Ma quale deterrenza?

La posizione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in merito alle misure di contrasto ai furti in appartamento, sembra puntare prevalentemente sull’inasprimento delle pene per questo tipo di reati, in modo che la prospettiva del carcere funga da deterrente. Ma servirà a qualcosa? Secondo noi, assolutamente no.

La posizione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in merito alle misure di contrasto ai furti in appartamento, sembra puntare prevalentemente sull’inasprimento delle pene per questo tipo di reati, in modo che la prospettiva del carcere funga da deterrente. Ma servirà a qualcosa? Secondo noi, assolutamente no. Vediamo perché.

 

Il numero di furti denunciato in Italia nel 2014 è stato di oltre 251 mila, con maggior concentrazione nelle città di Milano, Torino e Roma. Secondo il rapporto fornito dall’Osservatorio nazionale per la sicurezza dei cittadini italiani, negli ultimi anni l’incidenza dei furti è aumentata del 170 per cento, ma il dato drammaticamente più significativo è che, a fronte appunto di 251 mila furti denunciati, solo 3.600 sono stati gli arresti, pari cioè all’1,4 per cento. La logica conseguenza è che, anche prevedendo per i furti in appartamento pene corrispondenti a quelle per l’omicidio volontario o il sequestro di persona, comunque l’effetto deterrente è pressoché nullo, in quanto la percentuale di ladri arrestati dalle forze dell’ordine è talmente bassa che, comunque, la percezione relativa a questo reato è, in concreto, quella di una impunità pressoché assoluta.

Secondo noi, quindi, l’eventuale inasprimento delle pene previste non può in alcun modo essere alternativo a una generale revisione delle “regole d’ingaggio” per la legittima difesa.