Dick’s non venderà più i black rifle

Dick's sporting goods, la più grande catena statunitense di vendita al dettaglio di articoli sportivi, ha annunciato che, come risposta alla strage avvenuta in Florida poche settimane fa, non venderà più i cosiddetti black rifle Dick's sporting goods, la più grande catena statunitense di vendita al dettaglio di articoli sportivi, ha annunciato che, come risposta alla strage avvenuta in Florida poche settimane fa, non venderà più i cosiddetti black rifle. Inoltre, ha annunciato che imporrà un limite minimo di 21 anni per la vendita di qualsiasi tipo di arma, non venderà caricatori ad alta capacità (superiore a 5 colpi) e non venderà gli accessori destinati a essere impiegati con armi “simili agli Ar15” (quindi, considerando il trend degli ultimi anni, più o meno tutte…).
Ovviamente l’azienda si attende sia critiche da parte degli appassionati d’armi, sia un imponente calo delle vendite: “il business legato alla caccia è una componente importante del nostro fatturato”, ha annunciato Edward Stack, amministratore delegato di Dick’s, “non c’è dubbio, e sappiano che ci saranno ripercussioni. Ma ci siamo confrontati con il nostro management e, osservando la protesta dei giovani dopo la strage in Florida, abbiamo considerato che se loro sono abbastanza coraggiosi da organizzarsi e fare ciò che stanno facendo, allora anche noi possiamo essere abbastanza coraggiosi da sostenere questa posizione”.
Probabilmente non è estraneo alla decisione il fatto che lo sparatore di Parkland, Nikolas Cruz, ha acquistato un’arma proprio da Dick’s, anche se, a quanto pare, non si tratterebbe dell’Ar15 effettivamente utilizzato per la strage. E per la verità già dal 2012, cioè dalla strage alla scuola elementare Sandy hook, aveva già interrotto la vendita di Ar15 nei propri negozi a marchio Dick’s, continuando però a vendere i black rifle nei negozi “sussidiari” a marchio Field & stream. Dopo la strage in Florida, le vendite cesseranno in tutte le succursali del gruppo.
“Supportiamo e rispettiamo il secondo emendamento”, ha affermato Stack, “e riconosciamo e apprezziamo che la grande maggioranza dei possessori di armi è responsabile e rispettosa delle leggi, ma dobbiamo aiutare a risolvere il problema che è di fronte a noi”. L’azienda, oltre a non aver mai venduto i cosiddetti “bump stock” (gli speciali calci che consentono di trasformare un’arma semiautomatica in arma automatica) e oltre ad aver chiesto che i bump stock medesimi siano messi al bando in tutta l’America, ha chiesto al Congresso di far diventare legge le stesse restrizioni che l’azienda ha messo in pratica, oltre a rafforzare i controlli su tutte le vendite di armi.
Per parte nostra, non possiamo fare a meno di osservare come un individuo determinato (folle, ma anche lucido), che si trovi a fare fuoco su una massa di persone disarmate, presenti in gran numero in un’area ristretta (come gli studenti di una scuola), non sarà in alcun modo penalizzato dalla messa al bando dei black rifle. Non possiamo fare a meno di osservare, tra l’altro, come nel caso di Nikolas Cruz ad aver armato la sua mano sia stato un sistema educativo e sociale quantomeno carente, che ha creato le condizioni nelle quali è maturata la follia del suo gesto. Fermo restando che l’Fbi ha ignorato per ben due volte circostanziati allarmi sulla sua personalità border line. La cosa che desta sconcerto, e raccapriccio, è osservare quanto tutti siano determinati a trovare un capro espiatorio (i black rifle) che consente alla collettività di ripulirsi la coscienza, senza minimamente occuparsi della causa vera del problema. Che, di conseguenza, è verosimile che torni a ripresentarsi drammaticamente, black rifle o no.