Berettona fuori servizio, caricatori… ci salveranno?

Alfano “raccomanda” agli operatori di ps di portare la pistola fuori servizio e il Dipartimento della pubblica sicurezza promuove il “monitoraggio” delle esigenze di caricatori di scorta. La realtà è che si chiede ai nostri tutori della legge di proteggerci con materiali inadatti, addestramento insufficiente e procedure antidiluviane

L’emergenza terrorismo in Italia ha provocato la pronta risposta del ministro Alfano che, come è noto, qualche settimana fa ha istruito questori e prefetti di “raccomandare” agli operatori di ps di portare la propria arma d’ordinanza anche fuori servizio. Alcuni giorni dopo, come segnalato dalle organizzazioni sindacali di polizia, il Dipartimento della Pubblica sicurezza, Direzione centrale affari generali ha diramato una circolare che “avvia un monitoraggio delle esigenze dei singoli uffici volto a verificare la possibilità della successiva assegnazione del secondo caricatore, come dotazione di reparto con assegnazione individuale, al personale in servizio presso uffici e reparti che, per la peculiarità del servizio svolto, si trovi esposto a maggior rischio".

La domanda da porsi ora è: bastano, queste misure, per consentire agli operatori di contrastare una eventuale minaccia terroristica del tipo palesatosi in Francia o Germania? O sono solo misure di facciata, utili per far sì che i vertici si “parino il posteriore”, dando l’impressione di far qualcosa mentre invece non fanno nulla? Insomma: sono cose utili o siamo di fronte a una colossale “ammuina”? La risposta, purtroppo, sembra essere la seconda! Vediamo perché.

La pistola d’ordinanza: l’articolo 73 del regolamento di esecuzione al Tulps dà facoltà agli agenti di ps di portare senza licenza le armi d’ordinanza a loro assegnate, anche fuori servizio. Quindi la raccomandazione del ministro Alfano è perfettamente logica e sensata. Però… Però attualmente l’arma d’ordinanza è la Beretta 92, eccellente per il porto in fondina esterna, decisamente ingombrante per il porto occulto, specialmente in abiti estivi. Quindi, l’alternativa è lasciarla a casa, oppure portarla addosso rassegnandosi all’idea che le persone si accorgano della sua presenza. Jihadisti compresi! La soluzione potrebbe essere quella di consentire agli agenti di ps di ottenere il porto di pistola per difesa personale (come, tra l’altro, è già consentito agli ufficiali delle forze armate), e portare quindi addosso fuori servizio un’arma acquistata personalmente, più pratica e occultabile di quella d’ordinanza. Peccato che le prefetture, ormai da anni, salvo pochissime eccezioni non rilascino affatto tale autorizzazione agli agenti! Quindi, niente. Si aggiunga, tra l’altro, che agli ufficiali di ps, invece, è addirittura consentito il porto di un’arma di propria scelta senza alcuna autorizzazione, solo in forza della propria qualifica. Come anche a magistrati, prefetti, viceprefetti eccetera. Perché, quindi, tante difficoltà per gli appartenenti alle forze dell’ordine? Di cosa si ha paura? È possibile che lo Stato non si fidi dei propri servitori a tal punto?

Il caricatore di scorta: fino a oggi, di norma agli agenti di ps è consegnata la pistola con un solo caricatore con 15 cartucce. Possono sembrare tante, ma in realtà non lo sono, specialmente se si deve fronteggiare una minaccia pesantamente armata (e non serve pensare ai terroristi, una “comunissima” banda di rapinatori di furgoni porta valori oggi è equipaggiata come un reparto speciale dell’esercito). Per questo motivo, gli operatori in servizio di presidio del territorio (come le volanti) sono spesso (non sempre) stati autorizzati al porto di un secondo caricatore con altre 15 cartucce, considerati “dotazione di reparto in assegnazione individuale”. In funzione di questa classificazione, talvolta agli operatori è consentito portare il caricatore di scorta a casa, talvolta invece lo deve restituire quando smonta da ogni servizio, perché sia dato ai colleghi subentranti! Meglio del testimone di una staffetta. E in questo, che cosa ha innovato la circolare del Dipartimento della pubblica sicurezza? Assolutamente nulla: la dotazione del caricatore di scorta non è in alcun modo generalizzata, ma sarà assegnata solo al personale esposto a “maggior rischio”. Che è una contraddizione rispetto al presupposto precedente: da un lato si invita ciascun operatore a presidiare il territorio anche quando è fuori servizio; dall’altra, però, non si riconosce a questa funzione un accresciuto rischio e, quindi, la dotazione aggiuntiva te la puoi anche scordare. Complimenti! Tra l’altro ci risulta che alcune amministrazioni, quando acquistano le pistole dalla Beretta, per contenere i costi se le facciano consegnare senza caricatore di ricambio, a ulteriore conferma di quale sia la mentalità dominante. In particolare il Consap ha sollecitato già dal novembre scorso l'assegnazione di un secondo caricatore a tutti i poliziotti in servizio, sottolineando come "Le poche unità delle quali sono composte le Uopi (Unità operative di primo intervento)  rendono altamente probabile che la prima risposta ad un attacco sia affidata alla reazione armata del personale, in servizio o libero dal servizio, che però allo stato attuale può sparare appena 15 colpi contro armi automatiche da guerra in grado di sparare 600 colpi al minuto". 

Addestramento e procedure: il vero punto dolente, però, è quello dell’addestramento e delle procedure operative. In molti casi, gli operatori non arrivano a sparare 50 colpi all’anno con la pistola d’ordinanza, mentre con il mitra Pm12 ci è stato riferito che vi sono operatori digiuni di qualsivoglia esercitazione ormai anche da dieci anni. Le esercitazioni poi, si badi bene, prevedono solo ed esclusivamente il tiro contro bersagli statici. La realtà, purtroppo, è un po’ diversa: gli eventuali “bersagli” (cioè malviventi e terroristi) non ne vogliono sapere di stare fermi e, per di più, agli operatori di ps è spesso richiesto di intervenire in un contesto urbano fortemente “inquinato” da normali cittadini, che hanno il solo torto di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le procedure operative prevedono poi, in molti casi, che la pistola d’ordinanza sia portata senza colpo in canna, vanificando così in modo totale la dotazione di un’arma con scatto in doppia azione. Vogliamo parlare delle munizioni? In altri Paesi europei (come la Germania), si è compiuto un lungo lavoro di ricerca al fine di dotare il personale di proiettili a espansione controllata, in grado di frantumarsi (o comunque non rimbalzare) all’impatto contro superfici dure, e di garantire la massima efficacia terminale contro i bersagli biologici e/o le gomme degli autoveicoli. In Italia, guai a parlare di qualsiasi cosa di diverso dal 9 mm parabellum Nato con palla blindata. Eresia.

Risultato: il ministro Alfano chiede ai “normali” operatori di ps di vigilare sulla sicurezza dei cittadini, senza adeguato addestramento, senza adeguate dotazioni, con munizionamento inadatto all’impiego urbano densamente abitato e procedure operative dell’anteguerra. Che dire? Speriamo che Allah ce la mandi buona!