Mauro Corona e la legittima difesa

Il noto scalatore, scrittore e scultore Mauro Corona ha commentato a modo suo il recente vandalismo subito nella sua casa-laboratorio, esprimendo considerazioni molto forti (considerando il perbenismo imperante) sulla legittima difesa Il noto scalatore, scrittore e scultore Mauro Corona ha commentato a modo suo il recente vandalismo subito nella sua casa-laboratorio, esprimendo considerazioni molto forti (considerando il perbenismo imperante) sulla legittima difesa.

«Sono un uomo di sinistra, ma se uno entra a casa mia, io gli sparo», ha esordito nell’intervista pubblicata sul Gazzettino di Pordenone. «Se mi sfasciano la casa, che cosa devo fare? Le tragedie non nascono dal ragionamento, ma dall'istinto. Ovvio che, se mi metto a riflettere da uomo di sinistra e da padre di famiglia, non posso sparare. Ma se tu demolisci la mia proprietà e mi sghignazzi pure davanti, e io ho un'arma, è facile che ti spari addosso. La destra dice che bisogna sparare, mentre la sinistra dice che non bisogna sparare. Ma non è che si viva sempre con la destra o con la sinistra in testa, si vivono delle situazioni. E in certi momenti, quando ti senti umiliato, offeso, deriso, oltraggiato come mi sono sentito io alle 3 e 8 minuti dell'altra notte, può succedere che la testa ti scoppi. E non è che stai a guardare l'orologio, come vorrebbe la nuova legge sulla legittima difesa, per vedere se è abbastanza tardi per poter reagire: ho inseguito quei disgraziati con un'ascia e se li avessi raggiunti li avrei fatti fuori, perché certi barbari vanno educati a sprangate. So che con queste mie dichiarazioni verrò macellato, ma non me ne frega niente, ho detto quello che avrei fatto senza girarci tanto attorno, perché io non ho bisogno di voti e prebende e vitalizi, come tanti politici che mica capiscono quelli che vengono derubati e picchiati in casa. Quando sentivo le loro storie, mi chiedevo sempre come avrei reagito nel caso che… Be’, l'ho capito l'altra notte».
E alla domanda se abbia avuto paura, risponde: «Altroché se ne ho avuta, ma non certo di quei cialtroni: ho avuto paura di me, perché mi sono reso conto che avevo perso il controllo della situazione, arrivando a sentire un istinto omicida. Ovviamente parlo per me, ognuno si comporti come vuole. Ma quando uno entra in casa mia, e non è stato invitato, sappia che rischia qualcosa. Ragionandoci a tavolino: se mi ricapitasse un fatto del genere, credo che sarei più cauto. Ma ripeto, occorre essere lì in quel momento per dire cosa si fa, di fronte ad una tale deriva di arroganza e vigliaccheria. So bene che i giovani non sono tutti così, ce ne sono tanti perbene, ma c'è anche una massa che soprattutto al sabato sera si distrugge e non ha paura di niente. Una generazione nichilista, protetta da genitori che magari menano il professore, se solo si azzarda a rimproverare lo studente che si comporta male a scuola. Se me li trovassi davanti adesso, sono sicuro che direi loro: ragazzi, andiamo a berci una birra. Ma poi aggiungerei anche: guardate che se continuate su questa strada, andate a finire male. Perché queste non sono ragazzate: si parte da qua e poi si va su, e su, e su. Ma purtroppo non si può mettere un carabiniere o un poliziotto davanti a ogni casa. E allora cosa si può fare? Introdurre pene severissime e certe. Hai spaccato la vetrina? Bene, ora ti fai cinque anni in galera, così la prossima volta ci penserai bene».