Troppe incongruenze: forte odore di strumentalizzazione

Claudio Giardiello, l’ex immobiliarista residente a Garbagnate milanese che lo scorso 9 aprile ha sparato e ucciso tre persone al tribunale di Milano, al momento dell’arresto risultava “pulito” nel cervellone del ministero dell’Interno.

Claudio Giardiello, autore della strage al tribunale di Milano, la mattina del 9 aprile aveva senz’altro premeditato un gesto eclatante. Poi ha ucciso l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, il giudice fallimentare Fernando Ciampi  e il coimputato Giorgio Erba, ferendo altre due persone. Con quale pistola ancora non è chiaro: lungamente si è detto una 7,65, poi, verso sera, è emersa la versione della Beretta 98 calibro 9×21. Sembra accertato che il killer di Milano abbia esploso 13 colpi di arma da fuoco (un caricatore di 7,65, perché la 98 ne ha 15). “Pistola regolarmente detenuta” la 9×21, ha spiegato il comandante dei carabinieri di Monza. Ma sappiamo che al momento dell’arresto nulla risultava sullo Sdi, il sistema d’indagine cioè il registro informatico a disposizione delle forze dell’ordine che dovrebbe riportare questo genere di informazioni e anche se l’indagato sia in possesso di qualsivoglia licenza di polizia.

 

Dunque cosa ci raccontano? Sappiamo per certo che Giardiello aveva regolarmente conseguito il Certificato di idoneità al maneggio indispensabile per accedere a qualsiasi poligono del Tiro a segno nazionale. Nel 2009 si è iscritto al Tsn di Milano, e l’anno successivo ha rinnovato l’iscrizione. Dal 1° gennaio 2011 non era più socio, e non risulta iscritto a nessun altro Tsn.

Come ha riportato il quotidiano La Repubblica “I carabinieri di Brugherio avrebbero espresso un parere negativo per l'esercizio al tiro al bersaglio”, dunque è possibile che a Giardiello fosse stata ritirata la licenza. Ed è anche possibile che avesse venduto l’arma, altrimenti perché chiedere soldi all’amico Ermenegildo Gabrielli per comprare una pistola, a Torino, poi, come riporta Tgcom24.

Ma chi siamo noi per porci queste domande? Abbiamo competenza e conoscenza di meccanismi che il grande pubblico non ha.

Sappiamo che le denunce di armi, le variazioni delle licenze “circolano” su carta e, spesso, i dati dello Sdi vengono aggiornati con ritardi di uno anche due anni. Non è colpa degli uffici, è colpa di chi non ha ancora avviato l’informatizzazione completa (ce ne sarebbe da dire, in proposito…). Altroché “proliferazione di armi”, è che gli uffici di carabinieri e polizia non ce la fanno ad aggiornare la normale attività. Figuriamoci con la revisione delle armi detenute attualmente in corso o con le nuove disposizioni inutilmente restrittive del nuovissimo decreto “antiterrorismo” che equipara gli sportivi delle armi a possibili terroristi, appunto. Tutto lavoro in più per gli uffici.

Ma torniamo a Giardiello, classe 1958 nato a Benevento. Era titolare di un’agenzia immobiliare in corso Magenta, pieno centro di Milano. Aveva cessato, liquidato o era fallito con sei società negli ultimi venti anni. Di recente aveva subito pignoramenti dei beni e decreti ingiuntivi. Era in debito con le banche e con il fisco. Pare non stesse bene. Le condizioni per togliergli il Porto d’armi o anche le armi forse c’erano. Forse è successo?

A caldo, a Milano si è tenuto il plenum straordinario del Csm sui fatti del tribunale. Il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che ha la responsabilità della sicurezza del tribunale, ha ammesso che Giardiello era entrato con un tesserino da avvocato nell’unico ingresso non presidiato da metal detector.

I ministri dell’Interno, Angelino Alfano, e della Giustizia, Andrea Orlando, hanno subito dichiarato "Vogliamo che sia fatta subito chiarezza su quello che è successo. Abbiamo urgentissimo bisogno di capire quello che è successo, anche per capire come colmare le falle nel sistema di sicurezza degli uffici giudiziari, che in questo caso hanno dimostrato di esistere".

Poi si vede che hanno avuto chiarezza o cambiato strategia perché il 14 aprile il presidente del Consiglio, all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola unica dell'intelligence, ha dichiarato: "Quello che è accaduto a Milano ci lascia attoniti e ci chiama ad un impegno più deciso contro la proliferazione di armi e per la difesa della strutture giudiziarie per le quali bisogna immaginare il passaggio della sicurezza in carico allo Stato". D’altra parte si poteva accusare Bruti Liberati della falla al tribunale? O forse il sindaco Giuliano Pisapia? Molto meglio dare addosso a chi, pur armato, si può difendere molto meno. Appassionati degli sport del tiro e della caccia o, semplicemente, cittadini che si vogliono difendere. Una vergogna…

Per la verità è parso chiaro che Renzi ha colto al balzo l’occasione per togliere dalle mani di Matteo Salvini il “problema” sicurezza. Perché il problema c’è. E allora meglio risolverlo in un modo che reprima ancora meglio i cittadini già vessati da tasse e criminalità.

Anche le ultime esternazioni del responsabile sicurezza del pd vanno in questa direzione. Di fonte a Salvini, Emanuele Fiano ha annunciato la presentazione per lunedì di un disegno di legge per "nuove regole sul Porto d'armi perché in Italia circolano troppe armi come abbiamo visto nel caso del tribunale di Milano". Eppure appena pochi giorni prima, aveva dichiarato: “Chiederemo ragione delle falle al sistema di sicurezza che hanno consentito a un uomo di entrare armato nel tribunale”.

Ancora non avete capito? Mettendo fatti e notizie una di seguito all’altra non è poi così difficile…