Al via il ricorso contro la direttiva disarmista

Ha preso ufficialmente avvio nei giorni scorsi il ricorso da parte della Repubblica ceca contro la direttiva "disarmista" approvata lo scorso marzo. Ecco le motivazioni L’annunciato ricorso da parte della Repubblica ceca contro le modifiche alla direttiva 91/477 varate lo scorso marzo dal parlamento europeo, è iniziato. Lo ha reso noto Firearms united. Il primo annuncio ufficiale dell’intenzione da parte della Repubblica ceca di proporre ricorso risale allo scorso giugno, ma l’azione vera e propria è stata presentata lo scorso 9 agosto. Da pochi giorni è disponibile sul sito legislativo dell’Unione europea (eur-lex.europa.eu) il testo con le richieste della Repubblica ceca e, soprattutto, le motivazioni addotte per presentare il ricorso. Che sono, poi, le medesime obiezioni avanzate a suo tempo durante l’iter di discussione del provvedimento da tutto il mondo armiero e, più in generale, da quegli europarlamentari dotati di buon senso e raziocinio. In particolare, la Repubblica ceca contesta che il provvedimento sia stato approvato in violazione del principio di delegazione dei poteri degli Stati membri, in violazione del principio di proporzionalità, ma soprattutto in violazione del principio della certezza del diritto. “Le nuove categorie delineate di armi proibite A7 e A8”, si legge nel ricorso, “e la previsione di interferenza con tali categorie conseguente al possesso di caricatori di capacità superiore al limite, non sono chiari dal punto di vista della certezza del diritto e, di conseguenza, non consentono ai cittadini di discernere senza ambiguità i propri diritti e obblighi. Inoltre l’articolo 7(4a) della direttiva 91/477, così come emendata dalla direttiva contestata, obbliga gli Stati membri ad adottare provvedimenti legislativi nazionali che avranno effetti retroattivi”. Ultimo punto a supporto del ricorso, la violazione del principio di non discriminazione: “l’eccezione contenuta nel secondo sottoparagrafo dell’articolo 6(6) della Direttiva 91/477, così come emendato dalla direttiva contestata,dà l’impressione di essere una misura neutrale, ma nei fatti le condizioni della sua applicazione sono soddisfatte solo mediante il sistema svizzero che prevede di lasciare l’arma dopo il completamento del servizio militare, quindi è priva di giustificazione rispetto agli obiettivi della direttiva contestata”.