Savage Mark II Bv calibro .22 lr

Vai alla galleria delle fotoC’è poco da fare: Savage punta a stupire sulle linee di tiro, non nelle bacheche dei collezionisti. Questa è la filosofia che ispira i prodotti dell’azienda statunitense, prendere o lasciare. Dopo averla provata in poligono, abbiamo deciso di “prendere”. Sì, perché la qualità c’è e, anche se non si rende evidente con soluzioni meccaniche eleganti e calciature pregiate, si esprime ampiamente sulla linea di tiro: la rosata p… [

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] C’è poco da fare: Savage punta a stupire sulle linee di tiro, non nelle bacheche dei collezionisti. Questa è la filosofia che ispira i prodotti dell’ azienda statunitense, prendere o lasciare. Dopo averla provata in poligono, abbiamo deciso di “prendere”. Sì, perché la qualità c’è e, anche se non si rende evidente con soluzioni meccaniche eleganti e calciature pregiate, si esprime ampiamente sulla linea di tiro: la rosata parla da sola, cinque colpi in 9 mm a 50 metri con le Fiocchi Sm320. L’arma ha una struttura estremamente semplice: l’azione è costituita da un tubo cilindrico cavo, nella cui parte inferiore sono avvitati il pacchetto di scatto e il bocchettone del caricatore, realizzati per stampaggio di lamiere. Anche l’otturatore è tubolare, realizzato in due sezioni: quella posteriore è solidale al manubrio di armamento e contiene la massa battente con la relativa molla, quella anteriore porta i due estrattori (a ore “3” e ore “9”) e il percussore. Quest’ultimo scorre esternamente, a ore “12” ed è trattenuto, insieme agli estrattori, da una fascetta in acciaio armonico. La soluzione del percussore esterno è inconsueta e consente, probabilmente, un certo risparmio nelle lavorazioni. In compenso, bisogna tener presente che il percussore è più esposto e può imbrattarsi con grasso, olio e sporcizia in genere. Trattandosi di una carabina per il tiro e non di un’arma militare o venatoria, tuttavia, il problema è relativo, basta solo avere un minimo di attenzione nella pulizia ordinaria. La metà posteriore del cilindro, brunita, ruota insieme al manubrio durante l’operazione di armamento, la metà anteriore è lasciata in bianco e resta stazionaria. La massa battente termina, nella parte posteriore, con una testa approssimativamente troncoconica, che segnala la posizione di armamento sporgendo di circa 5 millimetri. La canna è lunga 534 mm ed è a due ordini: per il primo terzo della lunghezza ha lo stesso diametro dell’azione, quindi scende bruscamente per i restanti due terzi assumendo il diametro (pur sempre corposo) di 20,5 mm. A onta della struttura elementare, la canna è il particolare più curato e maggiormente responsabile degli ottimi risultati balistici di cui l’arma è capace: la rigatura ha passo di un giro in 16 pollici (406 mm) ed è ricavata per bottonatura, procedimento che consente una superiore qualità del prodotto finito rispetto alla tradizionale brocciatura. La volata è profondamente incassata a protezione dagli urti e impeccabilmente finita con un’ulteriore smussatura sul vivo. Il caricatore è realizzato in lamiera e assemblato a incastro. Ha un profilo marcatamente curvo, per assicurare la migliore alimentazione con le cartucce rimfire. È trattenuto all’arma da un semplice dente elastico in lamierino, che deve essere spinto all’indietro per consentire il caricamento. Per agevolare la rimozione del serbatoio, il fondello presenta due sporgenze laterali, anche se bisogna riconoscere che, se si spinge correttamente il ritegno, il serbatoio cade in mano con la semplice forza di gravità. I labbri sono molto corti e trattengono solo i primi 3-4 mm del bossolo oltre il fondello, quindi la spinta dell’elevatore fa assumere alla cartuccia presentata un assetto particolare, molto inclinato verso l’alto. In teoria, la miglior angolazione per avere un’alimentazione affidabile è quella in cui asse della canna e asse della cartuccia coincidono, malgrado ciò dobbiamo ammettere di non aver mai avuto alcun problema di impuntamento con i cinque tipi di cartucce utilizzati. Anzi questa inclinazione, paradossalmente, è d’aiuto, perché fa sì che la palla “punti” direttamente verso il centro della camera anziché strisciare su una rampa di alimentazione, risultandone eventualmente deformata. La calciatura è in legno stratificato, di colore chiaro (molto americano), con impugnatura a pistola e con un Montecarlo piuttosto rilevato, che consente di tirare a proprio agio con l’ottica. Ai lati dell’impugnatura e ai lati dell’astina sono presenti pannelli zigrinati antiscivolo. L’astina non è flottante, d’altro canto l’interferenza con la canna, in rapporto all’esuberante diametro di quest’ultima e al calibro contenuto, è ininfluente. Completa il tutto un sottile calciolo in plastica zigrinato. Non sono previste le mire metalliche, alle quali sono state preferite due basi Weaver per l’ottica. Le basette si trovano relativamente vicine alla finestra di espulsione e questo, se si utilizza un’ottica voluminosa, può rendere difficile l’introduzione manuale di un colpo in camera. Per la nostra prova abbiamo deciso di utilizzare un cannocchiale Burris Xtr 156 1,5-6×40, dotato di tubo di 30 mm e di un reticolo piuttosto fine ma, soprattutto, illuminabile. La parte dolente è riservata allo scatto. Quest’ ultimo non è regolabile e ha un peso di sgancio semplicemente eccessivo, distribuito su un solo tempo. Lo sforzo richiesto è superiore ai 2.500 grammi e richiede, quindi, una notevole concentrazione per evitare gli “strappi”. Urge una customizzazione, peraltro effettuabile con una spesa modesta. Al pacchetto di scatto è collegata la sicura, costituita da una leva che sporge dal lato destro dell’azione, appena dietro al manubrio di armamento. Quando il comando è disinserito, appare ben visibile un punto di colore rosso. La prova si è svolta a 50 metri al poligono di Milano, in assenza di vento, con arma in appoggio anteriore e posteriore su rest. Abbiamo utilizzato il bersaglio con 25 visuali del Bench rest .22, per renderci conto delle possibilità dell’arma in tale disciplina. Il rest, tuttavia, non era uno di quelli “agonistici”, ma un semplice supporto concepito per l’aria compressa, ben più leggero. Malgrado ciò, la Savage ha saputo difendere il proprio onore e siamo convinti che con l’ accuratizzazione dello scatto sia possibile arrivare a grandi risultati. L’ otturatore scorre con fluidità nella propria sede e si può manovrare agevolmente con il pollice e l’indice, solo l’armamento richiede un po’ più di sforzo a causa della resistenza offerta dalla molla cinetica della massa battente. La percussione è risultata più che adeguata, malgrado l’insolito percussore esterno. Abbiamo deciso di provare cinque tipi di cartucce, di differenti fasce e qualità. Siamo partiti con le Fiocchi Maxac soft, economica scelta per l’allenamento, ottenendo un raggruppamento di cinque colpi in 35 mm (ma i primi quattro sono compresi in 17 mm) e una velocità media di 330,2 m/sec, con deviazione standard piuttosto elevata (7,4). Ancor superiore (8,2) la deviazione standard verificata sulle Fiocchi M300, che hanno sviluppato una velocità media di 323,0 m/sec e hanno consentito di avere un raggruppamento perfettamente verticale di 5 colpi in 20 mm. Per ultime abbiamo lasciato le Fiocchi Sm320, che hanno fornito una deviazione standard relativamente contenuta (5,0), la velocità media più alta della sessione (340,8) ma, soprattutto, il miglior raggruppamento in assoluto, con cinque colpi in 9 mm. È stata la volta delle Eley Target Rifle, ottime sotto il profilo della costanza (2,8 la deviazione standard, con una velocità media di 318,4 m/sec), meno fortunate per quanto riguarda il raggruppamento, anche se più che dignitose: cinque colpi in 17 mm, con i primi tre in soli quattro millimetri (da centro a centro). Hanno chiuso la serie le Lapua Super club, con una più che valida deviazione standard di 3,6 (velocità media di 327,4 m/sec) e un’eccellente rosata di quattro colpi in 5 mm, rovinata da un quinto flyer che ha portato il diametro totale a 27 mm. Questa “imperfezione” è dovuta alle caratteristiche dello scatto, talmente duro da rendere praticamente obbligatorio lo strappo del colpo. In compenso, la stabilità è ottima, grazie al peso di 3.150 grammi (contro i 2.950 dichiarati dall’azienda) che salgono a 3.840 con l’ottica Burris (610 grammi circa) e gli attacchi di 30 mm ASquare (75 grammi). [

] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di gennaio 2006 [

] Produttore: Savage arms inc, 118 Mountain road, Suffield, CT 06078 usa, tel. 00.14.13.56.87.001, fax 00.18.60.66.82.168, www.savagearms.com Distributore: Prima armi, viale Kennedy 8, 10064 Pinerolo (To), tel. 01.21.32.14.22, fax 01.21.39.87.39, www.primarmi.it Modello: Mark II Bv Tipo: carabina a ripetizione Calibro: .22 lr Funzionamento: otturatore girevole-scorrevole Alimentazione: caricatore amovibile monofilare Numero colpi: 5 Canna: lunghezza 534 mm, passo di rigatura 1:16” (406 mm) Lunghezza totale: 1.010 mm Scatto: diretto Percussione: massa battente su percussore lanciato Mire: assenti; basi Weaver per l’ottica fornite di serie Sicure: manuale a leva sul lato destro della carcassa, agisce sul gruppo di scatto Peso rilevato: 3.153 grammi (3.840 grammi con ottica Burris 1,5-6×40 e attacchi B-Square Interlock di 30 mm) Materiali: acciaio al carbonio, calciatura in legno laminato Finiture: brunitura nera lucida, calciatura verniciata a poliestere Numero del Catalogo nazionale: 15.087 (arma sportiva) Prezzo: 397 euro, Iva inclusa