Da Parigi a Roma: lotta alle armi da fuoco

Il documento integrale del ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve (nella foto), che mette nel mirino le armi da fuoco. E un nota pubblicata sul sito della rappresentanza della Commissione Ue a Roma non aiuta a fare chiarezza

Da fonti governative, siamo entrati in possesso del documento in lingua originale con il quale il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha concluso i lavori del vertice a cui hanno preso parte anche Germania e Italia (il nostro Paese era rappresentato dal vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasport, Graziano Delrio), organizzato in fretta e furia dopo lo sventato attentato su un convoglio Tgv nella tratta Amsterdam-Parigi. Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, Bubbico di rientro dal vertice di Parigi ha confermato che tra le misure per aumentare la sicurezza in Europa ci saranno anche decisioni che riguardano le armi da fuoco. Nei documenti ufficiali (CLICCATE sul file allegato per leggere il documento in francese), in effetti, si parla di armi da fuoco, ma come sempre avviene si fa una gran confusione tra armi militari, armi di contrabbando e, temiamo, armi destinate alle attività sportive e alla caccia. Come conferma lo stesso Cazeneuve, nel passaggio più significativo di seguito tradotto: «Conformemente alla dichiarazione del Consiglio europeo del 12 febbraio e del consiglio di Giustizia e degli Affari interni del 13 giugno 2015, è urgente che la Commissione europea includa le proposte nell’Agenda europea sulla sicurezza e necessaria a rinforzare, nel perimetro delle competenze della Ue in questa materia, delle normative esistenti in materia di armi da fuoco. La Ue dovrebbe fare in modo di attivarla al più tardi entro l’inizio del 2016, per migliorare la condivisione delle informazioni, rinforzare la tracciabilità, assicurare standard comuni per la neutralizzazione e lottare contro i traffici su Internet».

Prima di tutto, preoccupano i tempi di esecuzione: brevissimi! Addirittura, auspica il ministro transalpino, non più tardi dell’inizio del 2016. E quando in Italia si fanno le cose in fretta… Poi, altri passaggi non chiari: lottare contro i traffici su Internet? Ma in Italia non si può compra-vendere armi da fuoco tramite Internet! Tracciabilità? Ma che altro dobbiamo sopportare per migliorare la tracciabilità? Insomma, visti gli input che provengono dalle istituzioni europee e la conclamata idiosincrasia alle armi sportive del vice ministro Bubbico, c’è di che essere preoccupati.

Preoccupazione che non diminuisce se si legge il comunicato pubblicato sul sito della rappresentanza della Commissione Ue a Roma. Cosa fa l'Unione europea per aumentare la sicurezza in Europa? Ci si chiede nel documento.

Assistenza al coordinamento fra gli Stati membri attraverso lo scambio d’informazioni e la cooperazione; lotta al radicalismo; lotta contro il traffico illecito di armi da fuoco. Sulla base della normativa Ue (riporta la nota della commissione), nessun civile può detenere armi militari. Con le dovute restrizioni di acquisto, possesso e scambio commerciale, una persona in Europa può detenere solo armi considerate "civili". La Commissione sta lavorando a emendamenti della direttiva al fine di rendere le regole più restrittive e il Servizio di azione esterna dell'UE sta cooperando con la polizia nei Balcani per combattere il traffico di armi da fuoco.

Un considerazione: si parla di armi militari e di traffico di armi, ma anche di modifiche alla direttiva, all’interno della quale, probabilmente, c’è anche tutto “il mondo” delle armi sportive e da caccia. Speriamo che le associazioni di categoria del settore armiero facciano al più presto chiarezza sulle reali intenzione delle autorità comunitarie, ma, soprattutto, su quelle che intende adottare il ministero dell’Interno italiano.