5,56×45 nel .223 Remington: sì o no?

Si può sparare un 5,56 mm “militare” in una carabina civile in .223 Remington? E il contrario? Cosa rischiano gli appassionati più “distratti”?

Tiene banco periodicamente sui social una diatriba ormai annosa, che ripropone sempre uguale a se stessa la fatidica domanda: il 5,56×45 mm Nato è uguale o solo simile al .223 Remington? E in caso fossero differenti, è rischioso sparare munizioni di un calibro in un’arma nata per l’altro calibro? Purtroppo molto del materiale disponibile oggi in Rete, ben lungi dal contribuire alla chiarificazione delle opinioni, concorre invece se possibile a confondere ancora di più le idee. Noi per parte nostra cercheremo di semplificare al massimo il ragionamento, proprio per evitare fraintendimenti e incomprensioni.

Esiste innanzi tutto un equivoco di base che potremmo definire terminologico, tra ciò che veramente è il 5,56×45 mm Nato e ciò che è veramente il .223 Remington. Cominciamo dal fondo: il .223 Remington è un calibro commerciale che, in quanto tale, viene prodotto secondo standard tecnici che possono essere Saami (Sportig arms and ammunition manufacturers insititute, lo standard statunitense) oppure Cip (Commissione internazionale permanente per la prova delle armi da fuoco portatili, lo standard europeo). Il 5,56×45 mm Nato è uno specifico allestimento di uno specifico calibro, che è stato omologato dall’Alleanza atlantica. Questo allestimento, denominato SS109 in Europa e M855 negli Stati Uniti, prevede una palla blindata del peso di 62 grani, con base leggermente rastremata, con un nocciolo anteriore in acciaio temperato e un nucleo posteriore in piombo. Questa è l’unica cartuccia qualificata “Nato” in calibro 5,56×45 mm. Poi esiste un’altra cartuccia militare calibro 5,56×45 mm, che è la M193, cioè la cartuccia utilizzata dagli americani sulle prime versioni dell’M16, che risulta ancora limitatamente in uso in alcuni Paesi: questa prevede una palla blindata con coda rastremata, del peso di 55 grani, con nucleo interamente in piombo. Questa cartuccia è sicuramente militare, sicuramente indicata nei nomenclatori tecnici della Nato, ma non è il 5,56×45 mm “Nato”. Il problema è che alcune aziende, soprattutto americane ma non solo, producono per il mercato commerciale munizioni tipo M193 utilizzando magari anche bossoli a specifica Nato (quindi per intenderci quelli con la crocetta nel cerchio sul fondello, tipica in questo senso una parte della produzione Federal degli ultimi anni, con bossoli militari dell’arsenale di Lake cities), che sulle confezioni vengono definiti “5,56×45 mm Nato”, mentre in realtà sono “ibridi”. Qualsiasi cartuccia che non abbia le caratteristiche della SS109 o della M855, non è una “vera” 5,56×45 mm Nato.

A scatenare le angosce degli appassionati c’è innanzi tutto il dato numerico, secondo il quale tra il .223 Remington commerciale e il 5,56×45 mm Nato militare ci sarebbe una sensibile differenza nei limiti pressori di esercizio, con un cospicuo vantaggio a favore del calibro militare. Di più, addirittura esisterebbe una differenza non trascurabile tra le pressioni massime di esercizio del .223 Remington secondo le specifiche Saami oppure Cip. È abbastanza inutile fornire in questa nostra disamina i numeri al centesimo, nella misura in cui di questi numeri… non ve ne fareste proprio un bel niente. Tra i sistemi Cip, Saami e Nato, infatti, non cambia soltanto il valore dei limiti pressori ammessi, ma anche i sistemi in base ai quali essi vengono misurati. Ne consegue che le grandezze sono semplicemente… non confrontabili. Tanto per farvi capire, nella canna manometrica a norma Nato (cosiddetta Epvat, dal nome delle variabili che è in grado di rilevare, cioè Energy, pressure, velocity and action time) il trasduttore è posto in corrispondenza della bocca del bossolo, nella canna manometrica a norma Cip il trasduttore è posto al centro del bossolo e comunica direttamente con la camera attraverso un foro praticato nella parete del bossolo, mentre nella canna manometrica a norma Saami il trasduttore è posto sempre al centro del bossolo, ma senza che per quest’ultimo sia previsto alcun foro. In compenso, poiché il trasduttore a norma Saami agisce in funzione della dilatazione che subisce la parete del bossolo, per avere una indicazione veritiera e affidabile del valore pressorio occorre che il trasduttore medesimo sia “tarato” su uno specifico tipo di lega del bossolo. Se si usa un’altra lega, occorre una nuova taratura del trasduttore, altrimenti i dati saranno falsati.

