Qs armi 102 Kp calibro 7 mm Penna

La storia che vi raccontiamo non può che cominciare dal calibro, il 7 mm Penna: presentato sulle pagine della nostra rivista nell’ormai lontano 2004, è un piccolo pezzo di made in Italy che oggi, grazie a un’arma per difesa “costruita intorno a lui”, per parafrasare una nota reclame, ha i numeri per emergere sul mercato internazionale. La gamma si articola su tre modelli fondamentali, denominati Fs 120, 1…

La storia che vi raccontiamo non può che cominciare dal calibro, il 7 mm Penna: presentato sulle pagine della nostra rivista nell’ormai lontano 2004, è un piccolo pezzo di made in Italy che oggi, grazie a un’arma per difesa “costruita intorno a lui”, per parafrasare una nota reclame, ha i numeri per emergere sul mercato internazionale. La gamma si articola su tre modelli fondamentali, denominati Fs 120, 102 Kp e 94 Cc. Le cifre che caratterizzano i nomi dei modelli non sono casuali, ma rappresentano la lunghezza della canna in millimetri. Le lettere, invece, rappresentano l’acronimo delle denominazioni Full size (Fs), Kriminal police (Kp), Concealed carry (Cc). Così, la prima è una vera e propria full size destinata al porto in fondina esterna e al tiro informale in poligono (c’è anche in versione classificata sportiva), l’ultima è una compatta per il porto occulto e quella di mezzo, la 102 Kp oggetto della nostra prova, rappresenta la via di mezzo che consente il miglior compromesso tra compattezza e capacità di precisione nel tiro mirato. Per chi si fosse perso il primo capitolo di questa avventura (Armi e Tiro, dicembre 2004), ricordiamo che il “sistema” 7 mm Penna si basa su una chiusura labile, o a massa, con canna fissa. È il bossolo, dotato di pareti dallo spessore eccezionale, a contribuire attivamente alla chiusura (tanto che il suo ideatore parla di una chiusura “metainerziale”), consentendo di gestire velocità e pressioni robuste con un peso del carrello e una durezza delle molle cinetiche ridotti. Il vantaggio è duplice: da un lato, senza dover prevedere blocchetti oscillanti, bielle o piani inclinati sotto la camera di cartuccia tipici di un sistema a corto rinculo di canna, si può avere un asse di quest’ultima molto basso, a tutto vantaggio del controllo del rilevamento; dall’altro, si ottiene una notevole semplificazione meccanica a tutto vantaggio dell’affidabilità.

 

L’ impianto di partenza è lo schema della Government 1911 che, però, è rivisto e aggiornato in modo da risultare quasi irriconoscibile. Il castello in Ergal 7075 è infatti leggermente ispessito e, invece di essere forato sui due lati dell’impugnatura, è pieno. Le zone centrali, però, sono fresate per consentire l’applicazione, con speciali resine, di pannelli in radica di noce. Questo sistema ha consentito di avere uno spessore massimo di appena 25 millimetri, di pochissimo superiore a quello di una “vera” Government senza guancette. Per il porto occulto, in effetti, a nostro avviso una riduzione di spessore di 5 millimetri è molto più importante, ai fini del comfort e della dissimulabilità, di 2 o anche 3 centimetri di lunghezza di canna (e carrello) in meno. In alternativa è possibile richiedere l’applicazione di pannelli in alluminio o altro materiale grippante. Il fusto è di tipo lungo (il dust cover si prolunga fino all’estremità anteriore del carrello) ed è compatibile con le componenti Sti (nota azienda statunitense con la quale Qs ha avviato un rapporto di stretta collaborazione). Il front strap è zigrinato a cuspidi fini, così come il dorsalino piatto e l’estremità inferiore, maggiorata, della sicura automatica dorsale, che funge anche da elsa. Quest’ultima è larga, ma piuttosto corta: giusto, perché il rilevamento del 7 mm Penna è a dir poco modesto e, in compenso, una “pinna” dorsale troppo accentuata avrebbe comportato interferenze con il cane nelle procedure di armamento e disarmo. Il pulsante dello sgancio del caricatore (semi-bifilare, della capacità di 12 colpi) è zigrinato anch’ esso e non è reversibile, il grilletto è del tipo lungo, in alluminio, alleggerito con tre fori trasversali e dotato di grano per la regolazione manuale del collasso di retroscatto. La canna, come detto, è lunga 102 millimetri, pari ai 4 pollici yankee: ha un generoso diametro esterno, responsabile dell’assetto correttamente appruato dell’arma allo sparo. Il gruppo di recupero è costituito da due molle coassiali, a spirali contrapposte, avvolte intorno a un’asta guidamolla a tutta lunghezza. Nella parte anteriore, le molle contrastano con un tubetto che si innesta nel carrello. Manca il classico bushing in stile Colt 1911A1. Il carrello ha forma prismatica con gli spigoli attentamente arrotondati. È lungo quanto il fusto e presenta una finestra di espulsione ampia e praticamente simmetrica sui due lati. L’ espulsione è assicurata da una robusta unghia esterna, non è presente la classica sicura al percussore, perché sostituita da qualcosa di più sofisticato. L’aspetto più innovativo dell’arma è, in effetti, il sistema di scatto, che è stato battezzato Sfs (Safe fast shooting). Si tratta di una normale Singola azione che, però, in virtù di alcuni accorgimenti, consente il porto in completa sicurezza. La fase iniziale della procedura non comporta sorprese: scarrellando, si inserisce il colpo in canna e si arma il cane.

