Le armi della Real fabbrica di Mongiana

Il libro di Roberto Avati riscopre l’antica fabbrica d’armi dei Borbone, un centro di produzione armiera d’eccellenza che fu dimenticato dopo l’Unità d’Italia

Presso la sala conferenze dell'Archivio di Stato di Reggio Calabria, è stato recentemente presentato il libro “Le armi della Real fabbrica di Mongiana” dell’ingegnere Roberto Avati. Il paese, in provincia di Vibo Valentia, fu fondato nel 1771, sul colle Cima, come residenza per gli operai delle Reali Ferriere e della Fabbrica d'Armi impiantatavi dai Borbone. La fabbrica (nella foto quello che rimane oggi) riusciva ad occupare fino a 2700-2800 persone e produceva il famoso fucile da fanteria modello “Mongiana”, in dotazione all’esercito napoletano. 

 

Il libro riscopre un'attività industriale quasi completamente scomparsa con l'Unità d'Italia. Divenuta comune nel 1852, Mongiana dovette infatti  subire le pesanti conseguenze dell'Unificazione, che culminarono con la chiusura delle industrie siderurgiche. Oggi Mongiana è una caratteristica località immersa tra i boschi e attraversata da ricchi corsi d'acqua e sorgenti oligominerali. 
L'autore del volume, che vive a Polistena, racconta del più moderno stabilimento armiero del Regno delle Due Sicilie che produceva parti lavorate o semilavorate per le armi da fuoco, proiettili, ancore e tutto ciò che poteva servire per armare l'esercito. Il lavoro di ricerca archivistica condotto con cura e passione permette di conoscere non solo le vicende della Fabbrica, ma anche quelle delle armi realizzate dagli artigiani che lavorarono a Mongiana sia durante il periodo pre-unitario che negli anni immediatamente successivi. Avati ha ritrovato fucili e pistole provenienti dallo stabilimento calabrese, oggi detenute da musei o da privati in Calabria o in altre parti d’ Italia 
Il libro contiene anche immagini e documenti inediti che ripercorrono non solo le raffinate tecniche di produzione delle armi, ma ampie notizie sulle modalità per riconoscerne progettisti ed autori. Un'attenzione particolare è rivolta ai punzoni e alle iniziali che si trovano sulle armi prodotte nella Fabbrica, e l'autore è riuscito a sciogliere molti interrogativi dei collezionisti e dei ricercatori di armi napoletane.  Nel panorama degli studi sul nostro passato industriale l’opera di Avati ha una caratterizzazione fin qui poco conosciuta che ne farà un testo importante di riferimento per ogni studio sull’ argomento.