Smith & Wesson 329 Pd calibro .44 magnum

Vai alla galleria delle fotoSe la nuova generazione di revolver con telaio in lega leggera allo Scandio ha rappresentato una vera e propria svolta per Smith & Wesson, il modello 329 Pd, presentato in occasione dello Shot Show 2003, rappresenta forse la sua massima espressione. Fino a questo momento, infatti, le armi in Scandio erano state realizzate solo su telaio “J” (modelli 340 calibro .357 magnum e 342 calibro .38 special) o su telaio “L” (386 ca… [

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] Se la nuova generazione di revolver con telaio in lega leggera allo Scandio ha rappresentato una vera e propria svolta per Smith & Wesson, il modello 329 Pd, presentato in occasione dello Shot Show 2003, rappresenta forse la sua massima espressione. Fino a questo momento, infatti, le armi in Scandio erano state realizzate solo su telaio “J” (modelli 340 calibro .357 magnum e 342 calibro .38 special) o su telaio “L” (386 calibro .357 magnum). Per la prima volta, i tecnici Smith & Wesson hanno deciso di cimentarsi con il poderoso .44 magnum (presentato, tra l’altro, proprio dalla stessa azienda nel 1955, in collaborazione con Remington), realizzando il primo “N frame” con i nuovi materiali. Una scommessa giocata per raggiungere il limite e, come potrete vedere, vinta senza alcun dubbio. Lo schema meccanico è sempre il medesimo da un secolo e ha dimostrato di saper durare nel tempo, nonostante l’incuria e i maltrattamenti di un utilizzo “vero”, come può essere l’impiego sul terreno di caccia (non ci stancheremo mai di invidiare gli statunitensi, che possono cacciare anche con le armi corte). L’innovazione è costituita, semmai, dai materiali impiegati: il telaio è in lega di alluminio arricchita con scandio, un metallo capace di conferire alla lega compattezza e tenacia molto superiori rispetto a un Ergal tradizionale. Il tamburo è, invece, realizzato in titanio. Gli unici pezzi in acciaio sono la canna (forzata, però, all’interno di un manicotto in lega allo Scandio), le componenti dello scatto, le molle e poche altre minuterie. Dal punto di vista meccanico, si tratta di un revolver a telaio chiuso con tamburo basculante sul lato sinistro, percussione a cane esterno e scatto ad Azione mista. Il tamburo è bloccato in chiusura in due punti: posteriormente dall’inserimento di un pistoncino caricato elasticamente, posto al centro del tamburo, all’interno di una apposita sede nel telaio, anteriormente dall’inserimento di un secondo pistoncino, fissato sotto la canna, all’interno di una sede praticata al centro dell’estremità anteriore dell’albero di rotazione. Per aprire il tamburo, è necessario spingere in avanti il tasto zigrinato posto sul lato sinistro del telaio, a portata del pollice della mano destra. Quest’ultimo è sagomato in modo da evitare interferenze con il dito durante lo sparo. Per evitare un’usura precoce a carico del telaio in lega, il pistoncino posteriore di bloccaggio del tamburo è accolto da una bussola in acciaio, annegata nello scudo di rinculo. Una seconda bussola in acciaio accoglie il percussore, a grano riportato. Immediatamente al di sopra del cono di forzamento, si trova una piattina in acciaio, sagomata a “V”, che ha lo scopo di limitare l’erosione dei gas di sparo ad alta temperatura, filtrati attraverso lo spazio tra canna e tamburo, a carico della parte superiore del telaio (top strap). Questa soluzione, già sperimentata con successo con lo snub nose 340 Pd, farà indubbiamente storcere il naso ai puristi e agli amanti delle armi classiche, ma bisogna riconoscere che costituisce un espediente razionale, robusto ed economico, per allungare la vita operativa dell’arma. I dispositivi di sicurezza sono costituiti da una sicura automatica al grilletto e da una sicura manuale a