«Più autonomia alle sezioni»

Parla Pierluigi Borgioni, ex direttore del catalogo nazionale al minInterno, uno dei quattro candidati alla presidenza dell’Uits. L’assemblea elettiva dovrà scegliere il presidente e il consiglio direttivo per il prossimo quadriennio olimpico. In attesa della replica del presidente uscente, Ernfried Obrist e dei contributi degli altri candidati

Manca poco più di una settimana alle elezioni che sceglieranno il presidente dell’Unione italiana Tiro a segno per il prossimo quadriennio olimpico. Sabato 22 ottobre alle ore 11,30 (in terza convocazione), lo Sheraton Roma hotel & conference center di viale del Pattinaggio 100 sarà teatro dell’assemblea elettiva nel corso della quale i presidenti delle sezioni Tsn dovranno eleggere colui che guiderà l’Uits fino all’Olimpiade di Tokyo nel 2020, mentre ai delegati dei consigli direttivi delle sezioni e ai rappresentanti di tecnici e atleti toccherà eleggere i componenti del consiglio direttivo oltre a un membro effettivo e uno supplente del collegio dei revisori dei conti. Novità dell’ultima ora è che i candidati alla presidenza dell’Uits non saranno soltanto i due nomi noti da qualche settimana, cioè il presidente uscente, Ernfried Obrist, e Pierluigi Borgioni, in passato anche direttore dell’ufficio del catalogo nazionale al ministero dell’Interno, ma quattro: ai due candidati citati, infatti, si aggiungono anche Luciano Verlicchi, presidente del Tsn di Imola (Bo) e Antonio Cantagallo, presidente del Tsn di Lanciano (Ch).

Fuori di dubbio che la candidatura ad aver sparigliato le carte in tavola in una federazione poco abituata a vedere il confronto elettorale tra due candidati “forti” alla carica di presidente sia stata quella di Pierluigi Borgioni, funzionario del ministero dell’Interno, tra i primi negli anni Ottanta a praticare il Tiro pratico (come allora si chiamava l’odierno Tiro dinamico sportivo), nonché presidente di una asd (Long range Italia) che promuove il tiro a lunga distanza.

Oltre ad alcuni video pubblicati su social network e Youtube con i quali ha esposto i punti salienti del suo programma elettorale, Borgioni era presente anche al Tsn di Bologna in occasione degli Assoluti e della finale di Coppa del mondo, per incontrare un po’ di presidenti e “presentarsi” ufficialmente al mondo del Tiro a segno.

Armi e Tiro gli ha sottoposto alcune domande per capire qual è la sua idea di Uits, i rapporti con le sezioni, con le istituzioni pubbliche e militari.

Cosa ne pensa dell’obbligatorietà dell’iscrizione all’Uits per chi è iscritto a una sezione Tsn, ma non svolge attività agonistica?

«A volte ho la sensazione che nel mondo delle sezioni Tsn si faccia di tutto per tenere lontani gli appassionati. Imporre l’iscrizione all’Uits viene da molti percepita come una vera e propria vessazione. Così come credo sia un grave errore costringere i neo iscritti a una sezione a sottoscrivere una tessera annuale, anche quando si iscrivono a giugno o, peggio, a ottobre. Io, per esempio, proporrei l’iscrizione in dodicesimi per favorire l’avvicinamento di nuovi appassionati: bisogna puntare di più sull’aspetto ludico del Tiro a segno. Se non è una disposizione del Coni, sono contrario all’obbligatorietà dell’iscrizione all’Uits».

Certificato medico per non agonisti: l’Uits sostiene l’obbligo del “sana e robusta costituzione”, nonostante il Coni abbia ribadito che per il Tiro a segno non sia dovuto.

«Un’altra, inutile vessazione. Senza dimenticare che questo balzello può significare una spesa che arriva anche a cento euro. E per chi non effettua attività agonistica è una spesa ingiustificata. Io vorrei che si lavorasse tutti insieme, Uits e Tsn, con l’obiettivo comune di riempire gli impianti di tiro delle sezioni di appassionati, tanto agonisti quanto amatori del tiro. Troppo comoda per le sezioni vivere con gli introiti garantiti dagli obbligati: ci sono troppi presidenti che si accontentano delle entrate garantire da polizie locali e guardie giurate, piuttosto che darsi da fare promuovendo il tiro, prima di tutto a livello ludico».

Ci sono sezioni che non hanno capito (e gradito) l’imposizione di uno statuto standard da parte dell’Uits, per di più da approvare in pochi mesi, pena l’applicazione d’ufficio.

