La voce della redazione

I volti e le voci dei collaboratori che, ogni mese, danno vita alla rivista Armi e Tiro: per conoscerli meglio, per capire da dove arrivano, per ricordarsi (e ricordarci) che siamo tutti esseri umani e che, un giorno, anche tu potresti far parte della squadra!Renzo Bertonati (carabine, ricarica): ricordo come fosse ieri l’enorme felicità quando Massimo (all’epoca capo redattore) mi chiamò per confermare la messa in stampa del mio articolo “pilota” e l’inizi…

I volti e le voci dei collaboratori che, ogni mese, danno vita alla rivista Armi e Tiro: per conoscerli meglio, per capire da dove arrivano, per ricordarsi (e ricordarci) che siamo tutti esseri umani e che, un giorno, anche tu potresti far parte della squadra!

 

Renzo Bertonati (carabine, ricarica): ricordo come fosse ieri l’enorme felicità quando Massimo (all’epoca capo redattore) mi chiamò per confermare la messa in stampa del mio articolo “pilota” e l’inizio della collaborazione. Da quel momento è passata parecchia acqua sotto i ponti, ma di pari passo è rimasta immutata la capacità di emozionarmi (sì, avete capito bene…) di fronte alla possibilità di poter testare, valutare nuove armi e munizioni. Sono convinto che questa capacità risulti fondamentale per poter riuscire a trasmettere sulla carta e in particolar modo ai lettori la passione per le armi, senza cadere nella sterilità dell’iper-tecnicismo con articoli solo interessanti per esperti balistici e affini. Se c’è un aspetto della rivista che apprezzo e ritengo fondamentale per garantire la continuità di successo è proprio quello che garantisce la divulgazione tecnica (anche di livello alto e specialistico) in maniera semplice, accessibile e coinvolgente senza cadere mai nello scontato. Personalmente devo molto ad Armi e Tiro, che mi ha permesso una crescita tecnica costante nel tempo, avendo avuto l’onore (ma anche l’onere…) di portare a termine prove e test sempre più impegnativi senza mai aver avuto nessun tipo di pressione per indirizzarne l’esito finale. La linea editoriale dell’intera redazione, che lascia completa libertà nell’esecuzione dei test, riesce a garantire al collaboratore una tranquillità e una sicurezza totale, fattore questo fondamentale per proporre articoli non “allineati” ma di sicuro interesse che generalmente fanno nascere riflessioni, anche profonde, tra appassionati e lettori. La capacità di produrre interesse rendendo partecipe anche il lettore è l’arma più “micidiale” che il nostro mensile utilizza per porsi al vertice. Siamo la rivista più letta del settore e, a tal proposito, voglio raccontare un piccolo e simpatico aneddoto che mi ha visto protagonista: un paio di anni fa andai a fare una settimana bianca sulle Dolomiti con il mio figlio maggiore e, in un’assolata e perfetta giornata di sci, mi fermai a pranzare in un rifugio sulle piste. Appena entrato, notai l’incredibile quantità di trofei di camosci, caprioli, mufloni e praticamente tutto quello che si trova nelle alte vette dolomitiche. Finito il pasto mandai mio figlio a pagare con la carta che, però, non fu accettata dal lettore Pos. Il titolare controllò (probabilmente non fidandosi) e, leggendo il mio nome, ebbe un attimo di stupore mal celato, superato il quale mi chiese se fossi lo stesso Renzo Bertonati che scriveva su Armi e Tiro! Mi sono ritrovato nel ruolo della persona “famosa” che andava conosciuta a tutti i costi, in mezz’ora furono chiamati tutti i più accaniti cacciatori della zona costringendomi a rimanere per la cena. Voglio essere sincero: quel pomeriggio è stato uno dei miei momenti più felici e veri, e ha ulteriormente cementato il mio legame con la rivista più bella, interessante e meglio diretta di tutta Italia.