chiavistello. La sicura automatica è costituita da una sbarretta in acciaio che si interpone tra il cane e il percussore quando il grilletto non è premuto a fondo. Il cane, poi, in posizione di riposo resta leggermente staccato dal percussore grazie all’interazione tra la sua base e un dente praticato nella slitta che contiene la molla di ritorno del grilletto. La sicura manuale è costituita da un minuscolo chiavistello posto immediatamente sopra al tasto di apertura del tamburo: inserendo in questa sede una chiave apposita e ruotando quest’ultima, si blocca lo scatto, quindi l’arma non può sparare. L’applicazione di questo dispositivo è dovuta, più che altro, alle norme vigenti in alcuni Stati americani ma può tornare utile nel caso in cui si abbiano bambini in casa. Gli organi di mira sono funzionali e di ottima acquisizione: il mirino, montato su una rampa massiccia, è costituito da una barretta in fibra ottica, mentre la tacca è la classica Smith & Wesson, con foglietta regolabile micrometricamente in altezza e derivazione. Entrambi i riferimenti si sono dimostrati validi e funzionali sia per il tiro mirato sia per il tiro istintivo, anche se in quest’ ultima eventualità tornerebbe utile una tacca di mira dotata di fibre ottiche o, almeno, di un indice colorato. L’unico appunto che si può muovere a queste mire è, eventualmente, la loro scarsa resistenza nei confronti degli urti o delle cadute. Per quanto riguarda gli scatti, siamo su livelli decisamente buoni, sia per quanto riguarda la Singola azione sia per la Doppia azione. Quest’ultima è relativamente lunga e ha un peso di circa 4.500 grammi, la Singola azione è invece piuttosto corta e del peso di circa 1.500 grammi. Non si registrano filature e grattamenti, anche se la rotazione del tamburo causa un leggero indurimento della corsa in Doppia azione nella parte intermedia della trazione. Un breve accenno meritano le finiture: l’anodizzazione nera delle parti in lega allo Scandio è accattivante e si è dimostrata resistente allo sfregamento e ai depositi di sparo, mentre il tamburo in titanio, lasciato del suo colore grigio naturale, conferisce una nota aggressiva e molto high tech. Il vantaggio di aver ridotto al minimo le parti in acciaio, inoltre, fa sì che anche la manutenzione sia ridotta all’indispensabile. L’arma è praticamente insensibile al sudore o all’umidità e, in condizioni di non utilizzo, è pressoché esente da necessità di pulizia o lubrificazione. Un peso di soli 737 grammi per un .44 magnum non dispone l’animo alla tranquillità quando ci si accinge a iniziare la prova a fuoco. Il problema è, però, che alla fine la curiosità prevale su ogni altra cosa e quindi, nonostante fossimo equipaggiati di tranquille cartucce calibro .44 special, abbiamo voluto cominciare proprio con le .44 magnum Magtech con palla Sjsp di 240 grs. La “legnata” si sente, non c’è che dire: l’ arma sembra come prendere vita nelle mani del tiratore, manifestando una reazione secca e rabbiosa. Il rilevamento non è particolarmente accentuato, ma è repentino e violento. Le guancette in legno sono ben proporzionate e garantiscono una presa salda, grazie anche agli incavi per le dita: paradossalmente, essendo rigide, formano un tutt’uno con l’impugnatura in metallo, scaricando quindi l’energia su una superficie più ampia del palmo della mano e risultando meno punitive del previsto. In compenso, la torsione dell’impugnatura conseguente al rilevamento “punisce” le dita della mano, che vengono come strattonate e dolgono anche dopo qualche ora dalla sospensione della prova. Con le guancette in gomma Hogue, il comfort per le dita è senza dubbio maggiore, ma la costola in metallo dell’impugnatura si “stampa” con maggior decisione sul palmo della mano. All’utente decidere quale parte anatomica si deve sacrificare… Le Magtech, a