Remington 105 Cti: l’infedele

Espulsione dal basso, cassa in titanio e carbonio e otturatore con tenoni girevoli sono solo alcune delle caratteristiche che hanno permesso al semiauto del marchio americano di segnare un svolta nella tradizione costruttiva dell'azienda, e non solo

Di Alex Guzzi e Massimo Vallini

Ogni progetto va visto nel contesto in cui nasce. Questa premessa è necessaria prima di affrontare tecnicamente il nuovo Remington 105 Cti, che si pone come il primo concreto rinnovamento nei semiautomatici di una fabbrica che dagli inizi del Novecento a oggi si era mantenuta sostanzialmente fedele agli stessi modelli, in modo sempre autoreferenziale.
Gli americani sono tradizionalisti e nazionalisti nel loro approccio alle armi e Remington li ha assecondati con linee, finiture e modelli invariati nel tempo, puntando essenzialmente sulla competitività nel prezzo, sull’efficacia di meccaniche semplici, ben note, che non richiedono un utente esperto e aggiornato ma, piuttosto, una memoria storica famigliare: il figlio usa il fucile del padre e ne acquisterà a sua volta uno uguale o simile, che passerà a sua volta ai figli. Remington, forse più di altri marchi, rappresenta l’America, la sua voglia d’avventura, il suo senso pratico, la sua capacità di adattamento.
Oggi il grande marchio compie un deciso giro di boa e, per meglio festeggiare i cent’anni di produzione di semiautomatici (1905-2005), presenta al mercato mondiale un semiautomatico dai contenuti tecnici inediti, destinato a far discutere: è facile prevedere la creazione di una fazione di fautori della novità, contrapposta a quella della tradizione. Per noi europei il giudizio è certo più sereno: vediamo il fucile per quello che davvero è, per i vantaggi che porta, per i punti di forza che rappresenta, convinti, come sempre, che le grandi soluzioni del passato valgono solo se servono ad andare oltre.

​Lo vedi e lo distingui come un Remington. Anche se la linea dei semiauto attuali tende sempre più a far sì che tutti i modelli si assomiglino, la sagoma tipica Remington, fedele a un disegno originale consolidato da diverse decine d’anni, è immediatamente riconoscibile.
Questa tracciabilità delle origini risponde probabilmente all’esigenza di soddisfare una fidelizzazione consolidata da parte della clientela americana ed è particolarmente strategica in un fucile che, oltre alla linea, non ha più nulla dei vecchi modelli.
Abbiamo parlato di sagoma e, volutamente, non di disegno dell’arma: infatti, osservando il lato destro si coglie immediatamente la mancanza della finestra di espulsione e la presenza di un manettino che scorre in una fessura centrale.
Un semiautomatico con uscita delle cartucce sparate dal lato inferiore del castello colpisce l’immaginario, ma l’espulsione dal basso non è una novità in senso assoluto: fu utilizzata, infatti, dalla Ithaca gun company, con il celebre modello 37 a pompa, che ebbe tra l’altro notevole diffusione negli Stati Uniti.
L’elemento realmente innnovativo è il concetto generale introdotto dal Remington 105 Cti, che non a caso non sostituisce, ma affianca gli storici modelli della Casa americana.

Il nuovo fucile viene accompagnato da una incisiva operazione di marketing che, come è avvenuto in tempi recenti per i principali modelli europei, punta a qualificare l’arma soprattutto per i brevetti e i contenuti esclusivi che la caratterizzano: soluzioni tecniche, estetiche ed ergonomiche.
“Non somiglia a nulla che abbiate visto, provato o sparato”, recita la presentazione americana del nuovo semiauto, passando poi a presentare i punti di forza: leggerezza, grazie al guscio in fibra di carbonio che copre la carcassa realizzata in titanio, alimentazione ed espulsione dal basso, nuovo gruppo di scatto, nuovo calciolo convesso R3 progettato per una riduzione del rinculo del 48% e, infine, valigetta rigida in sintetico omologata per aereo, con chiusura di sicurezza.
Il funzionamento del 105 Cti affida un ruolo chiave al lato inferiore della carcassa e all’elevatore. Tirando all’indietro il manettino, il carrello-otturatore arretra e, attraverso l’apertura di alimentazione, si osserva bene l’elevatore totalmente abbassato in direzione del serbatoio.
Il sistema di caricamento è velocissimo e impegna una sola mano, con grande beneficio in termini di praticità: inserendo la prima cartuccia nel serbatoio, superando con il pollice l’estremità dei rebbi dell’elevatore e sfilando il pollice stesso verso il basso, la cartuccia viene immediatamente alzata verso la camera di scoppio e l’otturatore rilasciato automaticamente. L’elevatore resta posizionato verso la camera interdicendo la salita di ulteriori cartucce e consentendo al tiratore di inserire in serbatoio i colpi restanti in tutta sicurezza.
Si può naturalmente caricare il serbatoio del fucile anche con otturatore in chiusura: in questo caso, al termine dell’operazione, il tiratore preme l’apposito pulsante sul davanti del ponticello rilasciando il carrello-otturatore, il quale nel suo scorrere in avanti, sblocca l’elevatore che preleva la prima cartuccia in serbatoio e la invia in camera di scoppio.