 

Claudio Bigatti (sport, armi militari, pistole, carabine, fucili): la mia collaborazione risale al 1998. L’incontro con un grande editore ha contribuito in maniera determinante alla mia crescita, ma sono soprattutto le quotidiane condizioni di rispetto e professionalità che hanno cementato e arricchito una lunga collaborazione. Una direzione che è piuttosto una regìa scevra di formalità e rigidità, una redazione giovane e appassionata e collaboratori preparati, formano un team che a mio avviso ha il merito di aver perpetuato, e possibilmente aggiornato, uno stile: quello di Armi e Tiro. I lettori mi hanno suggerito, indirizzato e a volte impegnato, un grazie anche e soprattutto a loro. Dedico molto tempo alla preparazione degli articoli e delle prove, alle comparazioni e alle ricerche, cerco di essere e rimanere aggiornato con i prodotti, con le aziende e le istituzioni delle “tecnologie della difesa”, trascorro molto tempo in viaggio: cerco insomma, di fare il mio mestiere al meglio delle mie capacità, motivato da diverse consapevolezze. Per esempio, di lavorare per una rivista esigente con i propri collaboratori per rispetto verso i lettori: basta e avanza.

 

Andrea Bonzani (munizioni, ricarica): scrivo di ricarica e cartucce su Armi e Tiro dal 2002, e probabilmente sono tra uno dei suoi collaboratori più recenti, se non proprio il più recente: posso vantare anche un altro primato, quello di essere il più anziano, o se preferite, il più vecchio di tutti. Sono stato accolto dallo staff della nostra Rivista (sì, certo, con la “R” maiuscola), capitanato da Massimo Vallini, con la massima cordialità e, lasciatemelo dire, anche con grande stima, cose che non solo mi hanno subito messo a mio agio, ma mi hanno consentito di fare il mio lavoro nella più completa libertà, per quanto riguarda non soltanto i soggetti dei miei studi, ma anche per quello che concerne il rispetto delle mie opinioni, e lo stile dei testi. Questo è molto importante per me, non nuovo a questo tipo di collaborazione, e con una vasta esperienza come autore non solo di articoli, ma anche di numerosi testi di ricarica e cartucce. La ricarica, infatti, è ed è stata il mio primo interesse e la mia principale passione: a essa ho dedicato gli ultimi quarant’anni della mia vita. Quando ho incominciato a occuparmene nel lontano 1967 (a conti fatti nel secolo scorso!) credo che nessuno, o quasi, in Italia sapesse di cosa si trattasse. Io che avevo letteralmente assorbito tutte le pubblicazioni Usa di argomento armiero disponibili (ovviamente ordinandole direttamente in America), mi sentivo sistematicamente rispondere dalle varie armerie che interpellavo alla ricerca di attrezzature da ricarica, che non sapevano neppure che questa attività fosse possibile. È perciò comprensibile che mi faccia molto piacere vedere cosa è diventata oggi la ricarica in Italia, e sapere che in buona parte è stato merito mio. Oggi le attrezzature e i componenti occorrenti alla ricarica delle cartucce con bossolo metallico per armi rigate si trovano praticamente dappertutto, e sono sicuro che anche il gestore della più modesta armeria di qualche sperduto paesino italiano sappia bene di cosa si tratti. In questa lunghissima parte della mia vita (più della metà, attualmente) mi sono divertito a ricaricare una grandissima varietà di cartucce, per armi corte, lunghe e di dimensioni intermedie, nonché di calibro decisamente piccolo fino a quelle di grosso e grossissimo calibro. Mi resta il desiderio di ricaricare la 12,7×99 (.50 Bmg per gli amici americani), e questo credo sia destinato a restare un desiderio e nient’altro, visto come vanno le cose in Italia. Al di là di tutto questo, sono lieto di pensare che collaborando con Armi e Tiro io abbia avuto la possibilità, con i miei studi di ricarica, di ampliare il respiro e il livello della nostra rivista, lavorando a stretto contatto con uno dei migliori e più qualificati staff di questo settore.

