Il settore armiero resiste alla crisi (e genera numeri di rilievo)

Il settore armiero italiano combatte la crisi e resiste alla recessione, mantenendo con tenacia le posizioni. In base ai dati forniti dal Banco nazionale di prova, infatti, nei primi otto mesi del 2011 le vendite di armi sportive e da caccia hanno registrato un 1 per cento di crescita rispetto allo stesso periodo del 2010

 

Il settore armiero italiano combatte la crisi e resiste alla recessione, mantenendo con tenacia le posizioni. In base ai dati forniti dal Banco nazionale di prova, infatti, nei primi otto mesi del 2011 le vendite di armi sportive e da caccia hanno registrato un 1 per cento di crescita rispetto allo stesso periodo del 2010. In base a una ricerca commissionata dall’Anpam alla facoltà di Economia dell’Università “Carlo Bo” di Urbino, il nostro settore è composto (tra produttori e fornitori) di 2.264 imprese, che danno lavoro a 11.358 persone con un valore complessivo della produzione (giro d’affari) di 486.338.624 euro, suddivisi tra 267.125.234 euro per le armi e 219.213.390 euro per munizioni spezzate, metalliche e componenti. Comprendendo anche le attività di distribuzione, riparazione, manutenzione e produzione di macchinari specifici, il valore complessivo del settore è pari a ben 755.258.105 euro.

Le esportazioni rappresentano l’89,8 per cento della produzione (il 43 per cento delle quali destinate al Nord America, il 27 per cento all'Europa): l’Italia è, in effetti, il primo produttore europeo di armi sportive e da caccia, coprendo il 60 per cento della produzione comunitaria (il 70 per cento considerando solo le armi lunghe).

L’Italia è, inoltre, il più importante Paese esportatore al mondo di armi sportive e munizioni. «Siamo un settore solido, a evasione zero», ha commentato il presidente di Anpam, Nicola Perrotti, «capace di affrontare a testa alta i competitor stranieri come pochissimi altri possono fare in Italia. Il nostro sviluppo potrebbe essere uno dei volani di ripresa dell’industria italiana, ma è messo a rischio ogni giorno dalla burocrazia e dalla confusione legislativa».

Molto interessante è anche la spesa complessiva effettuata dagli 850 mila cacciatori italiani, pari a 3.260.344.347 euro, comprendendo oltre ad armi e munizioni anche l'abbigliamento, i cani, le tasse di concessione governativa, le spese per i trasferimenti e così via. I tiratori (esclusi i cacciatori) sarebbero invece 110.277, e ogni anno sostengono una spesa complessiva di 789.563.348 euro. Considerando tutte le attività collegate, il numero totale di addetti "attivati" dalle attività di caccia e tiro è pari a 42.889.