Armi e Tiro di dicembre

Dicembre, tempo di strenne natalizie e, come ogni anno, Armi e Tiro consiglia gli accessori o le curiosità più sfiziose per gli appassionati, da mettere sotto l’albero per regalarsi un Natale armiero

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Questo mese, Armi e Tiro sarà in edicola “a panino” con il catalogo Big hunter!

 

Dicembre, tempo di strenne natalizie e, come ogni anno, Armi e Tiro consiglia gli accessori o le curiosità più sfiziose per gli appassionati, da mettere sotto l’albero per regalarsi un Natale armiero. L’attualità non può che essere monopolizzata dal recente decreto legislativo di attuazione della direttiva comunitaria 2008/51/Ce: articolo per articolo, cosa cambia per i tiratori, gli armieri, i professionisti del settore. Tra le prove, svetta il colossale speciale dedicato alle pistole polimeriche calibro 9×21: dieci best seller a confronto per evidenziare pregi, qualità, difetti, peculiarità. Sempre per gli appassionati di armi corte, una Government di marca attesa da molti, la Remington 1911R1 calibro .45 acp. decisamente venatorio, invece, il fucile Winchester Sx3 calibro 20: leggero e maneggevole, ma veloce come il fratello calibro 12. È l’attuale record in fatto di calibro la carabina semiautomatica Benelli R1, camerata infatti per il poderoso .338 Winchester magnum. Sempre in .338, ma Lapua magnum, la bolt-action per le distanze estreme Remington 40 Xs-Mlr, che abbiamo provato da 100 a 750 metri. Più disimpegnata, ma di qualità, la carabina plinker Smith & Wesson M&P15-22 calibro .22 lr. La rubrica libera vendita si occupa di una vera campionessa della C10, la  nuovissima Anschütz 9003 Premium S2 Precise calibro 4,5 mm. Per gli appassionati di armi classiche, una panoramica completa di tutte le varianti della rara Beretta 949 olimpionica. E poi la ricarica del .38 super auto, la premiazione dei circuiti Armi e Tiro, le ottiche Docter e Optisan, il profilo d’azienda Franchi armi e molto, molto di più. Buon Natale con Armi e Tiro!

Accade solo in Italia?

 

Per un caso della sorte assolutamente immeritato mi trovo a caccia per lavoro in Svezia. Guardando l’Italia da quassù mi sorprendo anch’io (come certi colleghi inviati della stampa che “conta”) di come il Paese continui a essere vissuto romanticamente dagli stranieri. Nonostante i crolli di Pompei, l’immondizia senza padrone di Napoli, un governo che traballa sempre più, quel “farfallone” del presidente del consiglio. Dal mio particolarissimo angolo di visuale dico anche nonostante quella scriteriata della ministra del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Giuro, cercherò di non scriverne più, però una domanda devo pur farvela: dove succede che una ministra del governo, sfiduciata da 92 senatori del suo partito (c’è persino Giuseppe Pisanu) su un totale di 134, contraddetta pesantemente dal ministro – competente di nome e di fatto – delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, si permetta ancora di blaterare a vanvera sull’argomento caccia? In un Paese normale avrebbe dovuto quanto meno dimettersi e sparire. Invece no: continua a sperperare denaro dei contribuenti per la sua personalissima campagna elettorale-ambientalista. Peggio del peggiore Alfonso Pecoraro Scanio. Il pensiero liberale a cui si ispira il presidente del consiglio sembra andato a farsi friggere, se lui stesso si è permesso di appoggiare la Brambilla: «Un grande Paese deve rappresentare un esempio anche in queste battaglie, che sono condivise dalla maggior parte degli italiani», ha detto Berlusconi, assicurando il pieno sostegno alla ministra che «in accordo con la presidenza del consiglio, si è resa interprete di queste esigenze e opera con efficacia per la loro tutela». Questo anche se le sparate della ministra non fanno parte del programma del governo. C’è un sondaggio di troppo, quello dell’Ipsos, che ha raccontato balle sul Paese, come quella che l’80% dei cittadini sarebbe contrario alla caccia. Non vorrei che Berlusconi si affidasse troppo a Nando Pagnoncelli (presidente di Ipsos) perché qui ha toppato (e non è la prima volta!). La Brambilla, noncurante, va avanti. E non importa se il suo progetto “La coscienza degli animali”, teso all’abolizione della caccia, è stato smascherato per certe adesioni in odore di “gonfiamento” informatico. «Io do voce alla maggioranza degli italiani che, come me, amano gli animali e vogliono vederli tutelati e rispettati», continua a dichiarare. «La lobby dei cacciatori è molto forte, ma ora quel muro granitico che hanno eretto ha iniziato a sgretolarsi: e lo si evince da come mi attaccano». Semplicemente, i cacciatori sono diventati più forti nella comunicazione e hanno deciso di non stare più a guardare.

Anche Galan ha finalmente risposto per le rime: «Premetto che non è possibile subire l’egemonia culturale, per esempio, di chi si schiera su posizioni estreme anche a difesa di specie animali che creano seri problemi ambientali, senza alcun rispetto delle specie autoctone e della biodiversità, da difendere soprattutto conservando gli ambienti. È ben noto che la caccia è un’attività praticata ovunque nel mondo, e se c’è chi vuole vietarla nel nostro Paese, ciò significa che c’è chi sta dalla parte dei cacciatori, ma solo di quelli che possono permettersi costosi viaggi all’estero alla ricerca di riserve e di privilegi venatori che il cacciatore normale non può concedersi. Ma le ripetute campagne anticaccia contribuiscono a danneggiare uno storico settore della nostra economia, dato che in Italia esiste da secoli una qualificatissima industria per la caccia, intorno a cui ruota da sempre un sistema produttivo tutt’altro che secondario e dove ci sono molte eccellenze del made in Italy. Insomma, avverto come terribilmente noioso il cercare di spiegare che il vero cacciatore è persona che ama e difende la natura, il territorio, l’ambiente, nel senso più corretto del termine. Purtroppo è vero, invece, che tra amnesie, infrazioni, ricorsi, sentenze, deroghe e quant’altro, il mondo della caccia è assediato da un clima irrespirabile, fatto di assurdità e prepotenze di vario genere. È indispensabile definire al più presto nuove regole, mediante una revisione della legge 157, regole che siano condivise dalle Regioni e dall’Unione europea, dato che è proprio in sede comunitaria che andrebbe aperto un tavolo per ridiscutere l’intero sistema della caccia».

Franco Orsi, il senatore che vuole pensionare la 157, sembra rinfrancato, speriamo non perché sente anche lui l’avvicinarsi delle elezioni. Con la Brambilla, comunque, è andato giù pesante. Le associazioni venatorie, invece, hanno proposto chi moderazione chi concertazione, secondo un copione già scritto. Qualcuno, e io sono tra quelli, invoca sempre il rispetto: i cacciatori possono e devono sedersi in più tavoli, a patto che se ne riconosca l’insostituibile ruolo sociale, economico e ambientale, che si dichiari di volerli difendere da attacchi pretestuosi e ingiustificati.

Che si smetta, una buona volta, di considerare la caccia un problema e si cominci, invece, a trattarla come una risorsa e un’opportunità per la collettività. Quale è da sempre.