 

Qui però viene il bello: con il pollice, si spinge semplicemente il cane in avanti, provocandone l’abbattimento quasi completo. Questo perché, tra il cane e la faccia posteriore del carrello (appena sotto la coda del percussore), si interpone una piastrina in acciaio, concettualmente simile alla sicura dei revolver Smith & Wesson, che impedisce fisicamente il contatto con il percussore e, quindi, la partenza del colpo. Il movimento in avanti del cane, comandato dal pollice, provoca in automatico la rotazione verso l’alto della sicura manuale a leva, ambidestra. Così facendo, si blocca anche il carrello. L’ arma è così tecnicamente carica, ma anche impossibilitata a far partire il colpo anche a causa di urti accidentali di forte entità. Tuttalpiù, sarà il cane a rompersi, ma senza raggiungere la coda del percussore. Per ripristinare la condizione di fuoco, nulla di più semplice: si abbassa la leva della sicura manuale e il cane scatta all’indietro, in posizione di armamento. Non resta che premere il grilletto. Per chi lo preferisce, è naturalmente possibile portare il cane sulla prima monta con sicura disinserita, ma avendo a disposizione un siffatto sistema l’utilizzo della prima monta è da considerarsi più che altro una misura precauzionale nel caso si intenda abbattere il cane ponendo la molla cinetica in posizione di riposo. Le finiture ci sono sembrate di livello medio-alto: in alcuni punti non soggetti a lavoro sono infatti visibili segni di lavorazione, ma le superfici funzionali sono ben tirate e le tolleranze ridotte, soprattutto a carico delle guide di scorrimento del carrello. Il fusto è protetto da un profondo (40 micron) procedimento di ossidazione che conferisce una colorazione bronzea sulla quale spiccano in modo accattivante i comandi e il back strap, neri; il carrello è sottoposto a un trattamento alle nanoceramiche che conferisce un color grigio opaco.

 

In alternativa al carrello in acciaio, è disponibile la versione 120 Am (Air marshal) con carrello in Ergal, ottimizzato sulla munizione 7 Penna Uhs (Ultra high speed) con palla in lega di alluminio, che consente un risparmio ponderale di ben 130 grammi (630 contro 810 grammi il totale dell’arma nelle due configurazioni). Gli organi di mira sono improntati alla massima funzionalità: sono prodotti dall’italiana Lpa e sono costituiti da un mirino a rampa innestato su una coda di rondine longitudinale e bloccato con un grano Allen e da una tacca di mira tipo Novak innestata su coda di rondine laterale e bloccata con due grani Allen. Entrambi gli organi di mira presentano riferimenti 3-dot system per la collimazione istintiva. La versione full size da tiro è equipaggiata invece di un mirino con riferimento in fibra di colore rosso vivo e può essere dotata di tacca di mira regolabile. Lo scatto è risultato piuttosto pulito, con ingaggio netto del secondo tempo, privo del collasso di retroscatto (azzeccata, quindi, la regolazione del grano) e di peso, a nostro avviso, poco superiore al chilogrammo.

Abbiamo sparato alcune decine di colpi a distanze variabili tra i 7 e i 25 metri, sia in tiro rapido sia mirato, allo scopo di assimilare le impressioni sull’arma. Le cartucce commerciali sono fornite dall’azienda con due tipologie di palla: convenzionale, in lega di piombo ramata (tipo Gold) del peso di 69 grani, e monolitica in lega di alluminio con concavità apicale (ma non è una hollow point), denominata Uhs (Ultra high speed), del peso di soli 15 grani. Questo micro-missile ha raggiunto, sulle barriere del nostro cronografo, una velocità di oltre 650 metri al secondo (ma arriva anche a mille in canna manometrica), con un rinculo pari a quello di un .22 long rifle. L’efficacia terminale alle distanze mediobrevi è massima, ma dato il peso ridotto della palla, la perdita di velocità è immediata e, quindi, la lesività cala drasticamente risultando praticamente nulla già prima dei 50 metri. Ideale per l’utilizzo difensivo in contesto urbano, considerando soprattutto che in caso di urto contro superfici dure (muri, pavimenti) la decelerazione improvvisa porta in pratica alla sublimazione del materiale, senza alcun rischio di rimbalzi. Abbiamo testato concretamente quanto stiamo dicendo, sparando contro una delle pareti laterali del poligono con impatto obliquo di circa 30 gradi. Il proiettile si è in pratica disintegrato, è stato recuperato solo un sottile guscio di lamierino di alluminio a pochi centimetri di distanza, posato sul pavimento.

