La “lezione” Calderini

Una tragedia istruttiva per i nostri governanti e per gli uffici ministeriali. Nel 2003 un caso di cronaca scosse le coscienze. Andrea Calderini uccise la compagna e una vicina di casa. Pagarono i medici che l’avevano giudicato idoneo alle armi, il dirigente della questura che gli rilasciò la licenza e anche il ministero dell’Interno…

Andrea Calderini, nel maggio 2003 a Milano, uccise a colpi di pistola la moglie e una vicina di casa, si mise poi a sparare all'impazzata dalla finestra ferendo gravemente tre passanti, per togliersi infine la vita. Nel 2007 lo psichiatra Massimiliano Dieci e il medico militare Fortunato Calabrò sono stati ritenuti responsabili per aver rilasciato i certificati medici necessari al rilascio del porto d'armi di Calderini: accusati di concorso in omicidio e lesioni colpose sono stati condannati a due anni e un anno e 10 mesi. Sergio Vollono, il funzionario di polizia dell'allora commissariato Fiera di Milano che rinnovò il Porto d'armi a Calderini, fu condannato a un anno e dieci mesi. Il ministero dell'Interno fu condannato a pagare, in solido con Vollono, 750 mila euro ai parenti delle vittime e ai feriti della sparatoria in via Carcano. 

L'ondata emotiva di quella strage della Milano "bene" portò il ministero a eseguire una revisione nazionale dei porti d’arma, al termine della quale l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu dichiarò la “sostanziale affidabilità” dei detentori. Dopo dieci anni le cose sono cambiate? Per noi no. Al posto di Pisanu c'è Angelino Alfano, al posto di Renzi c'era Silvio Berlusconi. 

Nella vicenda del tribunale di Milano del 9 aprile ci sono molte vicende poco chiare, tante mancanze, tante omissioni. Tante responsabilità. Eppure la colpa è della "proliferazione" delle armi. Lo dice il presidente del consiglio, e i suoi zelanti "sottoposti" si fanno in quattro per dargli ragione.  

La realtà è che, secondo la relazione di performance dello stesso ministero dell'Interno datata 2013, le persone tratte in arresto per reati connessi alla detenzione di armi ed esplosivi sono state 221; è stato operato il sequestro di 310 armi, di cui 209 pistole, 87 fucili, 10 pistole mitragliatrici e 4 fucili mitragliatori, nonché di 8 ordigni esplosivi e 85 detonatori, oltre a circa kg 930 di esplosivo. Sono tutti numeri in decremento rispetto agli anni precedenti. Dunque dov’è il problema delle “troppe armi in circolazione”, quando poi le armi con cui si commettono i crimini sono perlopiù di provenienza illegale? E i criminali non hanno bisogno di licenze…

Si può con queste poco solide basi e senza ricercare responsabilità, pensare alla mostruosità di vietare il possesso delle armi (che sono beni mobili) ai cittadini per obbligare la detenzione nei poligoni? non è fantascienza o l'idea bizzarra di qualche politico (e ce ne sono), circola voce che nei "soliti" uffici ministeriali l'idea stia prendendo piede. Se ne sta parlando.