Armi e Tiro di maggio

Non può che essere dedicato all’Exa di Brescia il numero di maggio di Armi e Tiro, con un mega-reportage di oltre 50 pagine con tutte le novità più intriganti del mondo armiero

Non può che essere dedicato all'Exa di Brescia il numero di maggio di Armi e Tiro, con un mega-reportage di oltre 50 pagine con tutte le novità più intriganti del mondo armiero. Per quanto riguarda l'attualità, a farla da padrone è il persistente silenzio del ministero dell'Interno, che non ha ancora regolato il "dopo catalogo nazionale". Ma c'è qualche questura, per fortuna, che comincia a muoversi per conto proprio. Le prove si aprono con il nuovo semiauto per la regina del bosco, il Benelli Beccaccia supreme calibro 12; è destinato al Tiro dinamico e alla difesa, invece, il Pietta Zephyrus 3 Tactical line calibro 12. Elegante ed essenziale, la doppietta Fair Iside calibro 20. Per gli amanti della canna rigata, abbiamo provato la bolt-action Sabatti Tactical F calibro .300 Winchester magnum, con la rigatura semipoligonale e l'innovativa calciatura polimerica made in Italy. È destinato, invece, alla caccia in battuta il sovrapposto express Fausti Class sl deluxe calibro 8×57 Jrs. Per chi invece preferisce le corte, si aprono le danze con l'esclusiva (4 esemplari prodotti, finora) Beretta 98 Fs Fusion calibro 9×21. Per il tiro, vi proponiamo invece la Tanfoglio Limited custom calibro .45 acp e la nuova Standard gun Boccia Shoot & go calibro .40 S&W. E poi il test delle Brenneke Ko calibro 12 e delle Mimetic calibro 20, il Tiro action e le gare dei circuiti Armi e Tiro, e molto altro ancora. Correte in edicola!

 

Viva il prefetto!

di Massimo Vallini

Secondo studi dell’Anpam (Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili) presentati al convegno giuridico di Exa, il procedimento di catalogazione avrebbe un costo, a carico di produttori e importatori di circa 3-5 mila euro a modello, a cui si aggiungono 40-60 mila euro annui per gli adempimenti costruttivi e di marcatura, oltre ai costi di ritardo nella commercializzazione quantificabili, per le maggiori aziende, in circa 150 mila euro annui. Pensate che le sole armi catalogate in Italia sono quasi 20 mila. Affermazioni che, per fortuna, meritano da quattro mesi la coniugazione al passato.

Non c’è un calcolo, sebbene spannometrico, su quanto incide il ritardo che si è originato dal momento della benedettissima abolizione del catalogo. Al convegno, illustri giuristi hanno dispensato consigli ai dirigenti ministeriali (peraltro assenti), per regolamentare la materia senza eccessivi oneri per cittadini e imprese, né disattendere la volontà del legislatore. Quello che è certo è che da quattro mesi i produttori e gli importatori non sanno che pesci pigliare (o quasi) a causa degli errori e degli inadempimenti del ministero. Ne scriviamo diffusamente all’interno.

Ma il giorno successivo al convegno giuridico Narcisa Livia Brassesco, il prefetto di Brescia, mi ha stupito. All’inaugurazione di Exa la signora ha definito “importante” il settore produttivo armiero bresciano. Ha detto che l’arma è un prodotto industriale come altri: «Ne ho viste di belle, e ho capito anche che non se ne deve parlare solo per la difesa personale, ma che si adattano bene alla collettività per l’aspetto sportivo. Personalmente sono estimatrice, frequentatrice e sostenitrice nell’ambito di quegli aspetti che riguardano l’uso legittimo e sportivo delle armi». Ha poi lanciato un messaggio ancora più stupefacente: «I miei uffici sono attentissimi a questa attività che è degna della massima fiducia. La nostra prefettura sta seguendo con attenzione gli aspetti che riguardano l’eliminazione del catalogo: abbiamo lavorato per eliminare le problematiche. Dedichiamo tanto approfondimento, se viveste insieme a noi sono certa apprezzereste».

La libertà esiste se esistono uomini liberi. Muore, se gli uomini hanno l’animo dei servi. L’ha scritto Luigi Einaudi e l’ho letto per caso qualche ora fa. Si adatta naturalmente anche alle donne e ai funzionari della questura di Brescia che evidentemente hanno fatto passare in secondo piano la paura del ministero romano per superiori (sì, ne sono convinto) esigenze di mercato e di tranquillità per gli operatori.

Insomma, a Brescia il catalogo non esiste più per davvero e si applica la legge italiana e la convenzione europea. Senza paura. Il ministero, in qualche modo, dovrà rendersene conto. Così, oggi, accolgo con sollievo anche l’ipotesi che, come è stato cancellato il catalogo, a breve potrebbe essere cancellata anche la commissione. Lo so, sono pazzo. Ma preferisco vivere libero.