 

Più “normale” il comportamento delle munizioni convenzionali, che a due metri circa dall’arma hanno erogato la rispettabile velocità media di 338 metri al secondo, con energia di quasi 27 chilogrammetri. Per verificare le ulteriori potenzialità del calibro abbiamo allestito due ricariche, una con polvere Pefl 20 e l’altra con Vectan Sp8: nel primo caso, 4,5 grani di propellente hanno consentito di sfiorare i 380 metri al secondo, nel secondo abbiamo abbondantemente superato i 400 metri al secondo ma, nello stesso tempo, abbiamo anche superato i limiti pressori Cip previsti per il calibro (2.500 bar di esercizio, 2.875 massimi di picco). Per questo motivo, preferiamo non indicare il dosaggio impiegato. Sta di fatto che anche queste “bombette” hanno restituito bossoli praticamente nuovi, solo l’innesco palesa un leggero appiattimento che, però, è ben lungi dal mettere in allarme. Il maneggio dei comandi è agevole: il particolare profilo del cane (alleggerito) consente sia l’ armamento manuale sia, soprattutto, il peculiare disarmo senza alcuna esitazione. Lo spessore laterale delle leve della sicura manuale rappresenta un buon compromesso tra contenimento degli ingombri e facilità di utilizzo. Non ci è piaciuta, per contro, la zigrinatura della parte inferiore della sicura dorsale, perché rende più difficoltosi gli aggiustamenti che si possono richiedere al palmo della mano passando dalla fase di estrazione rapida a quella di tiro.

 

Questione di gusti personali, naturalmente, così come è questione di gusti desiderare una leva dell’hold open che blocchi in apertura il carrello automaticamente con lo sparo dell’ultimo colpo, mentre quella in dotazione, per precisa scelta aziendale, blocca il carrello solo se azionata manualmente. In ogni caso, è disponibile come accessorio l’hold open tradizionale. Le reazioni allo sparo sono contenute e per nulla fastidiose: anche un neofita è in grado di trovarsi subito in confidenza con l’arma e la morbidezza del rinculo e la quasi totale assenza di rilevamento aiutano a non “temere” il calibro. Solo con le ricariche più sostenute abbiamo avvertito una certa secchezza dell’urto a fondo corsa del carrello, ma anche in questo caso le reazioni si sono scaricate prevalentemente sotto forma di rinculo, piuttosto che di rilevamento. Con le Uhs in alluminio il botto è consistente e davanti alla volata si manifesta una coreografica palla di fuoco che può risultare abbagliante nella semioscurità. Tarate a 7 metri dal produttore, le mire sono risultate perfettamente “giuste” anche a 25 metri, a dimostrazione del fatto che la traiettoria è suff icientemente tesa da non richiedere alcuna correzione. Le capacità di raggruppare i colpi ci sono sembrate più che buone con le palle convenzionali (tanto nelle cartucce commerciali quanto nelle ricaricate), le Uhs in alluminio hanno allargato leggermente ma sempre su livelli più che accettabili, considerando oltretutto i 4 pollici di canna.

 

SCHEDA TECNICA

Produttore: Qs armi, via sant’Agostino 9, 23892 Bulciago (Lc), tel. 031.86.24.948, fax 031.86.11.86, www.qsarmi.biz

Modello: 102 Kp

Tipo: pistola semiautomatica

Calibro: 7 mm Penna (7×23)

Funzionamento: chiusura meta-inerziale

Alimentazione: caricatore bifilare

Numero colpi: 12 Canna: lunga 102 mm, rigatura a sei principi destrorsi con passo di un giro in 254 mm

Lunghezza totale: 200 mm

Spessore: 25 mm (33 le sicure)

Scatto: Singola azione Sfs (Safe fast shooting)

Percussione: cane esterno

Sicure: ambidestra a leva sul fusto, si inserisce con abbattimento manuale del cane; automatica all’impugnatura; automatica al percussore tipo transfer bar

Mire: mirino fisso, tacca di mira Lpa tipo Novak innestata a coda di rondine

Materiali: fusto in Ergal 7075, carrello in acciaio Thyssen 2311, guancette in radica di noce Finiture: ossidazione color bronzo per il fusto, nanoceramiche per canna e carrello

Numero del catalogo nazionale: 17.574 (arma comune)

Peso: 810 grammi

Garanzia: 5 anni

Prezzo: 1.925 euro, Iva inclusa