 

Gabriele Bordoni (legislazione armiera): dei vent’anni della rivista io ne ho vissuti “soltanto” tredici: sono stati gli anni della mia maturazione professionale, dell’affinamento della conoscenza (anche nel campo specifico della legislazione sui temi che tratta Armi e Tiro) e dell’accrescimento di esperienze, professionali e umane. Ricordo decine o forse centinaia di nottate passate a lavorare di rientro dai tribunali di mezza Italia e, fra queste, le tante in cui stavo incollato al computer per spedire (prima con il fax, poi modernamente con la e-mail) le risposte al direttore perché potesse stare nei tempi della rivista, non senza borbottare fra le scartoffie. Se ci ripenso, sono state vere “sfacchinate” talvolta, ma sono sempre stato ripagato dalla soddisfazione di far parte di un gran bel gruppo di lavoro, potendo recare il mio contributo, il mio punto di vista tecnico al mondo degli appassionati, così assetati di chiarezza e di spiegazioni nel marasma normativo che la materia propone.

 

Luca Brigatti (pistole, revolver carabine, armi militari, Ex ordinanza, ricarica, accessori): sembra ieri il lontano 1991, quando sono entrato per la prima volta, tutto timoroso, nella redazione di Armi e Tiro. Iniziai la mi attività sui campi di tiro per passare successivamente alle prove di armi: a distanza di anni mi viene da sorridere, si trattava di articoli molto semplici. Il mio inserimento all’interno della rivista come collaboratore inizialmente ebbe fasi alterne, per poi “esplodere” nel 1994, anno in cui iniziai a collaborare sistematicamente con la rivista. La metà degli anni Novanta fu anche un’epoca di grandi cambiamenti: prima Internet, poi le macchine fotografiche digitali segnarono una svolta nel modo di lavorare. Internet diventò in breve il sistema più rapido di consultazione e l’avvento della fotografia digitale permise di verificare in tempo reale il risultato dei propri sforzi. A distanza di oltre quindici anni Armi e Tiro è sempre nel mio cuore: oltre a esserci affezionato, l’autorevolezza della testata è tale che essere collaboratori è una sorta di biglietto da visita nel campo dell’ editoria, e ciò mi ha consentito di crescere anche al di fuori del mondo legato al nostro settore. Dal canto mio, grazie al lavoro di gruppo con la redazione, riconosco di essere cresciuto sotto il profilo professionale in tutti i campi: a distanza di anni le armi nascondono ben pochi segreti e il mondo della ricarica è diventato un divertentissimo campo di sperimentazione nel quale, grazie alle strumentazioni a cui ha accesso Armi e Tiro, si possono verificare nuove idee o contraddire assiomi, una sorta di piccolo chimico per adulti. Ogni volta che penso ad Armi e Tiro mi viene in mente quando andai a lavorare in Canada: lì conobbi Jack Cooper, uno dei più grandi produttori di attrezzatura da hockey, il quale mi disse: “tutti possono avere un hobby, ma si contano sulle dita quelli che riescono anche a guadagnare dal proprio hobby”.

 

Gilberto Cervellati (Soft air, attualità, sport, Ex ordinanza, pistole, carabine): la mia collaborazione con Armi e Tiro è iniziata nel 1995 e non avevo mai scritto articoli prima di allora. Le prime pubblicazioni sono state prove di repliche Soft air, segmento che dopo oltre dieci anni continuo a seguire. Con il tempo e l’aiuto dei professionisti che compongono la redazione ho potuto scrivere anche di altri argomenti. Questa collaborazione, per me, rappresenta il privilegio di unire due grandi passioni: quella per le armi, le persone e le storie a esse collegate, e quella per il giornalismo. Mi diverte parlare di “armi, armieri e armigeri” e farlo andando in tutte le direzioni. Ho scritto prove di armi da fuoco, intervistato persone, seguito competizioni sportive e avvenimenti di cronaca. Grazie ad Armi e Tiro ho avuto l’opportunità di essere presente, come inviato, in Normandia nel 2004. Quando tutti i Paesi che furono coinvolti nella seconda guerra mondiale hanno commemorato il sessantesimo anniversario del D-day (lo sbarco alleato in Normandia) sono stato testimone, in posizione privilegiata, di quegli avvenimenti. In quei giorni si era sparsa la voce che un gruppo di veicoli anfibi, restaurati da privati, navigava lungo le coste dello sbarco. Uno di questi, ho scoperto poi, apparteneva a un bolognese. Mi hanno imbarcato e, così, sono poi “sbarcato” anch’io a Juno beach. Con le “insegne” della rivista ho anche vinto un’edizione del campionato italiano giornalisti di P10: son soddisfazioni!

