Lo sgambetto sulla retroattività per le A6, A7 e A8

Il testo di recepimento della direttiva effettivamente votato dal Consiglio dei ministri è leggermente diverso da quello diffuso il giorno prima: per A6, A7 e A8 la differenza rischia di essere pesante Il grido d'allarme lo ha lanciato il Comitato direttiva 477, e possiamo confermare che c'è un problema non da poco: il testo dello schema di recepimento della direttiva 2017/853 votato dal Consiglio dei ministri l'11 maggio presenta lievi differenze rispetto a quello finora diffuso, datato 10 maggio. Differenze lievi, sì, ma purtroppo assai significative per quanto riguarda i possessori delle armi che ricadranno nelle categorie A6 (demilitarizzate), A7 (semiauto con caricatori "maggiorati") e A8 (armi lunghe riducibili a una lunghezza inferiore a 60 cm con il ripiegamento o lo smontaggio del calcio, mantenendo la funzionalità). In sostanza, rispetto alla prima stesura dello schema, si è deciso (come avevamo temuto in tempi non sospetti) di introdurre l'obbligo di iscrizione a una federazione sportiva non già dall'entrata in vigore del decreto legislativo, bensì dall'entrata in vigore della direttiva europea, vale a dire dal 13 giugno 2017 anziché dal 14 settembre 2018. Questo significa, in pratica, introdurre nell'ordinamento giuridico nazionale una norma che ha valore retroattivo. E la cosa è particolarmente grave (al punto da essere a rischio incostituzionalità) in particolare per le armi della categoria A8, per le quali dopo l'entrata in vigore del decreto non sarà più ammessa la commercializzazione… ma sempre retroattivamente al 13 giugno 2017! Per di più non è chiaro cosa dovrebbero fare a questo punto coloro i quali le hanno comprate tra il 13 giugno 2017 e il 14 settembre 2018: le dovrebbero rottamare? Ma in tal caso la Costituzione prevede l'obbligo di congruo indennizzo! E poi, quali armi sono A8? Bisognerebbe che il Banco riesaminasse centinaia di modelli di armi per capire se togliendo il calcio si scenda sotto i 60 centimetri mantenendo l'utilizzabilità. Rischia di essere una mattanza… Rispetto alla prima stesura dello schema, la versione approvata dal consiglio dei ministri prevede un ulteriore aggravamento delle conseguenze in caso di dichiarazione mendace sull'obbligo di informare i conviventi maggiorenni del fatto che si è richiesta una autorizzazione in materia di armi: oltre al rischio di vedersi ritirare il porto d'armi (già presente nella prima stesura), risulta aggiunta una pesantissima sanzione pecuniaria, tra 2 e 10 mila euro.
Positiva, invece, la modifica della questione relativa alla rottamazione delle armi: i relativi costi non ricadranno su cittadini e armerie, bensì sarà previsto un fondo annuo di 300 mila euro.
Nella nuova stesura è anche prevista una precisa copertura finanziaria per gli oneri relativi all'istituzione del sistema informatico di tracciabilità, consistenti in 500 mila euro per il 2018, un milione per il 2019 e 300 mila euro dal 2020 in avanti.

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