Arcicaccia Veneto: “il piano faunistico regionale è pretenzioso”

Arcicaccia Veneto ha diramato un comunicato nel quale avanza alcune osservazioni sul piano faunistico venatorio regionale: “Capiamo l’ambizioso ruolo che il Pfv si è dato nella gestione della caccia, soprattutto nel rapporto con l’ambiente e l’agricoltura, ma riteniamo, vista la situazione veneta, che quanto proposto rischi di diventare, perché troppo pretenzioso, un danno per la flora e la fauna e ne determini l’ingovernabilità

Arcicaccia Veneto ha diramato un comunicato nel quale avanza alcune osservazioni sul piano faunistico venatorio regionale: “Capiamo l’ambizioso ruolo che il Pfv si è dato nella gestione della caccia, soprattutto nel rapporto con l’ambiente e l’agricoltura, ma riteniamo, vista la situazione veneta, che quanto proposto rischi di diventare, perché troppo pretenzioso, un danno per la flora e la fauna e ne determini l’ingovernabilità. Per questa ragione le nostre osservazioni si sono concentrate nei punti più salienti, quindi: sul ribadire gestione sociale e partecipata della caccia e la collaborazione con il mondo agricolo senza gravare con i danni sulle spalle dei cacciatori; il nostro concetto di democrazia e il ruolo della rappresentanza negli Ambiti Territoriali e nei Comprensori Alpini come previsto dalla legge 157/1992; la possibilità di consentire, nonostante la scelta di caccia (A, B o C), la pratica piena delle proprie tradizioni locali; la gestione delle zone vallivo lagunari considerandone la caratteristica di zona di particolare pregio simile alla zona alpi; messa in discussione del regolamento della caccia nelle canalette considerando chi la pratica da “specialista”; la limitazione del potere di costrizione della pratica della caccia delle Aziende Faunistico Venatorie nei confronti delle aree limitrofe e una maggiore regolamentazione delle Aziende Agri-Turistico Venatorie a vantaggio di una caccia povera e non da ricchi; un ricalcolo della densità venatoria che valuti la dimensione anche di quelle province (Vicenza) che hanno un gran numero di cacciatori nei propri Atc e Ca;un ragionamento diverso sui valichi montani interessati dalle rotte migratorie, senza che questo comporti divieto di caccia in aree dove non ha senso; un intervento sulla sostenibilità finanziaria, come sui permessi d’ospite che non gravi sulle tasche dei cacciatori in un periodo di pesante crisi.

Stiamo cercando, assieme alle altre associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, di inviare un testo condiviso e mediato per dare un segnale di unità su molti punti che ci uniscono, ma abbiamo comunque ritenuto opportuno mandare il nostro punto di vista di come e cosa intendiamo per gestione della caccia in veneto visto che questo lavoro si sta rallentando non per colpa nostra. Oltre all’ufficio competente a ricevere le osservazioni al Pfv, in base a quanto previsto dalle disposizioni pubblicate sul Bur n.75 del 30 agosto 2013, invieremo il nostro documento anche a tutti i Capigruppo al Consiglio Regionale del Veneto in modo tale che nella discussione che dovranno fare sulla legge che approva il Piano faunistico venatorio, possano avere un punto di vista sulle cose che non vanno nella gestione della caccia in base a quanto approvato dalla Giunta. Senza populismi venatori ottemperati da qualche associazione regionale, con questo nostro modo di agire, intendiamo dare il senso di quello che crediamo sia il lavoro da fare per garantire l’interesse dei cacciatori”.