 

Alain Della Savia (attualità, sport, pistole, revolver, ricarica): ricordo ancora la soddisfazione nel vedere le foto del mio primo pezzo, uscito nel giugno del 1997 su Armi e Tiro. Sono passati anni da allora e ricordo bene anche la telefonata ricevuta da Massimo Vallini, che mi dava i primi consigli su come avrei dovuto procedere nel redigere l’articolo.La mia collaborazione è nata quasi per caso: un annuncio apparso qualche mese prima sulla rivista chiedeva di mandare un curriculum alla redazione e il mio amico Paolo Parisotto, appassionato lettore del mensile, mi ha più volte invitato a spedire i miei dati. “Chi meglio di te, che vivi e lavori in un poligono?”, mi diceva Paolo. Io non mi sentivo all’altezza e i timori erano tanti, ma alla fine è riuscito a convincermi. La collaborazione è stata un’esperienza unica, che ha contribuito anche alla mia crescita sportiva. La lettura attenta di testi, manuali, riviste del settore nazionali e straniere mi ha fornito un bagaglio tecnico notevole: inoltre, le numerose trasferte per “dovere di cronaca”, mi hanno dato la possibilità di partecipare a un’infinità di gare che hanno contribuito ad accrescere l’esperienza, elemento fondamentale per il raggiungimento di certi obiettivi. La crescita non si è fermata però a un’ esperienza agonistica, ma a un continuo aggiornamento degli argomenti correlati, come l’apprendimento delle lingue straniere, la conoscenza dell’ affascinante ma difficile mondo della fotografia e l’approfondimento delle tecniche di tiro, che mi hanno portato recentemente a ottenere l’assegnazione, da parte della Uits, dei corsi Master per gli istruttori istituzionali. In questi dieci anni di collaborazione, sono molti gli episodi che andrebbero ricordati, ma un paio di questi possono riassumere tali esperienze: il primo, di qualche anno fa, è legato alle “sperimentazioni”, nella continua ricerca della cartuccia più performante: ho fatto testare all’amico Marco Piovan alcune munizioni ricaricate e lui, fiducioso nel risultato dei miei esperimenti le ha provate, ma dopo soli 5 colpi si è fermato: la sua inseparabile arma aveva il fusto fessurato per il lungo… Il secondo è di poco tempo fa: un socio neofita del poligono mi ha mostrato la sua nuova arma, acquistata perché solleticato da un articolo apparso su una rivista. Mi ha chiesto, sfogliandola: “Ho fatto un buon acquisto? Cosa ne pensi, posso fidarmi di quello che è scritto?”. L’ articolo era il mio.

 

Domenico Giaquinto (pistole, revolver, ricarica): descrivere in poche parole il rapporto che mi lega ad Armi e Tiro è relativamente semplice perché ho in comune con i lettori la passione per le armi. Una passione che mi spinse trent’ anni fa a iscrivermi al Tiro a segno e a diventare nel contempo un avido lettore delle riviste di armi. Mi considero fortunato perché, pur sfociata nel lavoro, la passione non è mai venuta meno e dà sapore e rinnovata vitalità alla mia attività lavorativa, in un campo altrimenti non privo di difficoltà. La collaborazione con “il giornale” è fonte di intense emozioni e anche oggi le prove non sono mai scontate. La proposta di una collaborazione, le verifiche dell’arma sul campo, la stesura dei testi e l’effettuazione degli “scatti” (questa volta fotografici) sono accomunate da entusiasmo e orgoglio. Gli amici della redazione sono tali da sempre, anche se ci si vede in media solo una volta l’anno per buttare giù il pezzo sull’Exa. Ricordo ancora oggi la volta in cui, in tarda nottata, Gilberto Cervellati, che molti anni dopo sarebbe divenuto il mio maestro in fotografia digitale, concluse il suo pezzo sulla fiera di Brescia. Andando via, dopo una lavorataccia durata un’intera notte, salutò tutti con un caloroso “Buon Natale!”. L’Exa si faceva a febbraio…

