Obama è frustrato

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato in una intervista alla Bbc la propria frustrazione per non essere ancora riuscito a far passare al Congresso una legge “di buon senso” per il controllo delle armi, “anche davanti ai ripetuti omicidi di massa”

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato in una intervista alla Bbc la propria frustrazione per non essere ancora riuscito a far passare al Congresso una legge “di buon senso” per il controllo delle armi, “anche davanti ai ripetuti omicidi di massa”. A proposito di omicidi di massa, giovedì scorso in un cinema di Lafayette, in Louisiana, un uomo di 58 anni ha aperto il fuoco in modo apparentemente casuale, uccidendo due persone e ferendone altre sette, prima di togliersi a sua volta la vita.

Ovviamente tale drammatico evento è servito a ridare fiato alle associazioni proibizioniste, in particolare Mother Jones, la quale ha evidenziato come dal 1982 a oggi si siano verificate 71 uccisioni di massa negli Stati Uniti e che nei tre quarti dei casi siano state utilizzate armi legittimamente detenute. L’indagine ha anche evidenziato come la stragrande maggioranza degli autori di questi efferati crimini fosse affetta da problemi mentali e in molti casi avesse dato chiari segni di squilibrio anche prima di compiere il massacro.

 

Proprio prendendo spunto da questi importanti dati statistici, occorre fare una considerazione fondamentale, che vale tanto per gli Stati Uniti, quanto per l’Italia: non ha alcun senso, né alcuna utilità, stare a baloccarsi con l’aspetto esteriore delle armi, la capacità del caricatore o altre fisime del genere, l’unico elemento fondamentale per garantire la sicurezza di tutti i cittadini e nello stesso tempo il diritto a possedere legittimamente armi (che negli Usa è costituzionalmente garantito), è porre la massima attenzione all’analisi dei requisiti di chi intende acquistare armi, sia dal punto di vista dei precedenti penali, sia dal punto di vista dell’anamnesi psicofisica. E questo, restringendo il campo più prettamente alla situazione italiana, può essere fatto efficacemente solo con il coinvolgimento attivo dei medici di base, cioè dei medici di famiglia, che sono gli unici a conoscere meglio di chiunque altro le caratteristiche dei propri pazienti, eventuali terapie psicofarmacologiche e altri problemi eventualmente ostativi alla concessione del porto d’armi.