Il Venezuela proroga il divieto di portare armi

Prorogato di un anno il divieto per i cittadini venezuelani di portare armi. Ma quali? Perché quelle legali, ormai… Il ministero dell’Interno venezuelano, di concerto con il ministero della difesa, ha deciso pochi giorni fa di prorogare di un ulteriore anno il divieto di portare armi o coltelli nell’intero territorio dello Stato. La misura è stata presa per la prima volta nel 2017 in seguito alle violente proteste antigovernative determinate dalle scelte impopolari del governo bolivariano, dalle difficili condizioni economiche del Paese e dall’inflazione galoppante.
Occorre domandarsi, tuttavia, “quali” armi (quantomento da fuoco e legittimamente detenute) possano effettivamente ricadere sotto il divieto, atteso il fatto che nel 2012 il governo presieduto da Hugo Chavez aveva realizzato una normativa draconiana per quanto riguarda il possesso legale di armi da parte dei cittadini, vietando l’ulteriore commercializzazione di armi fatte salve solo quelle per l’esercito e le forze di polizia. Questo ha fatto sì che il commercio legale di armi sia stato in pratica stroncato nel volgere di poche settimane, ma non ha avuto alcun apprezzabile effetto sul tasso di omicidi nel Paese (tra i più alti del mondo), che è passato dai 79 morti per 100 mila abitanti del 2013 ai 90 del 2015, secondo quanto riportato dal Venezuelan violence observatory. D’altronde, già nel momento dell’entrata in vigore della legge si stimava che a fronte di circa 40 mila licenze per il possesso legittimo di armi il numero di armi illegali circolanti nel Paese fosse compreso tra i 9 e i 15 milioni di esemplari. L’unico apparente effetto della legge Chavez sulle armi è stato che i criminali invece di tentare di rubare le armi ai cittadini legali possessori, cercano oggi prevalentemente di rubarle agli appartenenti alle forze dell’ordine, con il risultato di un incremento vorticoso degli omicidi commessi ai danni di poliziotti (che risultano depredati dell’arma “post mortem” nell’80 per cento dei casi e oltre). Le misure prese dal presidente Maduro per ridurre questa escalation di violenza sono consistite principalmente nella creazione di 60 centri per la consegna volontaria delle armi (per una spesa di 47 milioni di dollari nel 2014), che hanno avuto un riscontro a dir poco modesto. In compenso, Maduro ha incrementato sia l’armamento delle forze dell’ordine, sia l’armamento di gruppi organizzati di cittadini a lui fedeli, i colectivos (già concepiti da Chavez), veri e propri gruppi paramilitari addestrati dalla polizia. I colectivos sembra possano disporre addirittura di mitragliatrici nei loro arsenali, che possono impunemente utilizzare per colpire i manifestanti oppositori del regime.
Uno degli aspetti più paradossali della politica di rigore sulle armi del governo venezuelano è che sono stati investiti soldi anche per acquisire una tecnologia laser per la marcatura dei bossoli delle munizioni destinate alla polizia statale e municipale, salvo scoprire poi che la maggior parte delle munizioni utilizzate per commettere crimini in Venezuela… proviene appunto dalle scorte governative, vendute sottobanco da ufficiali corrotti.