 

Alex Guzzi (attualità, caccia, fucili, carabine, accessori): nel 1995 la redazione di Armi e Tiro sembrava Pearl Harbour dopo il bombardamento: direttore e redattori si erano portati via archivi, collaboratori, pubblicità, per fondare una rivista concorrente. Il colpo era stato duro, ma non era riuscito e il giornale si stava rimettendo in piedi, con gente nuova. Io portavo in dote l’esperienza di 27 anni di caccia e di alcuni anni di lavoro giornalistico. A qualcosa poteva servire. Ho iniziato occupandomi dei personaggi del mondo delle armi, prima di passare alle prove e, finalmente, anche a scrivere di caccia. Era un grande momento: si correva in salita, ma era bello essere in competizione con tanta voglia di vincere e una squadra che si andava formando. Poi, lavorando assieme, si è consolidato il gruppo, quello zoccolo duro, che esiste anche oggi, che non è fatto solo di ruoli formali, ma di valori riconosciuti sul campo. Questo team da anni affronta trasferte, fiere internazionali e maratone notturne per fare uscire il giornale in anticipo o per inserire una notizia dell’ultim’ora. Non ci sono ragioni economiche o di carriera a spiegare sforzi e sacrifici, ma solo la nostra passione, lo spirito di squadra e la gratificazione di vedere il giornale sempre più ricco. A volte siamo pignoli, spesso esageratamente tecnici, sempre maniacalmente severi, ma restiamo per tutti la squadra da battere, quella che quando il gioco si fa duro non ha paura di essere in prima fila, senza perdere l’allegria, la battuta pronta, la voglia di far meglio.

 

Giulio Orlandini (sport, attualità, pistole, revolver, carabine): da grande voglio fare il giornalista, dicevo. Ma tra una partita su uno spelacchiato campo di provincia da raccontare e una conferenza stampa da seguire come collaboratore del quotidiano della mia città, mi ritrovo catapultato nel negozio di famiglia. Sapete di che cosa si trattava? Di un’armeria! Dell’ armeria di mio padre, che aveva trasformato in una professione il suo amore infinito per la caccia e le armi. Ma io no, io il commerciante proprio non lo volevo fare! E così, un giorno, parte la chiamata alla redazione di Armi e Tiro: è il settembre del 1998, so che cercano un giornalista e nel giro di pochi giorni l’allora caporedattore, Massimo Vallini, mi porta a Milano. Il 5 ottobre dello stesso anno, inizia la mia avventura. L’inizio non è facile: la grande città, il mondo armiero che conosco soltanto dall’altra parte della barricata, una redazione vera e un mestiere, quello del giornalista, tutto da imparare. Bastano pochi giorni, però, e il ricordo delle serate passate a seguire improbabili consigli comunali lascia il posto ai viaggi nel mondo per visitare fiere ed eventi che sembravano impossibili da raggiungere. E lì stringo la mano di un severo signore e scopro, pochi minuti dopo, che si tratta di Mikhail Kalashnikov. Oppure fotografo Lou Ferrigno (sì, proprio lui, il vero e unico Incredibile hulk) e finalmente scopro che, poi, non è verde come qualcuno ci vuol far credere… La dimensione degli avvenimenti sportivi da seguire è quella internazionale e “dare del tu” a Roberto Di Donna, “Johnny” Pellielo o Rob Leatham ed Eric Grauffel diventa piacevole normalità. Addirittura, i campioni diventano miei colleghi, miei amici. Le foto, i test, le prove: perfino sparare 50.000 colpi di calibro 12 in cinque giorni può trasformarsi in un (quasi) piacevole gioco. Ma senza scherzare, perché ad Armi e Tiro abbiamo un chiodo fisso: il lettore! Ci rendiamo conto del nostro ruolo, di quanto sia importante raccontare le cose come stanno, di dover spiegare, indagare e, soprattutto, provare. In questi otto anni e passa vissuti intensamente ho imparato, prima di tutto, ad avere il massimo rispetto per chi legge la rivista, per chi, ogni mese, ci aspetta in edicola per sentirsi dire qualche cosa di interessante. A loro, alle critiche, ai suggerimenti devo l’ ostinata voglia di migliorarmi. E a loro chiedo di non smettere di avere fiducia in Armi e Tiro. E di averla nella Edisport editoriale, una casa editrice fatta di gente che vive di passioni, che gioca, ma non scherza: un po’ innamorati, un po’ sognatori, ma professionisti veri!

