Confavi annuncia la guerra delle tessere

In attesa del pronunciamento del consiglio di Stato che dovrà decidere per il riconoscimento della Confavi quale associazione venatoria nazionale (osteggiato in giudizio da Federcaccia, Arcicaccia e Italcaccia), Confavi passa al contrattacco e annuncia l’avvio del tesseramento (www.confavi.it/tesseramento.asp). “Quando abbiamo fatto nascere Confavi”, spiega il presidente Maria Cristina Caretta “abbiamo scelto consapevolmente di non fare il tesseramento diretto e questo per rispetto nei confront

In attesa del pronunciamento del consiglio di Stato che dovrà decidere per il riconoscimento della Confavi quale associazione venatoria nazionale (osteggiato in giudizio da Federcaccia, Arcicaccia e Italcaccia), Confavi passa al contrattacco e annuncia l’avvio del tesseramento (www.confavi.it/tesseramento.asp).

“Quando abbiamo fatto nascere Confavi”, spiega il presidente Maria Cristina Caretta, “abbiamo scelto consapevolmente di non fare il tesseramento diretto e questo per rispetto nei confronti di tutte le associazioni venatorie italiane. Il nostro vero obiettivo era, e rimane, quello di unire tutti i cacciatori italiani e difendere la Cultura rurale”. Invece “le associazioni nemiche dell’unità del mondo venatorio italiano pensano che, impedendo a Confavi di beneficiare del finanziamento pubblico, potranno continuare a spartirsi indisturbate l’addizionale di 5,16 euro che hanno chiesto ai politici di inserire nella famigerata 157/92 per la quale sono stati svenduti i diritti e la dignità dei cacciatori italiani”.

Sul riconoscimento, scrive ancora Caretta “la prima battaglia è stata vinta dalla Confavi, che ha riscosso un inequivocabile pronunciamento dei giudici del Tar del Lazio che hanno sancito, entrando dettagliatamente nel merito del contenzioso, la piena legittimità del decreto interministeriale n° 20362 dell’8 febbraio 2006 emesso dopo che ben due ministeri avevano verificato il pieno possesso, da parte della Confavi, dei requisiti stabiliti dalla legge. La seconda battaglia, per motivi che per il momento non possiamo rendere pubblici, ha visto alcuni giudici del consiglio di Stato smentire i propri colleghi del Tar del Lazio e dare torto a Confavi Il contenzioso è ancora lungo e si arricchirà di colpi di scena contrastanti, prima di veder sancita l’inevitabile vittoria finale della Confavi”.

“Confavi, dalla sua nascita, non ha mai ricevuto un solo euro di finanziamento pubblico e ha imparato a vivere con le proprie energie, senza avere bisogno di nessuno se non dei cacciatori che credono in Lei e nei suoi progetti. Unire le associazioni venatorie italiane si è rivelato impossibile? Ci basterà unire i cacciatori italiani! Le associazioni venatorie riconosciute per legge vogliono far morire Confavi dichiarandole guerra? Che guerra sia! Da quest’anno Confavi avrà meno rispetto per queste associazioni e comincerà a fare il tesseramento diretto, invitando tutti i cacciatori italiani ad unirsi sotto un’unica bandiera”. Caretta ha infine ricordato le attività che hanno visto l’associazione protagonista attiva e proattiva: “mentre qualche dirigente venatorio usa i soldi dei propri associati e quelli del finanziamento pubblico per pagarsi stipendi dorati e rimborsi spese faraonici, noi usiamo i soldi dei nostri associati per comprare striscioni e bandiere, per pagare avvocati in difesa dei diritti di tutti i cacciatori, per promuovere iniziative in difesa della nostra Cultura rurale”

Non si è fatta attendere la prima risposta, da parte dell’Associazione nazionale Libera caccia (Anlc), peraltro spesso alleata di Confavi: “Ancora una volta, con una arroganza intollerabile, e in maniera assai grossolana, la Confavi tenta pateticamente di impartirci lezioni di politica venatoria che non accettiamo in alcun modo. E ancora una volta, smarrita in un delirio di immotivata onnipotenza, la “piccola” associazione alza la voce menando alla cieca i fendenti di uno spadone che farebbe bene a riporre nel fodero una volta per tutte. I nostri cinquanta anni di storia, di coerenza e di lotte sindacali, condotte senza padroni politici ci autorizzano a denunciare a tutti i cacciatori, soprattutto a quelli iscritti alla Confavi, l’estrema pericolosità di un gioco al massacro che viene condotto per un miserabile pugno di tessere in più. La Libera Caccia continua a ritenere che solo attraverso una vera unità del mondo venatorio, senza assurde primogeniture e sconsiderate fughe in avanti, si possano affrontare i giorni durissimi che ci attendono ed è per questo che torna a chiedere uno sforzo concreto a tutti i rappresentanti dell’associazionismo venatorio, evitando proclami e una propaganda sterile e pericolosa”.