fronte di una velocità dichiarata dal costruttore di 360 m/sec in canna di 4 pollici, hanno sviluppato nella canna di pari lunghezza del 329 la velocità media di 342,4 m/sec, con corrispondenti 92,9 kgm. La perdita velocitaria si può, quindi, considerare relativamente limitata rispetto ai dati di fabbrica, ma senza dubbio non trascurabile. Il botto è, naturalmente, importante, così come la vampa che, però, non risulta abbagliante nella penombra. La precisione è risultata decisamente buona: tirando a due mani a 25 metri, con scatto in Singola azione, abbiamo piazzato quattro colpi in 50 mm, strappando purtroppo il quinto che ha portato, pertanto, la rosata a 80 mm totali. Bisogna riconoscere, comunque, che con un buon guanto imbottito da tiro (e, quindi, un po’ di timore reverenziale in meno), si possono indubbiamente raggiungere risultati migliori. La prova con cartucce calibro .44 special ha riservato una piacevole sorpresa: le tranquille Federal con palla semi wadcutter a punta cava di 200 grs, infatti, trasformano una belva scatenata in un mite agnellino: le reazioni allo sparo diventano pastose e prevedibili, sembra di sparare con una Government full size in .45 Acp. La velocità alla bocca è, naturalmente, molto inferiore rispetto al .44 magnum, cioè pari a 248,4 m/sec, a cui corrispondono 40,8 kgm di energia. In canna di 6,5 pollici, la Federal dichiara una velocità alla bocca di 900 ft/sec, pari a 274,3 m/sec. Anche in questo caso, siamo riusciti a piazzare quattro colpi in 55 mm, sempre a 25 metri e a due mani. Le impronte di percussione sono piuttosto decise e molto centrate: la coppetta dell’innesco presenta anche una leggera concavità. Ottimo il “trattamento” dei bossoli di risulta, lisci e puliti ma, soprattutto, agevoli da estrarre, quasi che non siano stati sparati. Paradossalmente, i .44 special sono risultati leggermente più anneriti: forse, le prestazioni inferiori causano anche una dilatazione inferiore del bossolo che, quindi, non sigilla perfettamente la camera, lasciando filtrare minime quantità di gas di sparo. Nel vasto mondo delle armi, il massimo può essere rappresentato da un calibro particolarmente grosso e potente oppure, come in questo caso, dall’incredibile rapporto tra il calibro e la massa dell’arma. I nuovi materiali (non in senso assoluto, ma per il mercato armiero) hanno consentito di raggiungere un equilibrio, tra le prestazioni e il peso, assolutamente incredibile solo dieci anni or sono. Con questo 329 Pd, la Smith & Wesson offre una credibile opportunità di porto continuato (perché no, anche occulto) di un’arma in .44 magnum, con possibilità di impiego realistiche alle distanze di ingaggio tipiche dell’utilizzo difensivo. In cambio, chiede due mani d’acciaio e un cospicuo allenamento: cosa aspettate a raccogliere la sfida? [

] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di giugno 2003 [

] Produttore: Smith & Wesson, 2100 Roosevelt Avenue, Springfield MA 01104, Usa, tel. 00.11.80.03.31.08.52, fax 00.14.13.74.73.317, www.smith-wesson.com Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, www.bignami.it, email@bignami.it Modello: 329 Pd Tipo: pistola a rotazione Calibro: .44 magnum Alimentazione: tamburo basculante sul lato sinistro Numero colpi: sei Mire: tacca di mira regolabile micrometricamente in altezza e deriva, mirino fisso in fibra ottica Percussione: cane esterno, percussore a grano riportato Scatto: Azione mista Sicure: automatica al grilletto, manuale a chiavistello sul fusto Lunghezza canna: 102 mm (4 pollici) Lunghezza totale: 241 mm Peso: 737 grammi Numero del Catalogo nazionale: in fase di catalogazione Materiali: telaio in lega leggera allo Scandio, tamburo in titanio, canna in acciaio; guancette in legno Finiture: anodizzazione opaca, tamburo grigio al naturale Prezzo: non disponibile