 

Ruggero Pettinelli (legislazione armiera, attualità, sport, libera vendita, fucili, carabine, pistole, revolver, Ex ordinanza): vivo quotidianamente la redazione da alcuni anni e guardando indietro posso dire che, rispetto a quando sono arrivato ad Armi e Tiro fresco di studi, qualcosa è cambiato e qualcosa è rimasto lo stesso: è cambiato il modo di lavorare, sempre più digitale, sono cambiate (e, forse, aumentate) le sfide di ogni giorno per offrire ai lettori qualcosa di nuovo, di diverso, di accattivante, ma anche di comprensibile e, per quanto possibile, esatto e verificato. Loro, invece, i lettori, non sono cambiati: sempre attenti a ogni singola virgola, talvolta esperti e pronti a consigliarci nuove strade (criticando, perché no?, quelle da noi percorse), talvolta neofiti e teneramente affamati di conoscenza. Teneramente, sì, perché in tanti di loro rivedo la mia adolescenza. Non è cambiata la consapevolezza che per fare una bella rivista non basta essere appassionati e saper smontare una Frommer, ma bisogna avere l’umiltà di non dare nulla per scontato e controllare tutto. Anche con qualche soddisfazione, quando capita di sentire che un tuo articolo è stato letto ed è piaciuto, o quella volta che puoi stringere la mano e intervistare Louis Palmisano, guru del Bench rest. Non è cambiato il rispetto per i colleghi (e amici) che ho trovato, che hanno cercato di fare di questo zuccone un giornalista. Chissà, magari un giorno ci riusciranno. Peccato che non mi riesca di togliere l’odore di olio per armi dalle mani…

 

Alberto Riccadonna (fucili, carabine, pistole, revolver, ricarica, antiquariato, attualità, sport): quando, alla fine degli anni Sessanta, ho iniziato a leggere, novità per l’editoria italiana, le prime riviste sulle armi, non avrei mai pensato, più di trent’anni dopo, di mettermi a scrivere di armi a mia volta. Undici anni di collaborazione con Armi e Tiro sono stati indubbiamente una esperienza costruttiva. Partiamo dalle bacchettate del direttore, sempre puntuali, per le mie foto, mai come le voleva lui; per i miei articoli relativi alle prove di armi ad avancarica, troppo prolissi o troppo sintetici; per gli articoli tecnici, troppo pieni di formule chimiche o matematiche. Tutto sommato, i suggerimenti che mi arrivavano, in tono tra il benevolo sarcasmo e il feroce affetto paterno, mi sono serviti (a poco, dirà il direttore, per non smentirsi…). Quasi cinquant’anni di convivenza con le armi mi hanno permesso di viverne l’evoluzione tecnologica e normativa, facendomi concludere che, come in tante manifestazioni dell’uomo, vi sono flussi e riflussi, ciclicamente rinnovati. Comportamenti legali in passato, oggi vengono censurati da leggi bizantine e sclerotiche, che dicono tutto e il contrario di tutto, che a nulla servono se non a riempire i tribunali di cause per una baionetta in un cassetto o un caricatore non denunciato mentre la cronaca è piena di delitti compiuti con picconi e coltelli da cucina. È uno specchio di come sta trascinandosi la nostra società, la forma è in posizione privilegiata rispetto alla sostanza. Forse è anche per questo che nell’ambito della mia attività di perito balistico, sono portato a condannare fermamente l’utilizzo violento delle armi, mentre penso che, a volte, tutte quelle “violazioni” dovute alla passione collezionistica o sportiva andrebbero valutate cum grano salis.

