Un atto eccessivo e irregolare

Il comparto ha inviato le proprie osservazioni al ministero, eccependo forti criticità formali e sostanziali Le associazioni e federazioni sportive del settore hanno presentato lo scorso 26 aprile al prefetto Gambacurta le osservazioni in merito all’evoluzione del regolamento sui poligoni privati che, pur in assenza di una bozza completa e definitiva, si preannuncia mortale per molte attività oggi estesamente praticate in Italia, come Tiro dinamico e Tiro a lunga distanza. Da quanto emerge finora, il documento con le osservazioni conterrebbe eccezioni sia sul contenuto del regolamento così come lo vorrebbe il ministero, sia sulla correttezza della procedura esperita per realizzarlo. Infatti, il comparto avrebbe innanzi tutto eccepito nei confronti del ministero il mancato rispetto delle indicazioni fornite dal senato (cosa per la quale è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare), malgrado tali indicazioni rivestissero la forma dell’atto vincolante di indirizzo. Il regolamento, quindi, così come concepito dal ministero, risulterebbe illegittimo sotto questo punto di vista.
Per quanto riguarda, invece, il merito dei contenuti dello schema di regolamento, il comparto avrebbe in particolare sottolineato come manchi del tutto una concreta valutazione dei rischi effettivi dello svolgimento delle attività di tiro (rischi in verità bassissimi, più bassi di quelli di una qualsiasi altra attività sportiva malgrado l’impiego di armi) e che, di conseguenza, le norme contenute nella bozza siano del tutto sproporzionate proprio perché, invece di fornire una base minima comune volta a ridurre rischi determinati, si proponga di rendere impossibili incidenti derivanti da una generica pericolosità intrinseca delle armi, dando però, così, vita a un complesso di prescrizioni semplicemente inattuabili. Il comparto ha anche sottolineato quali sarebbero le conseguenze (drammatiche) nel caso di una approvazione del documento così come (si presume) impostato, sotto forma di perdita di posti di lavoro, perdita economica diffusa a tutto il settore (non solo, quindi, campi di tiro in senso stretto, ma anche armerie e quindi industria) e perdita di competitività sportiva nei confronti degli altri Paesi, a fronte di una pericolosità effettiva dell’attività sportiva in questione, vicina allo zero.
Il ministero dovrebbe dare riscontro al documento del comparto nella giornata di oggi, non è però sicuro che questo riscontro preveda un ulteriore incontro con i rappresentanti del settore.