Le conclusioni (discutibili) di Field & Stream…

La rivista statunitense “Field & Stream” ha condotto alcune prove presso i laboratori balistici della ditta Federal, con l’intenzione di sfatare alcuni miti sulle cartucce spezzate. Non riuscendovi al 100%…

La rivista statunitense “Field & Stream” ha condotto alcune prove presso i laboratori balistici della ditta Federal, uno dei maggiori produttori mondiali di munizioni, i cui risultati sono stati pubblicati on-line con il titolo altisonante “La verità sul munizionamento per l’anima liscia; la risposta a 6 interrogativi sul campo di tiro ad alta tecnologia della Federal”.

Grazie all’impiego della fotografia ultrarapida, è stato ad esempio possibile misurare la lunghezza dello sciame di pallini del n° 6 (diametro di 2,8 mm intermedio tra le nostre numerazioni 6 e 5) alla distanza di circa 18 metri, per una carica di 20 grammi nel calibro .410 a 345 m/sec e per una carica da 25 grammi nel calibro 20 a 370 m/sec.

Le lunghezze rilevate sono state di 1,20 m per il calibro 20 e 1,70 m per il calibro 410; si tratta di dati molto interessanti, che però danno luogo alla banale conclusione dell’articolista, Phil Bourjaily, circa la superiorità del 20 sul 410, conclusione che ricorda tanto il tormentone “ti piace vincere facile?”, o le lapalissiane affermazioni del compianto Catalano della premiata ditta Arbore & c.

Al di là dei valori misurati, di indiscutibile valore scientifico, le modalità di prova appaiono alquanto disomogenee, per la diversità delle grammature e delle velocità iniziali, che conduce a differenze nella penetrazione e nella densità di rosata: avrebbe avuto più senso un confronto, a parità di grammatura e di velocità iniziale, tra il 28 e il 410.

Per il resto, sono state analizzate e confrontate le prestazioni di altri caricamenti commerciali (tutti ovviamente prodotti dalla Federal). Gli Steel Black cloud di 35 grammi del n° Bb (diametro di 4,6 mm prossimo alla nostra numerazione 4/0 da 4,5 mm) in bossolo di 76 mm a 440 m/sec e di 43 grammi nel bossolo da 89 mm a 455 m/sec (con sciame lungo rispettivamente 1,05 m e 1,25 m). Poi la grammatura di 28 grammi di piombo del n° 7 1/2 (diametro di 2,4 mm identico alla nostra numerazione 7 1/2), nel calibro 20 a 355 m/sec e nel calibro 12 a 375 m/sec (con sciame lungo rispettivamente 1,45 m e 1,40 m). La grammatura di 32 grammi in caricamenti Steel del n° 3 (diametro di 3,6 mm prossimo alla nostra numerazione 2 da 3,5 mm) a 490 m/sec (verosimilmente in bossolo di 76 mm), e Lead del n° 6 a 460 m/sec (con sciame lungo rispettivamente 1,40 m e 1,55 m). I caricamenti in bossolo da 76 mm con 15 pallettoni del n° 00 (con diametro di 8,4 mm, prossimo alla nostra numerazione 11/0 da 8,6 mm), nelle versioni con ramatura superficiale e buffer a 335 m/sec, e in piombo nero senza buffer a 370 m/sec. Le cariche da tacchino in bossoli di 76 mm e in piombo n° 5 (diametro di 3,1 mm identico alla nostra numerazione 2), con 50 grammi a 395 m/sec e 57 grammi a 350 m/sec.

Alcune conclusioni appaiono scontate, altre come già detto discutibili per le modalità di prova disomogenee, ma ciò potrebbe essere imputabile unicamente alla gamma di caricamenti disponibili per il confronto; nulla viene detto, invece, circa il diametro dello sciame, che pure è importante ai fini della densità di rosata. Infine, come “bonus”, l’ulteriore risposta all’interrogativo circa l’importanza della lunghezza dello sciame dei pallini. Estrapolando a 36 m i dati di lunghezza registrati nelle prove, viene contraddetta l’ipotesi dell’esperto Bob Brister, che nel 1976, tirando su un bersaglio montato su un veicolo in movimento alla velocità del volatile, aveva previsto una perdita di densità nella rosata di circa il 30% nel caso di volo sopraggiungente al traverso con velocità di 18 m/sec, asserendo inoltre che uno sciame più lungo avrebbe compensato gli errori di un anticipo eccessivo. La conclusione è che lo sciame più lungo comporta una maggiore percentuale di pallini più lenti e meno energetici, che in ogni caso la perdita di densità nella rosata raggiunge appena il 5%, e che le probabilità di compensazione degli errori con i pallini di coda è praticamente nulla. Si può affermare, invece, che la densità di rosata misurata da Bob Brister solo apparentemente è inferiore, perché calcolata su una superficie che, nel moto relativo del bersaglio rispetto allo sciame, risulta obliqua e, dunque, superiore rispetto a quella del bersaglio fermo.

In realtà, se l’anticipo è quello giusto e la distanza di tiro è quella giusta, con i correnti valori di velocità di volo e di velocità residua, anche con sciami lunghi l’intero bersaglio rimane esposto a tutti i pallini corrispondenti alla densità spaziale dello sciame, ed è solo questa a condizionare l’esito del tiro.

Se, infatti, la distribuzione spaziale non è uniforme, il volatile si muoverà obliquamente attraverso uno sciame ricco di spazi vuoti, riuscendo più facilmente a farla franca svicolando fortunosamente tra questi, dando l’impressione di una padella.

(Roberto Serino)

Per chi se la cava con la lingua inglese, risulterà interessante la lettura dell’intero articolo, e dei commenti dei lettori statunitensi, la pagina è disponibile al link: http://www.fieldandstream.com/articles/hunting/2013/08/truth-about-shogun-ammo?src=SOC&dom=fb