Le contestazioni alle (zelanti) proposte del ministero

Ecco i punti critici dello schema di decreto legislativo recante “Attuazione della direttiva 2008/51/CE, che modifica la direttiva 91/477/CEE, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi”, proposto dal ministero dell’Interno.

Ecco i punti critici dello schema di decreto legislativo recante “Attuazione della direttiva 2008/51/CE, che modifica la direttiva 91/477/CEE, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi”, proposto dal ministero dell’Interno:

– Aumentano le pene. In particolare per piccoli reati relativi a coltelli e altri oggetti e poi viene vietato il porto di armi a salve senza tappo rosso (l’Italia sarebbe l’unico Paese al mondo). Cosa c’entra con la direttiva?

– Perché dover comunicare ai parenti che si è comperata un’arma? Con quale logica? Fino a che grado, anche ai minori? Si dovrebbe invocare un sacrosanto diritto alla privacy.

– Prescrivere il certificato medico ogni sei anni per detenere armi, quando non si chiedono licenze di porto, vuol dire farle cedere definitivamente alla maggior parte dei detentori, sportivi, collezionisti e non. Allo stesso modo se saranno prescritti obblighi di custodia ancora sconosciuti, ma che saranno elevatissimi, considerando che le forze di polizia non sono in grado di difendere il territorio.

– Licenza per la ricarica. Non si sa come verrà regolata perché ci penserà un regolamento a discrezione di qualche solerte funzionario che difficilmente potrà essere in grado di capirci qualcosa. La ricarica è forma di risparmio e sopraffino esercizio di tecnica per numerose gare agonistiche e per la caccia di selezione. Norma persino contraria alla Costituzione.

– Gli armieri devono conservare il registro di Ps per 50 anni. Chi lo conserva? Gli eredi? Non è detto che siano titolari di licenza di ps soggetti alle questure.

– Licenza per i poligoni. Non si dice come sarà regolata perché ci penserà un regolamento a discrezione di funzionario. Norma persino contraria alla Costituzione. Va bene essere regolati da leggi, ma essere alla mercè e alla “discrezione” del primo funzionario che capita al ministero, è veramente troppo. Le federazioni potranno gioire, gli appassionati no. E le gare che si organizzano da cacciatori per manifestazioni speciali in terreno libero e su licenza del sindaco? Vogliamo cancellare sempre tutto?

– Viene mantenuto il divieto tutto italiano del 9 parabellum: non è calibro da guerra, ma i privati non possono avere le munizioni che usa la polizia: l’Italia è l’unico paese europeo in cui si crede che ciò serva!

– Softair: disposizioni deliranti impediscono di importare questi strumenti non prodotti in Italia; tutto l’articolo introduce limiti stravaganti che di fatto eliminano dal mercato ogni arnese a forma di pistola, anche se non necessita di alcuna licenza di pubblica sicurezza.

– Strali anche contro i giocattoli riproducenti armi, ribattezzati “strumenti”: se realizzati in metallo dovranno avere la canna completamente ostruita (fin qui nulla di nuovo) e, udite udite, dimensioni inferiori del 20 per cento rispetto all’originale. Stupidaggine colossale. E quelle in circolazione?

– Le armi bancate all’estero dovranno comunque passare dal Banco di prova italiano per “la verifica della esatta corrispondenza al prototipo o esemplare iscritto nel Catalogo nazionale”. Va bene il protezionismo, ma qui ci sono oneri intollerabili e inutili a carico degli importatori.

– Parti di armi: vengono introdotte le “parti di cui può essere composto il fusto”. Dio solo sa che cosa sono e che cosa ne capiranno i commissari di ps; rimane invece il caricatore che la direttiva cancella. Tutto l’articolo è scritto in modo confuso in modo che non si capisca che invece di applicare la direttiva, la vìola.

– L’Italia già definisce in modo sufficientemente preciso la tipologia delle armi, le parti che le compongono (caricatore compreso, quando in altri Paesi questa non è parte d’arma), inoltre dà specifiche indicazioni sull’uso degli strumenti per segnalazione e la disattivazione o la produzione di riproduzioni d’armi prevede già che queste siano prodotte in modo da non poter essere trasformate in armi vere e proprie. Così per le munizioni. Di armi e munizioni è sempre e da decenni assicurata la tracciabilità. Non si capisce, poi, cosa dovrebbe avere a che fare il catalogo nazionale delle armi con la tracciabilità di queste ultime (visto tra l’altro che il catalogo è unico tra le legislazioni europee, per fortuna degli altri Paesi).

– Ben venga un’informatizzazione seria, ma lo Space presentato con enfasi dal ministero non lo è. Tutte le ditte, armieri e armerie potranno presto anche essere collegati a un’unica rete alla quale accedendo si potranno avere informazioni sulle armi e munizioni vendute, il calibro, il compratore, ecc. Ma prima si dovrà informatizzare l’intero Paese, comandi dei carabinieri di paese compresi.

Si scrive che “Dall’attuazione della delega di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica“, e allora come si giustificano collegi di esperti psicologi, medici e altro, per stabilire se a un tiratore possa o meno essere rilasciata una licenza? Senza contare che nei confronti dei cacciatori (in particolare quelli anziani) le posizioni ideologiche anticaccia dei membri dei collegi o dei medici, per esempio, potrebbero inficiare i giudizi. La psicologia non è in grado di prevedere i raptus, la nevrosi, né certe malattie mentali. Figuriamoci!