Ciascun sistema (Nato, Cip, Saami) non prevede soltanto i propri specifici limiti pressori, misurati con uno specifico sistema, ma anche propri limiti dimensionali massimi del bossolo, minimi della camera di cartuccia e delle altre quote significative dell’anima della canna. Uno di questi elementi significativi, che differisce sensibilmente tra le canne realizzate per il mercato civile a norma Cip o Saami e quelle realizzate secondo la specifica militare Nato, è la lunghezza del tratto “libero” tra il bordo del colletto del bossolo e l’inizio della rigatura, il suo diametro, la sua eventuale rastrematura e anche l’angolo con il quale cominciano le rigature. Nelle canne a norma Nato, la lunghezza del tratto libero risulta maggiore rispetto al corrispondente civile, per consentire in particolare una idonea gestione delle palle traccianti, che hanno una lunghezza estremamente rilevante rispetto alla controparte ordinaria. È questa differenza, in particolare, che può (il condizionale è d’obbligo, vista l’estrema variabilità dimensionale della produzione commerciale, ovviamente nell’ambito dei limiti ammessi) determinare un aumento delle pressioni della cartuccia 5,56×45 mm Nato se quest’ultima viene sparata in armi calibro .223 Remington, laddove invece sparando le munizioni civili in .223 in un’arma militare in 5,56×45 mm Nato, non si ha alcun aumento di pressione ma, anzi, in alcuni casi un leggero scadimento della precisione.

Per compensare questo problema e annullare ogni tipo di impedimento, alcune aziende statunitensi hanno cominciato, negli ultimi anni, a realizzare camerature “ibride” nelle quote tra lo standard civile Saami e lo standard militare Nato, dando così vita per esempio alle cosiddette camerature .223 Wylde, nelle quali si è realizzato una sorta di mix tra l’angolo di attacco delle rigature a specifiche Nato, con la lunghezza del tratto libero a specifiche Saami, in modo da un lato di impedire sovrappressioni sparando la cartuccia militare, senza però alcuna perdita di precisione sparando le cartucce civili.

Da quanto esposto, appare evidente che il rischio si pone, a livello teorico, solo nel momento in cui si sparano munizioni a Standard Nato in armi civili nate per il .223 Remington, mentre non è vero il contrario. Tutto ciò premesso, per chi abbia avuto la pazienza di seguirci fin qui, quali sono gli accorgimenti che deve adottare l’appassionato italiano per evitare qualsiasi rischio? La risposta è… nessuno! Per un motivo molto semplice: innanzi tutto, non è facile trovare munizioni originali militari “Nato” (quindi SS109 o M855) da sparare nelle carabine civili, perché il nucleo anteriore in acciaio temperato della palla “Nato” la qualifica come perforante. Al di là di questo aspetto, c’è comunque il fatto che sia che le munizioni siano di produzione commerciale, sia che siano di surplus militare (magari vecchie M193 dismesse da qualche esercito), per poter essere commercializzate nei Paesi aderenti alla Cip (tra i quali figura l’Italia), devono essere collaudate (i lotti) da un Banco di prova riconosciuto e devono comunque rispettare i limiti previsti dalla Cip, nelle canne manometriche a norma Cip. Allo stesso modo, anche le armi devono essere collaudate al Banco secondo i criteri tecnici stabiliti dalla Cip. Quindi, qualsiasi cartuccia calibro .223 Remington o 5,56×45 mm M193 o quello che volete voi che porti sulla confezione i contrassegni dell’omologazione Cip è del tutto sicura da utilizzare nelle armi commercializzate in Italia (quindi anch’esse contrassegnate con i punzoni di un banco Cip), a prescindere dal fatto che queste ultime portino sulla canna l’indicazione “5,56×45 mm” oppure “5,56 Nato” oppure “.223 Remington”. Fine della storia.