questo

Anteprime su anteprime su Armi e Tiro di ottobre: per gli appassionati di canna liscia, ci sono il nuovo semiauto Remington Versa max, capace di sparare tutte le cartucce calibro 12 con bossolo di 70, 76 e 89 mm, e il sovrapposto Beretta Perennia III calibro 20. Per chi caccia con la canna rigata, abbiamo provato la rivoluzionaria Merkel Rx.Helix calibro 8×57: un po’ bolt-action, un po’straight pull, un po’ take down e molto più di questo. A metà strada tra il mondo della caccia e quello del tiro, la bolt-action Anschütz 1770D Walnut classic meister grade calibro .223 Remington, mentre per i patiti del “botto” siamo andati in Austria a provare il poderoso monocolpo Steyr Hs.460 calibro .460 Steyr. Due pistole semiauto agli antipodi: una prestigiosa Government custom per difesa, la Wilson combat Protector calibro .45 acp, e la scanzonata plinker Grand power K22 calibro .22 lr. La rubrica Libera vendita si occupa della break barrel Cometa Fusion, per gli amanti dell’ex ordinanza abbiamo approfondito l’utilizzo dei nostri Vetterli 70/87 nientemeno che da parte delle truppe dello Zar di tutte le Russie. E poi le nuove ottiche Burris fourX, le cartucce Remington Hypersonic steel (più veloci persino dei limiti Cip!), la celebrazione dei campioni del circuito cacciatori e molto di più. Armi e Tiro è in edicola, cosa aspettate?

Pregiudizio e ignoranza

 

Il ministro del Turismo, Maria Vittoria Brambilla non perde occasione per la sua personalissima crociata radical-chic contro la caccia che fa tanto audience. Purtroppo ha molto più credito e risonanza lei, con i suoi pregiudizi e la sua incultura, che uno studio finalmente più scientifico e obiettivo sul tema. “Gli italiani e la caccia” è stato commissionato dal Cncn (Comitato nazionale Caccia e Natura) e da Face Italia (Federcaccia, Liberacaccia, AnuuMigratoristi, Enalcaccia) all’istituto indipendente Astra ricerche, presieduto dal sociologo Enrico Finzi. Si tratta dell’indagine demoscopica più ampia e profonda tra quelle effettuate nel settore, sia per la grandezza del campione (oltre 2.000 interviste) sia per il numero delle domande. Le precedenti ricerche hanno sempre dato per maggioritari i contrari alla caccia rispetto ai favorevoli, questo studio svela una realtà diversa: la maggioranza degli italiani (55%) non è contraria alla caccia regolamentata e sostenibile. I dati dimostrano che c’è una connessione forte tra la scarsa conoscenza della materia e un’opinione non favorevole alla caccia e ai suoi praticanti: il 45% degli italiani non sa niente o quasi dei limiti alla caccia imposti dalle normative attuali; il 28% ne conosce solo alcuni; non più del 27% risulta ampiamente informato.

«Il Paese è ostilissimo alla caccia “selvaggia”», ha spiegato Finzi, «ma in maggioranza accetta l’attività venatoria normata, responsabile e sostenibile, che però spesso non sa esistere già. In effetti gli “opposti estremismi” dei cacciatori che rigettano ogni vincolo e degli anti-caccia “fondamentalisti” non ottengono il consenso degli italiani, i quali esprimono una posizione moderata e per così dire “centrale” tra i due estremi».

«Chi pratica la caccia non fa solo del male agli animali del pianeta, ma provoca anche grave danno all’ambiente che è di tutti», dicono la Brambilla e Umberto Veronesi, comunque divisi in politica, attraverso la loro associazione “La coscienza degli animali”. Le forzature e gli slogan, non aiutano a pensare, ma formano l’opinione in coloro (tanti) che sono disposti a subirli. La consistenza faunistica in Italia non è certo in decremento, basti pensare allo storno e al cinghiale. E la violenza umana nei confronti della fauna non si esprime certo solo con la caccia.

Stride, in questi giorni, il messaggio televisivo e mediatico del ministro del Turismo con quelli dei vari amministratori sul territorio, per nulla negativi nei confronti dei cacciatori. Secondo l’indagine Astra solo il 47% degli italiani è pregiudizialmente contrario alla caccia, ma bisogna spiegarlo al ministro e alle varie associazioni che vorrebbero cancellare questa storica attività umana che resta moderna per la sua utilità nei confronti della società e dell’ecosistema. Alcune associazioni animaliste, con il Movimento vegetariano No alla caccia, hanno consegnato al Senato, nei giorni scorsi, le prime 14.000 firme relative alla petizione con la quale si richiede la totale abolizione della caccia in Italia, giudicata “pratica barbara e anacronistica”. Le contestaziono sono sempre le solite: uno “sport” per assetati di violenza che produce anche altre vittime. Esistono dati che confutano puntualmente queste asserzioni, “montate” a bella posta.

Brambilla ha tenuto a sollevare ancora una volta la questione dell’articolo 842 del codice civile che consente ai cacciatori di accedere ai fondi privati per cacciare. Dovrebbe sapere, però, che la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato e non del proprietario del fondo e che noi cacciatori entriamo nei fondi perché paghiamo una concessione allo Stato e alla regione per prelevarla. Con questi denari si pagano i danni agli agricoltori, la vigilanza venatoria e i programmi pubblici ambientali. In Europa spesso la fauna appartiene al proprietario del fondo che ne trae beneficio economico ed è motivato a gestire il territorio per farla sviluppare, in Italia il beneficio economico va tutto al pubblico.

Brambilla dovrebbe sapere, anche, che il territorio adibito a parco, nel Paese, sta togliendo giorno dopo giorno spazio alla caccia. Sono senz’altro in calo, i cacciatori, ma non sono poi così pochi: secondo gli ultimi dati del ministero delle Politiche agricole, sarebbero 710 mila in 14 regioni, mentre 200 mila saremmo quelli non iscritti alle associazioni venatorie. Siamo comunque tanti.

E tocca a noi sconfiggere pregiudizio e ignoranza. Tra le nostre fila, ma anche e soprattutto (ahinoi) al governo.