Las Vegas: 4 voci fuori dal coro

Silvana De Mari, Davide Rondoni, Stefano Maullu e Alfredo Mantici: esistono una cultura e una politica in grado di ragionare in modo più obiettivo nel dibattito sul controllo delle armi. Nel coro di voci e pareri, molto spesso a sproposito, circolati in questi giorni su giornali e televisioni, ecco invece quattro punti vista più obiettivi sulle armi. Vale la pena segnalarli.
Davide Rondoni, poeta cattolico forlivese, editorialista di alcuni quotidiani, conoscitore del mondo americano, ne analizza i problemi. “Una società che ritiene che la sicurezza possa venire soltanto dal possesso delle armi si dimostra insicura. Ci sono motivi per sentirsi insicuri, non soltanto negli Stati Uniti, ma anche a Marsiglia o in tante città del mondo. Questo sentimento di insicurezza non si elimina con il possesso delle armi, ma probabilmente non si elimina nemmeno con leggi contro il possesso delle armi. Stiamo vivendo una fase in cui a tutti è chiesto come un salto di serietà maggiore, di presa sul serio dell’inquietudine di essere uomini vivi, ma anche fragili, in una società che forse ha promesso sicurezza e distrazione – Las Vegas è la città della distrazione di massa – e la realtà ci sta richiamando alla nostra vera natura, alla vera natura della vita che è fragile e non è nelle nostre mani”.
Alfredo Mantici, ex Sisde, analista strategico, “difende” le armi per difesa: “Che sia consentito ai cittadini di adottare forme di autotutela con l’uso delle armi credo sia legittimo. Altro discorso quello degli Stati Uniti, il Paese degli eccessi. Negli Stati Uniti è possibile acquistare armi che non sono per la difesa, ma concepite per l’offesa. Sulle armi da guerra, sui mitragliatori bisognerebbe esercitare un maggiore controllo ed eventualmente un divieto. Ma le armi come le pistole, per difendersi, credo che debbano essere consentite negli Stati Uniti come nel resto dei Paesi civili. Si dice in gergo che anche un’arma smontata è pericolosa e può uccidere. Per questo io preferisco il modello israeliano, in cui tutti i cittadini, maschi e femmine, sono armati, ma tutti hanno fatto il servizio militare e sanno esattamente come si usano le armi. Ora tra il dire no alle armi semplicemente e il dire sì alle armi semplicemente c’è un mare in mezzo e il mare è dare un’arma a chi provi di saperla usare in modo professionale e quindi facciamo l’esame per avere la patente dell’automobile, non capisco perché non dovremmo farlo per avere un’arma. Per quanto riguarda il problema americano, profondo, antropologico-culturale, non voglio difendere Donald Trump, però dopo la strage di Columbine in Colorado, avvenuta nel 1999 sotto l’amministrazione democratica di Clinton, ci sono state altre sei grandi stragi durante i due mandati di Obama, che ha parlato molto del problema, ma non è riuscito né a convincere il congresso, né cosa più importante a convincere la sua parte democratica a fare una battaglia parlamentare seria sul problema delle armi”.
Silvana De Mari, si definisce “raccontatore di storie” e scrive romanzi e saggi per giovani, si spinge ancora più in là sulla questione difesa: “Qualche mese fa ho tenuto una conferenza a Verona su San Giuseppe, spiegando l’ovvio. È uno dei santi armati. Perché un falegname e non un fornaio, o un sarto? Perché i due Misteri più belli, una Donna bellissima e il suo Bambino non potevano essere affidati a un uomo disarmato. Gesù si dichiara figlio del Padre: il Padre è il Dio degli eserciti. I falegnami hanno le asce. E duemila anni fa partivano dalla materia prima quindi avevano sempre con se l’ascia perché in qualsiasi momento poteva capitare a tiro il ramo giusto, il tronco perfetto. George Orwell affermava che tutti devono essere armati, essere armati deve essere obbligatorio. Deve essere vietato essere disarmati. Un popolo dove ogni operaio ha un fucile, afferma George Orwell, è un popolo dove le ingiustizie e l’arbitrio resteranno piccoli. Durante quella conferenza, ho affermato che chi non è in grado di combattere, di combattere fisicamente per la propria libertà, la perde. Alla violenza si risponde con la forza. Gli orchi si fermano militarmente. Quella conferenza ha fatto scandalo. Persino il settimanale femminile del Corsera si è scandalizzato. Ma come? Uno scrittore di libri per ragazzi che non scrive le solite quattro fregnacce che sono il verbo. Il dialogo risolve tutto. L’indignazione e la collera sono sbagliati. Le armi uccidono. Fregnacce. La crudeltà uccide. Le armi uccidono oppure proteggono. In quella scandalosa conferenza ho mostrato l’ascia, un’ascia piccola, quella con cui la mia antenata Barbara De Mari a Capo Corso ha combattuto contro i saraceni, restando viva e libera perché era armata. Esistono i lupi. Esistono coloro che hanno consegnato ai lupi le chiavi dell’ovile. E poi ci sono i cani da pastore. Chiunque vi voglia buoni, compassionevoli fino al suicidio, incapaci di indignazione e collera, le due fondamentali emozioni di difesa, e soprattutto disarmati, sia fisicamente che spiritualmente , in realtà vi vuole morti. Oppure schiavi”.
L’europarlamentare Stefano Maullu, che conosce il mondo italiano degli appassionati di armi, ha affermato che la crociata contro le armi danneggia chi vuole difendersi legalmente: “I tragici fatti di Las Vegas hanno dato il via all’ennesima, puntuale crociata contro le armi e inevitabilmente contro tutti coloro i quali promuovono e difendono il valore del possesso legale delle armi da fuoco. Si tratta di un'approssimativa banalizzazione, di argomentazioni strampalate che rischiano di confondere l’opinione pubblica: il killer di Las Vegas era un malato, una persona con gravi disturbi mentali, che avrebbe potuto fare danni non solo con le armi ma con qualsiasi strumento, come d'altronde fanno i terroristi che utilizzano semplici automobili o coltelli. È stato anche dimostrato che non esiste nessuna correlazione tra gli omicidi commessi con armi da fuoco e il possesso legale di armi, e i numeri lo testimoniano chiaramente. In un Paese come Cipro, dove l’indice di disponibilità di armi è tra i più alti al mondo (16,67%), gli omicidi commessi con pistole o fucili rappresentano soltanto il 22% del totale. Un altro caso simile è quello della Finlandia, dove le uccisioni perpetrate con armi da fuoco rappresentano solo il 15,79% del totale (a fronte di una disponibilità di armi del 18,09%, ancora più alta di Cipro). È lo stesso genere di retorica che emerge nelle ore immediatamente successive agli attentati terroristici e che ha portato all'assurda Direttiva europea 477: anche se ormai gli estremisti utilizzano armi non convenzionali o armi acquistate sui mercati illegali, una buona parte della politica e dell’opinione pubblica non esita a scagliarsi contro le armi, contro chi si schiera dalla parte di un possesso legale per fini di legittima difesa. Questa retorica danneggia tutti coloro che desiderano difendersi legalmente, tutti gli appassionati e i collezionisti, per cui dev’essere combattuta con forza”