«Quella delle sanzioni, delle radiazioni e dei provvedimenti disciplinari erogati dall’Uits è una politica folle che io non condivido e rigetto! Tutti si devono mettere in testa che le sezioni Tsn sono il vero ente pubblico e che per questo devono avere e pretendere piena e totale autonomia. Io vedrei un’Uits che dà consigli, che impartisca linee guida generali e che sia chiamata in causa soltanto in caso di gravi violazioni. Per il resto, sono i presidenti ad avere la responsabilità della gestione della sezione».

Elenco delle armi ammesse per l’impiego degli juniores e accesso dei minori al tiro. Alcuni anni fa, il ministero emanò un documento penalizzante: che ne pensi?

«Penso che di quella circolare sia stato spesso male interpretato il vero significato. Il fine era, infatti, di evitare che ai presidenti di sezione potesse essere contestato l’articolo 20 bis della 110/75, sull’impiego di armi da parte di minori. Tra l’altro, al tavolo a sottoscrivere quell’accordo c’era proprio l’attuale presidente dell’Uits e con lui si optò per una formula che prevedesse l’impiego di determinate armi da parte dei minori, ma sempre sotto la responsabilità di un istruttore».

Nella Uits che lei ha in mente, come dovrebbe essere il rapporto con la realtà dei campi di tiro privati?

«Io non considero un problema l’esistenza di strutture private, bensì una risorsa. I campi ci sono, aumenteranno e non possiamo pensare di trattarli come lebbrosi. Chiederei ai gestori, alle istituzioni e alle federazioni che li rappresentano una concorrenza leale. Le faccio un esempio: noi possiamo concentraci sui neofiti, su coloro che vogliono richiedere un Porto d’armi; loro a tiratori più orientati a un certo tipo di agonismo. Ma l’errore che si fa, spesso, è guardare in casa degli altri: prima di tutto, il mondo del Tiro a segno deve riuscire a fare un salto di qualità, deve saper proporre ai suoi clienti un “prodotto” più accattivante, creando ambienti accoglienti e funzionali. Io ho una visione unitaria del mondo del tiro: sarebbe auspicabile la nascita di una sola federazione o, comunque, di un soggetto forte in stile Nra statunitense in grado di rappresentare tutti gli appassionati, perché tutti abbiamo gli stessi problemi e le stesse esigenze. Si potrebbero già attivare sinergie con le realtà presenti. La legge prevede una sola sezione del Tsn per comune, ma nessuno vieterebbe di creare all’interno di campi privati sottosezioni. Così come in alcuni Tsn si potrebbe già svolgere attività di tiro action».

Che cosa pensa sia giusto per la delicata questione dell’agibilità degli impianti di tiro? Se ne deve occupare l’Uits o si deve lasciare alle strutture del ministero della Difesa?

«La normative tecniche Dt-P1 e Dt-P2 alle quali si fa riferimento per le agibilità dei poligoni sono sorpassate: a dirlo non sono soltanto io, ma ne sono consapevoli anche al comando infrastrutture del ministero della Difesa. Resistono ancora indicazioni come quella dei bonetti, per esempio, strutture del tutto inutili se non addirittura dannose. Nella stragrande maggioranza dei casi, i Tsn sono a casa loro e questo non va dimenticato: dobbiamo sederci intorno a un tavolo e rivedere le normative, ma per ottenere questa possibilità, il ministero della Difesa pretende di avere a che fare con un interlocutore credibile e la Uits di questi ultimi anni non lo è stato! Anzi, ai tavoli tecnici istituzionali in cui si trattano argomenti delicati come i poligoni privati e altre questioni che interessano tutti gli appassionati del tiro, la Uits non viene neppure convocata. Sono convinto che l’esercito avrebbe tutto l’interesse ad avere poligoni agibili, sicuri, moderni: loro stessi, che sono poi i padroni di casa, potrebbero servirsene invece che spendere in strutture esterne all’amministrazione».

Nel caso lei fosse eletto, quali sarebbero i primi tre atti da presidente?

«Vorrei dare un’accurata occhiata ai bilanci! Sono convinto ci siano tanti sprechi di denari che, invece, potrebbero essere destinati alle sezioni. Poi, più slancio all’attività sportiva, soprattutto a quella non-Issf, incentivando e sostenendo chi si impegna. Basta spese folli per mantenere i gruppi sportivi militari senza applicare un rigido criterio di meritocrazia: sostenere soltanto gli atleti che hanno voglia di crescere».