 

Riccardo Torchia (caccia, fucili, carabine, munizioni): la data del primo articolo, la ricordo benissimo: era il dicembre del 1993. Esordii con un racconto. Avevo quasi timore di intromettermi in mezzo ai giornalisti del settore, pieni di cotanto sapere. E poi ero molto più giovane. Anche se praticavo di caccia e di cani dall’età di 4 anni (sì, proprio 4), chi scriveva era tanto più grande di me. Poi in un attimo mi sono ritrovato grande anch’io, ed eccomi qui. L’emozione dell’attesa del primo articolo, anche quella la ricordo bene. Ma mentre mi preoccupavo, già mi avevano letto in migliaia. E così cominciai a sentirmi gratificato dalla cosa, e iniziò un’altra fase. Ricordo che tenevo sempre qualche numero della rivista in macchina e, come mi capitava qualcuno, esordivo con atteggiamento saccente: “Guarda, per caso ho qui una copia con un mio articolo e…”: il massacro era assicurato. E la redazione? Il mio incubo erano i “tagli”. Il loro, invece… ero io! Per non farmi tagliare le decine di pagine che producevo mi inventai di battere a macchina con un carattere piccolissimo e di accorciare al massimo tutti gli spazi tra le lettere. Facendo così, pensai, toglievo minimo una pagina e mezza! Mi sentii molto furbo. finché il direttore, quasi da padre, apprezzando molto i miei scritti, mi disse che era inutile inventarsi queste “furbate”, dovevo mettermi in testa che nella rivista non c’ero solo io. E così cercai di integrarmi. Riuscito? Mah! Ditelo voi. Certo Armi e Tiro sì che si è integrato e, sicuramente, quello che non è cambiato è l’impegno personale che mi porta a passar giornate a pensare sul come fare e cosa dire anche mentre, magari, sono in una macchia dietro al mio cane e al suo campano. Perché la redazione, e chi ci legge soprattutto, meritano tutte le attenzioni e gli approfondimenti del caso prima di scrivere qualcosa. E quando si sbaglia, per informazioni errate o altro, sapeste che vergogna… Ma mai sentirsi offesi o “punti”. Anzi, correggere e ripartire. Certo non è facile invecchiare e rimanere agganciati a un mondo, quello armiero, che si evolve continuamente. Ma noi “anziani” abbiamo proprio questa funzione: accettare il presente senza far mai dimenticare il bello del passato, che si parli di armi, ambiente o animali sempre più preziosi nella nostra vita. Ed è per questo che ancora aspetto l’ultimo articolo che deve uscire sempre con emozione. Mi sembra il più bello e me ne addosso tutte le colpe o qualche merito, se c’è. E il nostro direttore lo sa benissimo, e ancora sopporta la mia battaglia del “qualche millimetro in più” riferito alla grandezza dei nostri nomi sotto gli articoli. Io… non so come dirvelo, ma ci tengo proprio e sono anche molto contento di far parte di questa rivista. Troppo banale come finale? No, non mi hanno costretto… è vero. Io, a ripensarci, non ci avrei mai creduto che sarebbe finita così. Ci vediamo domani, per vent’anni ancora.