​Il funzionamento, quando si spara, è semplicemente il medesimo: allo sparo l’otturatore arretra velocemente, liberando nuovamente la cucchiaia-elevatore che proietta fuori con forza, dall’apertura di alimentazione sotto il castello, il bossolo sparato. Quando la cucchiaia-elevatore espelle il bossolo, va a ritrovarsi in posizione del tutto abbassata contemporaneamente al movimento di ritorno del carrello, che sblocca la successiva cartuccia in serbatoio e la introduce in camera.
Questa sequenza cinetica si risolve, in realtà, in un tempo fulmineo. A ottenere questa velocità di sparo concorrono lo scorrimento preciso di un carrello-otturatore che opera su binari chiusi posizionati nella parte in titanio del castello e la stabilità di un’arma che non subisce lo sbandamento laterale derivante dall’espulsione del bossolo.
Per scaricare la cartuccia dalla camera (il cosiddetto cut-off) è sufficiente spingere avanti con il pollice, per circa un centimetro, l’ultima cartuccia nel serbatoio (o anche il tappo del serbatoio), aprire a circa metà corsa l’otturatore con il manettino, quindi rilasciare la cartuccia o il tappo e aprire completamente l’otturatore.
Per scaricare il serbatoio, invece, è necessario intervenire dapprima sul pulsante di rilascio dell’otturatore per chiudere l’otturatore, quindi spingere la leva a bilanciere che controlla l’accesso al serbatoio, all’interno della carcassa, per far uscire una cartuccia dalla finestra di caricamento-espulsione. Si procede allo stesso modo per le altre cartucce.
La chiusura è di assoluta sicurezza grazie alla testina rotante dell’otturatore, con due tenoni contrapposti che vanno a impegnarsi nella camera.
Particolare innovativo, il blocco rotante con i tenoni è posto dietro la faccia vera e propria dell’otturatore, che resta stazionaria durante il funzionamento. Solo i tenoni ruotano, in senso orario di 45 gradi, uscendo dalle sedi nella culatta e consentendo, quindi, l’apertura dell’otturatore.
Il sistema a presa di gas è tradizionale, con due fori posti a metà canna che spillano parte dei gas di sparo sviluppati dalla cartuccia e con un pistone a corsa lunga che agisce sul portaotturatore per mezzo di due robuste aste di armamento.
Il tutto è studiato per richiedere una manutenzione minima: “spara di più e pulisci di meno”, è l’invitante slogan proposto da Remington.

Ad alleggerire il rinculo e regolare la velocità dell’otturatore, in combinazione con il Rate controller che agisce sul corpo otturatore, un cilindro oledinamico (Rate reduction system) alloggiato nel calcio.
La calotta della carcassa in fibra di carbonio inserita nella sommità della carcassa in titanio (da cui è trattenuta) è la più rilevante nota di modernizzazione estetica del nuovo Remington: la finitura evidenzia la trama della “pelle” di fibra che conferisce riflessi accattivanti al lato superiore dell’arma, mentre sui fianchi in metallo spiccano in bianco il logo aziendale e la sigla del modello. Le parti metalliche sono tutte sottoposte a trattamento anticorrosivo e antigraffio TriNyte, costituito da nitruri di nichel e zirconio che assicurano la massima resistenza agli agenti atmosferici.
Il gruppo di scatto, definito da competizione dal costruttore, è costituito da un pacchetto facilmente estraibile, solidale con il ponticello. Quest’ultimo è ampio e arrotondato, di disegno tradizionale con sicura passante, ovviamente ambidestra, come l’intera arma. I legni sono di qualità superiore e presentano contenuti tecnici e dettagli di prestigio: come accennato, il calcio è dotato di speciale calciolo R3 ammortizzante, mentre sulla coccia è incastonato un ovale argentato con bassorilievo.
L’asta è forse l’unica parte su cui si poteva fare di più: infatti, il suo profilo, panciuto e compatto, sottrae snellezza a un’arma agile, grintosa e moderna.

