S&W 351 Pd, massima potenza minima dimensione

Sette colpi potenti e veloci quanto un 7,65 Browning ma con pesi e dimensioni davvero ridotte. Un modo diverso di interpretare l'arma da difesa rispetto alle semiauto tascabili

Di Sergio Varoli, foto di Matteo Galuzzi

Nata nel 1959, la cartuccia .22 magnum ha sempre avuto la sua vocazione principale nella piccola caccia agli animali nocivi, anche quando sparata in armi corte (ricordiamo il revolver Smith & Wesson 51, ultimo della serie Kit gun). Con la serie di revolver ultraleggeri, Smith & Wesson ha fornito un nuovo ruolo a questa cartuccia, facendola diventare un’alternativa valida e credibile a calibri come il 7,65 mm Browning sparato in pistole semiautomatiche compatte.
Il revolver Smith & Wesson 351 Pd è appetitoso: ha un rapporto tra peso, potenza e gestibilità tra i più equilibrati (pesa 304 grammi, arrivando a 337 con 7 colpi Rws con palla di 40 grs) e un’estetica particolare che lo differenzia dalla produzione ordinaria e lo avvicina alle aristocratiche creazioni del Performance center.
L’apparenza è assai intrigante, grazie ai contrasti tra la finitura nera opaca, lievemente più lucida sul tamburo, cui si contrappongono le guancette in legno rosso, gradevolmente venate, con gli incavi per le dita, composte di due gusci uniti da una vite in acciaio che lavora su boccole di ottone. Cane e grilletto sono tartarugati scuri, con la cresta sottile e zigrinata il primo e liscio il secondo.
La canna è in acciaio inox, con il vivo di volata decisamente incassato e presenta una caratteristica corona a otto petali riconducibile al profilo Torx della chiave di serraggio della canna.
L’arma adotta il piccolo castello “J” (quello dello S.&W. 36, detto Chiefs) e materiali all’avanguardia. Il castello, il tamburo e il copricanna sono in lega di alluminio, leggera e resistentissima. Canna, stella di estrazione e nottolino di chiusura anteriore sono in acciaio inox. Meccanismo di scatto e suoi perni sono, invece, in acciaio al carbonio.

