A Bologna un singolare bando

Due Centri di lavorazione carni della provincia di Bologna ritireranno in futuro ungulati abbattuti esclusivamente con palle "monolitiche" fino a un chiarimento sull'uso delle palle con piombo. Eppure non c'è nessuna legge che prescriva un simile bando…

L'Urca comunica che "i due Centri di lavorazione carni della provincia di Bologna (Aleotti e Zivieri) ritireranno in futuro ungulati abbattuti esclusivamente con palle monolitiche provenienti sia da azioni di caccia che da piani di controllo. Questo fino a un chiarimento in corso, ma tutto da definire sull'uso delle palle con piombo". Non entriamo nel merito della lacunosità della comunicazione, in particolare sull'equiparazione tra "monolitiche" e senza piombo, tuttavia ci preme sottolinare come nessuna norma di legge vieta proiettili in piombo nella caccia agli ungulati, né in Emilia né tantomeno in Italia. Le uniche normative in argomento riguardano la caccia a pallini nelle zone umide agli anatidi in Sic (Siti di interesse comunitario) e Zps (Zone di protezione speciale). E non vi è nessuno studio che accerti definitivamente il pericolo per la salute umana dell'alimentazione con carni di selvaggina ungulata abbattuta con palle in piombo. La stessa Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), a seguito di un incontro tenutosi proprio a Bologna nel 2013 con Alessandro Andreotti, pur ribadendo la posizione dell'Istituto in merito ai rischi legati al piombo si è detto disponibile a ulteriori approfondimenti. Tali approfondimenti non risulta ci siano stati, anzi la Norvegia ha fatto un passo indietro sul bando e a livello europeo il tema è stato ampiamente dibattuto. 

Intervistato sull'argomento Antonio Drovandi, presidente di Urca-Gestione fauna e ambiente, si dichiara "perplesso da queste iniziative". Aggiungendo: «Il citato Zivieri, commerciante di carni che ha anche la convenzione con la regione Toscana, ha comunicato ufficialmente quanto indicato nella nota riportata da Urca Emilia-Romagna anche alla Regione Toscana. Probabilmente gli addetti ai lavori come loro hanno maggiori notizie circa il problema in oggetto, altrimenti non capisco perché provochino allarmismi inutili, peraltro anche sconvenienti economicamente per loro. Urca non ha mai condiviso la tesi della contaminazione delle carni da piombo: peraltro il consigliere delegato Urca Giorgio Bandiani, già primario della Divisione di Nefrologia e Dialisi dell'ospedale civile di La Spezia, approfondì il problema a suo tempo facendo anche un’interessante relazione che sconfessava le tesi di Ispra al riguardo».