Tra le mani i 3.200 grammi del 105 Cti Remington non sembrano pesare: la bilanciatura è buona, l’equilibrio delle masse è tale da rendere l’imbracciatura naturale, ma subito solida e il movimento di brandeggio molto fluido.
L’impugnatura è sicura e l’aquisizione del bersaglio nell’imbracciatura veloce è istintiva: la bindella ventilata è sintetica (carbonio e fibra di vetro), per non influenzare la dilatazione della canna e non aumentarne il peso, con mirino in fibra incastonato e mirino intermedio metallico.
Il modello della nostra prova ha canna di 710 mm (ma è disponibile anche l’allestimento con canna di 660 mm), sovralesata con foratura da 18,67 mm per un’ottimizzazione della rosata e una riduzione del rinculo, predisposta per 3 strozzatori intercambiabili Probore (cilindrico, cilindrico modificato e full) di serie. Siamo andati in pedana con un ventaglio di cartucce notevole per mettere alla prova il Remington 105 Cti in tutte le condizioni: Rc di 24 grammi, Purdey di 28 grammi, Eley Grand Prix di 32 grammi, Remington Express long range di 36 grammi, Remington Nitro di 42 e 53 grammi.
Non è facile, almeno sulle prime battute, eseguire le operazioni di caricamento dell’arma ma, obiettivamente, questo si deve al condizionamento che deriva (ahinoi!) da quarant’anni di familiarità con i semiauto di tipo tradizionale.
Abbiamo iniziato con le 24 grammi, che non sempre sono state in grado di riarmare il secondo colpo: in effetti questo è piuttosto normale in un semiauto che nasce per la caccia e che al massimo può ambire all’impiego nello Sporting. D’altra parte Remington consiglia cartucce superiori ai 28 grammi e a 394 m/sec di velocità iniziale. Dalle 28 grammi in su, invece, tutto regolare, anche con le violente Magnum, sparando in sequenza rapida.
Sensazione alla spalla morbida, sequenza espulsione-riarmo soddisfacente, allineamento costante, con minimo scuotimento anche con le cariche più pesanti. La percussione è costante e molto incisiva.
Abbiamo dovuto fare fronte solo ad un paio di inceppamenti: il primo dovuto alla nostra imperizia nel caricare l’arma nelle fasi iniziali, il secondo da imputare a una cartuccia dal fondello deformato. Il dato saliente che abbiamo rilevato è l’elevata velocità di sparo e di espulsione, al punto che l’occhio umano fatica a percepire l’uscita del singolo bossolo e solo nella sequenza veloce di 3- 4-5 colpi si riesce a cogliere appena il colore delle cartucce sparate in caduta. L’espulsione è centrale in avanti e, non essendo in alcun modo rilevabile dagli occhi del tiratore, non distoglie l’attenzione. In tutto, in due, abbiamo sparato circa 250 colpi, soprattutto con munizioni di 36 e 42 grammi oltre alle Magnum di 53 grammi.

L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – giugno 2006

Produttore: Remington arms company, Remington drive, po box 700, Madison, NC 27025 Usa, fax 00.13.36.54.87.801, www.remington.com
Distributore: Paganini sas, corso Regina Margherita 19 bis, 10124 Torino, tel. 01.18.17.78.60, fax 01.18.35.418, www.paganini.it
Modello: 105Cti
Destinazione: caccia, Sporting
Tipo: fucile semiautomatico
Calibro: 12/76, può sparare tutte le cartucce del 12 a norma Cip che portino una carica di piombo compresa fra 28 e 56 grammi
Funzionamento: a recupero di gas con otturatore a tenoni rotanti Canna: lunga 660 o 710 mm, con bindella ventilata in fibra di vetro e carbonio, predisposte per strozzatori Probore in acciaio
Alimentazione: serbatoio tubolare
Numero colpi: 4 calibro 12/70, 3 calibro 12/76; riduttore a 2 colpi per il mercato italiano
Percussione: cane interno
Materiali: carcassa in titanio, con inserto-coperchio in fibra di carbonio; canna e otturatore in acciaio al carbonio
Mire: mirino incastonato bianco in volata, mirino puntiforme metallico a metà bindella
Sicura: manuale a traversino sul ponticello, reversibile
Calciatura: a pistola, in noce americano con ovale argentato in bassorilievo incastonato sulla coccia e calciolo speciale morbido antirinculo R3
Lunghezza totale: 1.250 mm con canna di 710 mm
Lunghezza calcio: 360 mm, piega naso/tallone (di fabbrica) 36,5/55
Peso: 3.200 g (con canna di 660 mm)
Accessori: valigetta omologata in materiale sintetico, kit di 3 strozzatori (cyl-improved, cyl-modified e full) e chiave