Il Pd torna alla carica con il ddl liberticida di Verini

Non si ferma alle deliranti dichiarazioni del segretario Enrico Letta, l’offensiva a tutto campo del Pd nei confronti dei legali detentori di armi, scatenata all’indomani dell’uccisione a Voghera, in una cornice ancora tutta da verificare, di un irregolare con problemi psichici da parte di un assessore in possesso di una licenza di porto di pistola per difesa personale. Infatti poche ore fa è stata rilanciata da tutti i principali organi di informazione, a partire dall’Ansa, la notizia secondo la quale il Pd in realtà, per il bene di tutti i cittadini, un ddl pronto da proporre per contrastare questa “emergenza” in materia di armi, già ce l’avrebbe: quello presentato nell’aprile del 2019 dal deputato Walter Verini, il quale ha in questa occasione sottolineato che “Più armi ci sono in giro meno sicurezza c’è. Con un’arma in mano, anche liti familiari, condominiali, per strada possono degenerare in tragedia. Ci sono Paesi, come gli Usa, dove la situazione è drammatica. In Italia dobbiamo intervenire per prevenire degenerazioni pesanti della ‘giustizia privata’ e della convivenza civile”.

Ma quali degenerazioni del piffero? Ci permettiamo di far notare all’onorevole Verini che i dati relativi alla diffusione dei porti d’arma, comparati con l’andamento degli omicidi in Italia, restituiscono un quadro del tutto differente rispetto alla situazione emergenziale da lui evidenziata, a questo punto in assoluta malafede o in evidente non conoscenza della situazione.

Per chi non se lo ricordasse, il ddl Verini (se il testo è quello che fu a suo tempo diffuso, il documento ufficiale a oggi non è stato depositato nel database del Parlamento) proponeva, per esempio, che i titolari di porto di fucile per Tiro a volo dovessero obbligatoriamente andare al poligono almeno una volta al mese, pena il ritiro delle armi detenute; o, ancora, l’istituzione di una tassa non inferiore a 200 euro per il possesso di armi senza un porto d’armi o una licenza di collezione (in pratica per i meri detentori) e altre disposizioni a dir poco draconiane (ma anche incostituzionali) che trovate QUI.

Draconiane, incostituzionali ma anche, in effetti, inapplicabili nella pratica, come l’idea (sempre contenuta nel ddl) di rendere annuale l’obbligo di verifica dei requisiti psicofisici da parte dei titolari di porto d’armi e in generale dei detentori di armi, con la contestuale necessità di farsi esaminare da parte di apposite commissioni composte di tre membri, pubblici dipendenti, di cui almeno uno specialista in neurologia e psichiatria. Peccato che, fatti due conti sui numeri in gioco (parliamo di milioni di visite da compiersi all’anno), semplicemente non esistano in Italia sufficienti medici e specialisti per fare questo. Sono ormai anni, se non decenni, che continuiamo a evidenziare questo semplicissimo aspetto (già quando, ai tempi, le colleghe di partito di Verini, Amati e Granaiola, avevano proposto analoga misura), ma ovviamente gli illuminati parlamentari del Partito democratico fanno orecchie da mercante. Si vede che l’idea di una paralisi totale del sistema è parte del progetto, a questo punto la conclusione non può essere differente. Anche in questo caso, nel più totale dispregio di quanto indicato nella costituzione.

A suo tempo chiedemmo un incontro per far presenti le forti perplessità del settore di fronte a un ddl che sembrava concepito solo ed esclusivamente per portare alla estinzione l’attività venatoria e sportiva nel nostro Paese. Non ricevemmo risposta alcuna, l’unico cenno di riscontro a chi osò a suo tempo far presente l’assurdità e l’eccessività del progetto rispetto agli scopi dichiarati, fu un generico riferimento ad “armi di distrazione di massa”.