Il revolver è a telaio chiuso, con cartella laterale destra tenuta in sede da due viti e un dente a incastro. Lo scatto è ad Azione mista facoltativa, sia la molla di ritorno del grilletto sia quella di spinta del cane sono a spirale. Lo scudo di rinculo alloggia la boccola del percussore flottante e presenta il foro centrale che accoglie il pistoncino di chiusura posteriore contenuto nell’alberino di estrazione, che protrude dal centro della stella.
La chiusura anteriore è garantita dal nottolino caricato a molla ospitato nel sottocanna e che si inserisce in una sede all’estremità anteriore dell’alberino di estrazione.
La meccanica prevede due sistemi di sicura contro gli spari accidentali. Il primo è realizzato con un alberino traslante che intercetta il cane se si sgancia senza aver premuto a fondo il grilletto, il secondo è costituito da un risalto sulla slitta che ospita la molla di ritorno del grilletto, che costringe il cane ad arretrare di qualche millimetro quando il grilletto è in posizione di riposo, scongiurando spari accidentali in caso di urti o cadute. Ulteriore sicurezza è data dall’interazione tra il cane e il pulsante di apertura del tamburo: quando il cane è armato è impossibile aprire il tamburo, se il tamburo non è chiuso correttamente risulta impossibile armare il cane.
Il tamburo ruota in senso antiorario e presenta sette camere perfettamente lappate, che facilitano l’estrazione delle lunghe cartucce. I recessi del dentino di arresto sono in corrispondenza del pieno fra le due camere successive, aumentando indirettamente lo spessore delle stesse. La faccia del tamburo appare incassata, per accogliere sia la stella di estrazione sia una parte del collarino delle cartucce. Queste ultime, una volta inserite, appaiono completamente infossate nel tamburo stesso. Questo tipo di lavorazione ha il preciso scopo di impedire accensioni accidentali come effetto del rinculo, che schiaccia tutto l’insieme contro lo scudo. Se i fondelli delle cartucce fossero esposti a tale schiacciamento potrebbe verificarsi una detonazione.
Interessante notare che la sede del fondello nella porzione di pertinenza del tamburo è a spigolo vivo di 90 gradi, così da garantire una sempre corretta percussione (il percussore, infatti, batte il fondello in corrispondenza dell’orlo esterno della camera), invece la porzione di pertinenza della stella di estrazione è smussata a 45 gradi per impedire l’accumulo di fecce.
Il pulsante di apertura, presente sul lato sinistro, si aziona spingendolo verso la volata. Spingendo il pulsante tutto in avanti si può, inoltre, inserire la sicura a chiavistello che è dotazione standard da qualche anno su tutta la gamma Smith & Wesson e che inibisce l’utilizzo dell’arma da parte di non autorizzati. Attivando questa sicura appare, a sinistra del cane, una piccola lamina metallica riportante la scritta locked (bloccato).
Le mire, ovviamente ottimizzate per l’utilizzo difensivo, appaiono particolarmente elaborate: il mirino è un Hi-Viz con ampolla di color rosso vivo, con profilo decisamente basso sul copricanna. La tacca di mira, fissa, ha forma semicircolare che riprende in toto il profilo del bellissimo mirino. Organi di mira ben collimabili nel tiro istintivo, che non offrono appigli per l’impigliamento con gli abiti in fase di estrazione.
Gli scatti sono sempre ottimi: la Doppia azione è di peso relativamente elevato, ma perfettamente fluida e prevedibile, la Singola azione leggerissima. Al dinamometro fanno registrare rispettivamente 4.500 e 1.250 grammi. Riempire il tamburo con le lunghe e sottili .22 Magnum è cosa agevole. Risulta strano e piacevole introdurre ben sette cartucce nel nostro piccolo fusto “J” che finalmente può vantare un’autonomia pari alle piccole semiautomatiche in 7,65 mm Browning, con le quali siamo sicuri possa tranquillamente competere.
Una volta chiuso il tamburo andiamo in mira e apprezziamo con grande piacere la corrispondenza fra mirino Hi-Viz e tacca di mira semicircolare, che consente una acquisizione fulminea. Le belle guancette, sottili e con sgusci per le dita, svolgono egregiamente il loro compito.
Al fuoco la vampa di bocca è di tutto rispetto e il rinculo è modesto, ma dà soddisfazione e chiarisce, prima ancora del cronografo, che stiamo sparando con un mini-magnum.
I sette colpi si succedono a velocità incredibile senza mai perdere di vista il mirino e le rosate ottenute sono ampiamente contenute nella zona alfa del bersaglio Ipsc. I bossoli si estraggono senza problemi e con segni assai contenuti di affumicatura. La percussione è potente, a ore 12 e dalla caratteristica forma circolare che contrasta con quella rettangolare della gran parte delle armi rimfire.
Con le soffici Sellier & Bellot e Federal, la gestione è da .22 lr, ma con energie che questo riesce a realizzare solo in carabine. La rivelazione l’abbiamo avuta con le Rws semiblindate di 40 grs, che al cronografo hanno fatto segnare velocità ed energie tipiche di un 7,65 mm Browning sparato in Walther Ppk.
Le prove di tiro sono state effettuate a 15 metri senza appoggio e con l’uso delle due mani. Le differenze minime fra il tiro celere e quello mirato sono senz’altro merito del rinculo contenuto e delle mire. Per chiudere la prova ci siamo concessi una divagazione rispetto alla semplice analisi del prodotto e abbiamo voluto rispolverare un giochino a cui siamo particolarmente affezionati: l’effetto terminale sulle assi di pino di 10 mm di spessore e la cavità in pani di argilla. Senza pretese da telefilm come Csi, pensiamo che queste prove consentano di visualizzare il valore dell’abbinamento arma/calibro per la difesa.
Per confronto abbiamo provato anche una .38 special Fiocchi con palla Fmj di 110 grs (che, sparata in un revolver Smith & Wesson 37, viaggia a circa 300 m/sec con un’energia di 32 kgm) e una 7,65 mm Browning Pmp con palla Fmj di 75grs (che, sparata in una Kel-tec 32, viaggia a circa 235 m/sec generando 13,5 kgm). Le cartucce Rws Vollmantel hanno dimostrato tutta la loro efficacia, perforando completamente quattro assi di 10 mm distanziate di 5 mm l’una dall’altra.
Il .38 special ha esattamente duplicato l’effetto del .22 magnum e il 7,65 mm Browning ha miseramente forato solo due assi, fermandosi conto la terza. Nell’argilla la sorpresa è stata grande: i tunnel sono ovviamente tutti passanti, ma i loro diametri decisamente simili: 21 mm per la .22 magnum, 24 mm per la 7,65 mm Browning e 27 mm per la .38 special. Le palle espansive, vietate per difesa personale, creano fori e cavità di 40 mm che renderebbero il 351 Pd una valida alternativa al .38 special, ma purtroppo…
Con la serie di revolver ultraleggeri, la Smith & Wesson ha creato uno standard di riferimento per il back-up. Se consideriamo le prestazioni terminali, la leggerezza, la dolcezza all’uso, la capienza del tamburo e la proverbiale affidabilità dei revolver, possiamo affermare che per la concorrenza semiautomatica si facciano tempi duri.

L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – febbraio 2007

Produttore: Smith & Wesson, 2100 Roosevelt, Po box 2208, Springfield, Ma, Usa, fax 00.14.13.73.18.98, www.smith-wesson.com
Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it, email@bignami.it
Modello: 351 Pd Tipo: pistola a rotazione
Calibro: .22 Wmr
Impiego specifico: difesa personale
Meccanica: telaio chiuso, tamburo basculante a sinistra
Numero colpi: 7
Lunghezza canna: 47,6mm
Lunghezza totale: 157 mm
Telaio: “J” round butt
Scatto: Singola e Doppia azione
Percussione: cane esterno e percussore flottante nel fusto
Sicura: automatica al cane, manuale a chiave sul fusto Mire: mirino cilindrico ad alta visibilità Hi-Viz, tacca fissa a semicerchio
Peso: 302 grammi (10,6 once)
Materiali: lega di alluminio, canna in acciaio inox, componenti minori in acciaio al carbonio
Impugnatura: Hogue in legno con incavi per le dita
Finitura: nera opaca
Numero catalogo nazionale armi: 14.957 (arma comune)