Cosa mettere nel .357 magnum?

Una serie di cartucce calibro .38 moderne e desuete. Da sinistra: .357 magnum, .38 special, .38 S&W, .38 Colt New police, .380 revolver con palla blindata e in piombo, .38 super auto.

Altra diatriba ricorrente: si può sparare il .38 special in un revolver .357? Si rovina qualcosa? E quali altre cartucce sarebbero “compatibili”? Si possono acquistare o è vietato?

Nonostante si tratti delle armi corte a ripetizione concettualmente più antiche, i revolver sopravvivono alla grande al trascorrere del tempo e si dimostrano una scelta ancora oggi preferita da tanti, sia per il tiro ludico in poligono, sia per la difesa personale e abitativa. E tra i revolver, quelli camerati in .357 magnum sono probabilmente tra i più diffusi, sia perché obiettivamente prodotti da molte aziende e in tantissime configurazioni, sia perché il tamburo in .357 magnum consente una buona versatilità, visto che non preclude affatto l’impiego di cartucce differenti, come per esempio il .38 special. Sparare il .38 special in un’arma nata per il .357 magnum è, in effetti, una prassi che possiamo definire elementare, nel senso che è data per scontata e praticata da tantissimi appassionati. A molti di coloro i quali possiedono un revolver in .357 magnum, però, presto o tardi è scaturita la fatidica domanda: “ma a forza di sparare .38 special, non è che alla fine rovino qualcosa?”. Ci sono poi altri, invece, che sono ancora più creativi e, invece del .38 special, si domandano (e ci chiedono…) se sia possibile utilizzare altri calibri, ritenuti magari ulteriormente più docili, come il .38 Smith & Wesson, o semplicemente perché disponibili come “fondo di magazzino” in qualche vecchia armeria, come il .380 revolver e così via. Cerchiamo, con semplicità e per quanto possibile chiarezza, di affrontare a tutto tondo questo argomento.

La domanda principale che si pongono gli appassionati, come anticipato nella nostra premessa, è se il revolver “si rovini” sparando continuativamente e massicciamente il .38 special. Innanzi tutto occorre ricordare che il .357 magnum deriva direttamente dal .38 special, mediante allungamento del bossolo di 2,5 millimetri, per evitare che una cartuccia così potente potesse essere camerata accidentalmente in armi nate per il calibro più antico e tranquillo e, per di più, magari di vecchia costruzione e non particolarmente robuste. In secondo luogo occorre ricordare che esistono revolver calibro .357 magnum che sono stati proprio concepiti per sparare prevalentemente il .38 special e il .357 solo saltuariamente, l’esempio più eclatante in questo senso è il revolver Smith & Wesson modello 19 su telaio “K”: quest’arma, concepita per l’uso di polizia, risultava molto più leggera, snella e maneggevole rispetto al massiccio revolver Smith & Wesson 27 (su telaio “N”), ma per garantirne la massima efficienza e durata nel tempo si prevedeva di impiegarla con cartucce .38 special in allenamento, riservando le .357 al servizio attivo. Al di là di questi aspetti, è un fatto che oggi come oggi sia i propellenti, sia soprattutto gli inneschi non sono più del tipo corrosivo e il .38 special ha pressioni di esercizio talmente basse da non essere in grado di determinare una erosione del tratto delle camere di scoppio che normalmente è occupato dalla bocca del bossolo .357 magnum. Sparando molti colpi di seguito in .38 special è possibile, sì, che l’accumulo di residui di sparo nelle camere possa rendere in alcuni casi limite difficoltoso camerare poi successivamente le cartucce in .357 magnum, ma questo problema si risolve normalmente dando una bella scovolata alle camere, se necessario con l’ausilio degli opportuni solventi. Vogliamo dire 15 minuti di lavoro? Ecco, questo è quanto.

Al di là dei timori “tecnici” (infondati, come abbiamo appena spiegato), talvolta capita che alcuni appassionati ci riferiscano del fatto che è la loro questura o commissariato o stazione carabinieri che non consente l’acquisto di munizioni in .38 special a persone in possesso di revolver solo in .357 magnum, asserendo che non è possibile acquistare cartucce di calibri per i quali non si posseggono armi. Ebbene, su questo argomento le questure, commisariati o stazioni carabinieri hanno perfettamente… torto. Al di là del fatto che molto semplicemente basterebbe acquistare le cartucce direttamente in poligono e consumarle sul momento, non esiste alcuna disposizione di legge, comunque, che impedisca a un cittadino in possesso di un titolo valido per l’acquisto, di acquistare munizioni in calibri per i quali non ha in denuncia alcuna arma. Al di là del fatto che ciò che non è vietato è consentito, gioca a ulteriore evidenza di ciò il fatto che per le armi da caccia e per le armi sportive, la legge consente il comodato delle armi, e che se il comodato si esaurisce entro le 72 ore, chi riceve l’arma in comodato non è tenuto a effettuarne la denuncia. L’acquisto delle cartucce (con relativa denuncia, se non si prevede di consumarle entro le 72 ore dall’acquisto), può quindi anche servire in previsione di un comodato di una specifica arma da parte di un amico, per esempio. Sta di fatto comunque che NON è vietato e che se un funzionario di Ps sostiene il contrario… dovrà essere così gentile da fornire gli opportuni riscontri di legge.

Capita talvolta che alcuni appassionati siano ancora più “creativi”, disdegnando il “semplice” .38 special per orientarsi su calibri ancora più esotici da utilizzare in alternativa al .357 magnum, come per esempio il .38 Smith & Wesson, che apparentemente è un calibro .38 banalmente con il bossolo ancora più corto. Al di là del fatto che la reperibilità in commercio di calibri come il .38 S&W è sicuramente più complessa rispetto al .38 special (e più costosa, normalmente), c’è anche il fatto però che i “creativi” in questione potrebbero scoprire, con amara sorpresa, che il .38 S&W non è solo ben più corto del .38 special, ma anche un po’ più largo. In particolare secondo le norme Cip la larghezza massima al fondello, al di sopra del rim, del .38 special è di 9,63 mm, mentre per il .38 S&W è ammesso fino a un massimo di 9,82 mmm (quasi due decimi in più). Stesse misure anche per il .38 Colt New police. Quindi, in molti tamburi questi due calibri non entrano o entrano con molto sforzo. Sarebbe invece possibile, a trovarli, utilizzare i calibri .38 Short Colt o .38 long Colt. Con il vecchio .380 revolver, cartuccia europea sorta all’alba delle armi a retrocarica, la differenza è più contenuta visto che il diametro massimo ammesso dalla Cip è di 9,70 mm, il che il più delle volte consente l’inserimento nelle camere dei revolver in .38 special o .357 magnum. Le pressioni di esercizio sono, ovviamente, molto più basse, quindi da quel punto di vista il rischio è meno di zero.

C’è qualcuno che nel tempo è stato ancora più creativo, cercando di utilizzare nei revolver .357 magnum nientemeno che il .38 super auto per pistola semiautomatica. In quel caso il diametro del fondello è di 9,75 mm, possono verificarsi problemi di inserimento come anche no. Il fondello semirimmed è idoneo a trattenere correttamente il bossolo nella camera di scoppio fornendo il corretto headspace e la pressione del .38 super auto è comunque ampiamente inferiore rispetto a quella del .357 magnum (2.300 bar contro 3.000). Anche in questo caso, comunque, è ben difficile che vi sia una convenienza economica rispetto al .38 special…