L’Eesc ammorbidisce i toni

Lo scorso 27 aprile, con 176 voti favorevoli, 8 contrari e 20 astenuti, l’European economic and social committee (Eesc) ha votato la propria risoluzione sulla proposta di direttiva europea “disarmista” in discussione dallo scorso 18 novembre. Rispetto alla prima bozza di parere, fortemente impregnata di demagogia e facente uso di dati falsi, deformati e strumentali, il documento definitivo è stato parzialmente “ammorbidito”

Lo scorso 27 aprile, con 176 voti favorevoli, 8 contrari e 20 astenuti, l’European economic and social committee (Eesc) ha votato la propria risoluzione sulla proposta di direttiva europea “disarmista” in discussione dallo scorso 18 novembre.

Rispetto alla prima bozza di parere, fortemente impregnata di demagogia e facente uso di dati falsi, deformati e strumentali, il documento definitivo è stato parzialmente “ammorbidito”, anche se nella sostanza rimane comunque sempre abbastanza "politicamente orientato" nei contenuti.

Nella prima bozza di documento, infatti, l’Eesc dava per scontato il sillogismo “meno armi in circolazione, meno crimini commessi con le armi”. Nell’attuale documento, invece, si considera più correttamente che “sono stati condotti numerosi studi sul controllo delle armi. Anche se alcuni di essi indicano che le restrizioni sulle armi riducono la violenza, gli incidenti e i suicidi, altri asseriscono che consentire ai cittadini senza precedenti penali o problemi mentali di possedere armi riduce i crimini violenti e non evidenzia aumenti significativi di suicidi o incidenti”.

Malgrado ciò, si continua a portare in palmo di mano l’esempio del “buyback” dell’Australia (l’acquisto di armi di proprietà dei cittadini da parte dello Stato), asserendo che il ritiro di circa 700 mila armi dai cittadini ha comportato un drastico calo dei crimini commessi con le armi. Per contro, finalmente l’Eesc è disposto a riconoscere che le analoghe misure prese dalla Gran Bretagna “non hanno avuto lo stesso impatto sui decessi legati alle armi da fuoco dell’Australia”.

Per quanto riguarda il tema più “caldo”, cioè quello delle armi semiautomatiche “somiglianti” a quelle automatiche, l’Eesc conclude che “il termine “somigliante” non è sufficientemente obiettivo, bisogna prima stabilire criteri chiari su che tipo di “somiglianza” possa determinare che tali armi vengano proibite”.

Tra le “mine innescate” del documento Eesc, c’è la volontà di promuovere, nel medio-lungo termine, un incentivo per l’industria teso a realizzare una sorta di matricolazione delle munizioni.

Per leggere il documento in forma integrale (in inglese), clicca sull’allegato.