 

Massimo Vallini (attualità, caccia, sport, legislazione armiera, fucili, accessori, coltelli): lo devo ammettere. La rivista mi dà grandi soddisfazioni. Questo gruppo, la redazione mi danno grandi soddisfazioni. Anche se non sono mai contento, mai soddisfatto. Lo so bene. Ho un caratteraccio: e “loro” mi sopportano perché, in definitiva sono così anche loro. Alla ricerca del prodotto, della prestazione, della novità, della notizia, dell’informazione e dell’approfondimento. Così sono passati questi anni, senza che me ne accorgessi. Ho rivisto tutte quelle pagine, mi sono stupito di verificare che tutti quei semi lanciati, quelle idee, hanno prodotto frutti ovunque, hanno attecchito. Mi sono accorto che siamo cresciuti tutti, ma non certo invecchiati! Ci sono sempre i nuovi che si aggiungono e portano sollecitazioni, ingredienti differenti. Questo è il bello. Qualche autore si è lamentato che il suo nome non sia stato sufficientemente “celebrato”. È così, ma non è colpa di nessuno. Un’arma è provata da Armi e Tiro, un articolo è scritto da Armi e Tiro. Non c’è niente da fare: onore al merito, succede ai migliori. Facciamo tutti parte di un progetto e lei, la rivista (io la sento femmina, ma non in modo morboso), è sempre più importante. Viene prima di tutto. Non vi parlo di marketing, non vi tedio con quello che dice il mercato. Quello che conta è che se qualche cosa è scritta su Armi e Tiro, nessuno può dire di non saperla. Nel bene e nel male: per questo stiamo molto attenti, verifichiamo sempre molto bene. E ci stupiamo quando voi lettori ci fate domande su argomenti già trattati: ma come, non la leggete tutta? Parola per parola intendo! Scherzi a parte, vorrei che si capisse che abbiamo fatto tanta strada, che siamo contenti, ma che siamo sempre qui per migliorare. Ci piace migliorare sempre.

 

Claudio Zuffada (sport, carabine, accessori): era il gennaio 1995, una data che in qualche modo ha portato cambiamenti nella mia vita. L’articolo “Le carabine dei campioni” andato su 6 pagine e il cui contenuto fu ritenuto degno di essere menzionato nei titoli di copertina, rappresentava una risposta personale a quel tipo di stampa che si spacciava per specialistica ma che, fino a quel tempo, trattava l’argomento Tiro a segno soltanto dal punto di vista della cronaca di gara, limitandosi a riportare praticamente solo i risultati, senza parlare di argomenti che stanno più a cuore al popolo dei tiratori: le armi e l’ attrezzatura utilizzate dai campioni. Non si conosceva ancora Internet e i segreti che accompagnavano la leggenda dei più forti tiratori internazionali erano tesoro dei pochi fortunati che potevano seguire in prima persona gli eventi internazionali. Da poco l’Italia aveva cominciato a ospitare in maniera continua importanti manifestazioni di Tiro a segno, a cominciare dall’edizione dei Campionati europei di Bologna del 1991 e, successivamente, con la Coppa del mondo di Milano, un appuntamento che sarebbe poi diventato un classico del circuito mondiale. Da quel primo numero ho sempre cercato di trasmettere con i miei articoli parte della mia esperienza maturata in oltre trentacinque anni trascorsi sulle linee di tiro, sia come tiratore sia come tecnico federale al seguito della nazionale. In particolare, penso di aver fornito utili informazioni sulla preparazione delle armi e la ricerca sul munizionamento. Questo argomento mi ha sempre appassionato e, grazie anche agli studi di indirizzo tecnico e alla pratica sviluppata nei successivi venticinque anni in un’importante azienda di meccanica di precisione, mi sono dilettato fin da giovane con calciature, bedding e banchi di prova per la ricerca della cartuccia migliore. Far parte del team di Armi e Tiro mi ha permesso di presentarmi a tiratori, tecnici e aziende del settore con un prestigioso biglietto da visita che mi ha aperto nuovi e importanti spazi di conoscenza. Cosa ricordo in modo particolare di questi anni? Prima di tutto l’ottimo rapporto che è maturato con i componenti della redazione e alcune altre professionalità che operano all’interno di Edisport editoriale. Non nego, poi, l’orgoglio per il lavoro che ha portato alla realizzazione del manuale Le .22 da gara, cartucce e armi, da molti definito come uno dei testi di riferimento per tutti quei tiratori, neofiti e non, che vogliono intraprendere un minimo di ricerca sulle rimfire.