Boom di cervi in Sardegna

I Riformatori sardi hanno presentato un’interrogazione all’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Oppi, chiedendo di avviare le procedure per la caccia selettiva ai cervi e un intervento urgente per disporre il trasferimento dei capi in esubero in zone della Sardegna dove il cervo sardo era storicamente presente ma dalle quali è scomparso

I Riformatori sardi hanno presentato un’interrogazione all’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Oppi, chiedendo di avviare le procedure per la caccia selettiva ai cervi e un intervento urgente per disporre il trasferimento dei capi in esubero in zone della Sardegna dove il cervo sardo era storicamente presente ma dalle quali è scomparso. La popolazione dei cervi in Sardegna è aumentata in modo rilevante negli ultimi vent’anni, passando dai circa 700 esemplari del 1988 ai 7.500 di oggi, ricordano i Riformatori. I veterinari dell’Ente foreste da tempo denunciano il pericolo di un eccessivo aumento, fenomeno che interessa soprattutto Castiadas, Arburese-Montevecchio e la zona di Pula. Quanto alla caccia selettiva, un accordo della Regione con le associazioni venatorie, previa partecipazione ad appositi corsi di preparazione, permetterebbe – secondo i Riformatori -“di affrontare con efficacia un problema che comporta oneri molto elevati per la Regione ed è destinato a diventare esplosivo”. Gli introiti potrebbero essere utilizzati per migliorare i servizi resi dall’Ente foreste della Sardegna. I Riformatori segnalano che un eccesso di cervi può portare a danni alle colture, con continue richieste di risarcimenti alla Regione, titolare della proprietà degli animali selvatici responsabili. A questi si aggiungono eventuali pericoli per la circolazione stradale e rischi legati alla stessa salute degli animali. L’eccessivo aumento della popolazione è dovuto essenzialmente dall’assenza di antagonisti naturali. “Quando si arriverà al punto limite si determinerà inevitabilmente l’insorgere di sieropositività (blue tongue) o di malattie (rickettsia e salmonella), che finiranno col ridurre drasticamente il numero dei capi”, sostengono i Riformatori. “Con in più la probabilità che il contagio si estenda ad altre specie (come già riscontrato in passato), ciò che comporta rischi concreti anche per la salute degli esseri umani”.