La caccia a colloquio con la Commissione europea e il mondo agricolo

Federcaccia e le altre associazioni venatorie di Fenaveri hanno partecipato all’incontro con la Commissione europea e il ministero dell’Ambiente sull’applicazione delle Direttive Natura. E la "Cabina di regia" ha incontrato Confagricoltura Si è svolta lo scorso lunedì 12 febbraio presso l’Auditorium del ministero dell’Ambiente a Roma, la Riunione bilaterale Commissione europea -Italia nell’ambito dell’Azione 5 del “Piano d’azione per la natura, i cittadini e l'economia” aperta ai contributi dei portatori d’interesse prevista nel corso dei due giorni di colloqui per i soli rappresentanti delle organizzazioni governative, cioè ministeri, commissione e regioni.

L’incontro aveva lo scopo di fare il punto sulla gestione dei siti Natura2000 in Italia, di esporre le problematiche per migliorare, nell’ambito del Piano d’azione per l’implementazione delle direttive, la conservazione della Biodiversità nei siti Natura2000. La riunione ha affrontato anche i temi del prelievo delle specie in declino, della politica agricola comunitaria e del piano per il contrasto del bracconaggio.

La Federazione italiana della caccia, attraverso il proprio Centro Studi e in condivisione con AnuuMigratoristi ed Enalcaccia, ha esposto una presentazione e consegnato un documento tecnico a firma di Michele Sorrenti, presente nel ruolo di relatore, Valter Trocchi e Daniel Tramontana, che ha analizzato tutti i punti sopra descritti.

La riunione ha visto la partecipazione e l’esposizione di contributi da parte di associazioni ambientaliste come Wwf, Lipu, Legambiente ed Enpa, ma anche agricole e di settore come Coldiretti, Confagricoltura, Selvicoltura, Federpesca e Federparchi.

Il tema della concertazione nelle strategie di gestione è emerso da parte di molti partecipanti, in particolare associazioni venatorie e associazioni di agricoltura e pesca. Sono state esposte, infatti, diverse problematiche che limitano l’approvazione generale delle aree Natura2000, sia per il mondo venatorio, sia per quello agricolo e della pesca.

Il Centro Studi Fidc ha proposto una serie di soluzioni, tra le quali la stesura di un decreto ministeriale che inserisca gli Atc e Ca negli enti che compartecipino alla gestione dei siti, e in generale un coinvolgimento più stretto dei cacciatori alla stesura delle misure di conservazione in queste aree.

La presenza del mondo venatorio ha consentito di affrontare temi particolarmente urgenti tra cui quello del prelievo di specie in declino. È stato possibile fare finalmente il punto, alla presenza delle Istituzioni Nazionali ed Europee, sulle classificazioni ufficiali dello stato delle specie di uccelli, smentendo la ben nota definizione Spec, che non ha valore ufficiale, al contrario della Red list of European birds e ilReport sull’articolo 12 della Direttiva.

La partecipazione a questo incontro di alto livello ha confermato ancora la correttezza della strada intrapresa da Federcaccia di affidarsi a ricerche e studi condotti da tecnici qualificati, la cui presenza consente di sedersi a tavoli strategici per il futuro della caccia e della conservazione della Biodiversità.

I rappresentanti della Cabina di regia unitaria del mondo venatorio – Caccia, Ambiente, Ruralità (costituita da Anlc, AnuuMigratoristi, Arci Caccia, Enalcaccia, Eps, Fidc, Italcaccia) e del Cncn – Comitato Nazionale Caccia e Natura, lo scorso mercoledì 14 febbraio a Roma, hanno incontrato i rappresentanti di Confagricoltura, con i quali ha condiviso la visione sinergica del ruolo del cacciatore e dell’agricoltore, per una gestione efficace e soddisfacente del territorio, dell’ambiente e della fauna.
Si è trattato di un passo importante per far ripartire una nuova stagione di collaborazione tra mondo agricolo e venatorio, nella consapevolezza che il territorio rappresenta uno strumento produttivo principe delle imprese agricole e, insieme, la culla della caccia.

Al cacciatore e all’impresa agricola sempre più multifunzionale compete il compito di realizzare un’attiva gestione del territorio che porti a preservare gli spazi aperti e a contrastare l’abbandono delle terre, nel rispetto delle vocazioni e specificità colturali, degli orientamenti scientifici e dell’ambiente, con il conseguente condiviso beneficio di realizzare una corretta gestione delle specie e in particolare di quelle che risultano in sovrannumero per la mancanza di una seria governance.