Armi e Tiro di aprile è in edicola

Non può essere che il salone Iwa di Norimberga il grande protagonista del numero di aprile di Armi e Tiro: 30 pagine di reportage con tutte le nuove armi, le munizioni e gli accessori presentati nella “vetrina” più importante d’Europa. In attualità, il recente allarme-terrorismo all’aeroporto di Malpensa: la reazione da parte delle forze di polizia è stata tempestiva ed efficace?

Non può essere che il salone Iwa di Norimberga il grande protagonista del numero di aprile di Armi e Tiro: 30 pagine di reportage con tutte le nuove armi, le munizioni e gli accessori presentati nella "vetrina" più importante d'Europa. In attualità, il recente allarme-terrorismo all'aeroporto di Malpensa: la reazione da parte delle forze di polizia è stata tempestiva ed efficace? Pasticciaccio brutto a Roma, la polizia ha dichiarato guerra (ancora una volta) alle armi per uso scenico. Le prove si aprono con uno dei fucili più innovativi degli ultimi anni: è il semiauto Beretta Xcel calibro 12, con un inedito conta-colpi elettronico incastonato nella coccia. Più tradizionale nella tecnologia, ma sempre all'insegna dei materiali d'avanguardia il Breda Echo grey Bhc calibro 20. Per gli appassionati di caccia a canna rigata, una poderosa bolt-action per il safari, la Concari Steinbock calibro .500 Jeffery, e una replica lever-action di Pedersoli "modernizzata" per la battuta al cinghiale, la 1886/71 calibro .45-70. Prova-confronto per la Ruger Sr9 calibro 9×21: sarà l'anti-Glock? Per i patiti del military & law enforcement, le novità del salone Idex 2011 e le prime foto della pistola mitragliatrice Beretta Mx4 calibro 9×19, venduta all'India. E poi la ricarica del .455 Webley, i candidati per la presidenza dell'Assoarmieri, gli Europei di aria compressa a Brescia e molto, molto di più.

 

In attesa di leggere in edicola Armi e Tiro di aprile, eccovi in anteprima il filmato della carabina Pedersoli 1886//1 calibro .45-70.

Svegliati, Italia!

 

Gli imprenditori italiani del settore, stanchi di sopportare il peso sempre crescente della burocrazia e dei balzelli, guardano alla Svizzera. E la Svizzera sembra non vederci niente di male. Anzi.

Nel 2008 l’imprenditore di Pinerolo (To), Massimo Garbarino, ha impiantato a Sion la fabbrica di pistole 1911 e carabine Ar15 adottando il centenario marchio Astra arms. Poche settimane fa, l’annuncio del presidente Stefano Fiocchi: l’industria di munizioni di Lecco, che si appresta a compiere i 135 anni di attività, aprirà un insediamento oltreconfine, nel canton Grigioni, sembra a nemmeno 50 chilometri in linea d’aria dall’attuale sede dello stabilimento di via Santa Barbara. Non è più una provocazione, tiene a dire Stefano Fiocchi: «Ci sono giunte offerte dalla Francia, dalla Slovenia e dall’Austria, ma ritengo che la Svizzera sia per tanti motivi più vicina a noi lecchesi. Certo, non risparmieremo sui costi di mano d’opera, ma avremo vantaggi sia perché la politica dei Grigioni prevede agevolazioni fiscali e non solo, sia perché l’area ci costerà indubbiamente meno, ma soprattutto perché non saremo più costretti a subire il peso delle lungaggini burocratiche… Con questo non intendo dire che la Svizzera sia più permissiva in fatto di esportazioni, le regole sono quelle dell’Unione europea, ma almeno i tempi sono certi e quindi saremo in grado di mantenere le consegne delle commesse».

Fiocchi (400 dipendenti, 70 milioni di euro di fatturato in Italia e 110 complessivi) investirà in Svizzera fra 1,5 e 2 milioni di euro per un impianto di caricamento di cartucce e garantirà inizialmente 30-35 nuovi posti di lavoro. L’azienda seguirà il modello già adottato negli Stati Uniti che ha consentito di far crescere bene l’attività negli ultimi anni, con benefici anche per la sede di Lecco: non inciderà, in pratica, sui livelli occupazionali e produttivi dello stabilimento di via Santa Barbara.

Non è una fuga all’estero. Non si può neanche parlare di delocalizzazione, ma di una scelta strategica semplicemente per lavorare in condizioni normali, cioè quelle stesse condizioni in cui riescono a operare i concorrenti di Germania, Francia, Austria, Paesi che rispettano e difendono le aziende capaci di imporre il prodotto nazionale sui mercati del mondo. Grigioni, canton Ticino, ma anche Carinzia o Slovenia, limitandosi alle regioni confinanti con l’Italia, sono pronte a fare ponti d’oro alle imprese che decidono di portarvi un insediamento produttivo. «Non ce l’abbiamo con le istituzioni locali, con le quali abbiamo rapporti di grande correttezza, ma ritardi e inefficienze del sistema-Paese sono un onere che ogni giorno è più pesante», ribadisce Stefano Fiocchi. «Da imprenditore che vuole salvaguardare il valore aziendale, se devo investire non lo faccio in Italia. Dispiace dirlo, ma siamo un Paese condannato al declino».

È triste, ma drammaticamente vero. Dopo le fughe dei "cervelli", ci manca solo quella delle aziende. Scrivo queste note il 16 marzo, alla vigilia della giornata che festeggia i 150 anni dell’Unità d’Italia. E, domani, vorrei fatti tangibili, oltre le celebrazioni. Vorrei un progetto, comunanza di obiettivi, solidarietà.

Io ci credo, ma altri hanno perso fiducia. Possibile che non si possa farli-farci ricredere?