Il decretaccio di Pasqua

Una nota ufficiale dell’Anpam in merito al frettoloso inserimento di norme inefficaci per l’ordine pubblico, ma di forte impatto negativo sul settore armiero sportivo e civile italiano nel decreto legge 18 febbraio 2015 n.7. Occorre agire per imporre un ripensamento nella conversione del decreto al senato.

L'Associazione nazionale produttori di armi e munizioni civili comunica che "in fase di conversione del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, la camera dei deputati ha approvato oggi alcuni emendamenti governativi all’art. 3 assai problematici per il settore armiero sportivo e civile. Inutili ai fini dell'ordine pubblico, tali modifiche se attuate genererebbero molteplici difficoltà interpretative e di ordine pratico a operatori, cittadini e uffici competenti". A una prima lettura degli emendamenti che si riportano in allegato, si tratta di interventi tendenti a porre vincoli ancora una volta ai caricatori di capienza superiore a 5 colpi per le armi lunghe e 15 per le corte, a limitare l'impiego venatorio (nonché la detenzione) di "armi da fuoco semiautomatiche somiglianti ad un'arma da fuoco automatica" e di armi e cartucce a percussione anulare di calibro non superiore a 6 millimetri Flobert.

L'Anpam ritiene inopportuno procedere a modifiche normative così delicate attraverso strumenti frettolosi che impediscono la necessaria meditazione, si stupisce altresì che la questione non sia stata sottoposta dagli organi competenti del ministero dell’Interno ai tavoli tecnici di settore, che sono invece stati fruttuosamente investiti di altre questioni trattate nel medesimo decreto.

L'Anpam si augura che il senato della Repubblica, a cui il testo è stato inviato per l’approvazione, proceda a espungere le disposizioni che non riguardano la materia del decreto e sono suscettibili di generare delle procedure comunitarie d’infrazione per il nostro Paese, in quanto contrarie al diritto europeo. 

Per quanto ci riguarda, riteniamo che debba essere data massima diffusione dell'indignazione del settore nei confronti dei rappresentanti politici eletti al senato.